
di Luana De Micco
da il fatto quotidiano 12 febbraio 2023
Quarta giornata di sciopero, in piazza milioni di persone I sindacati: “Se Macron non ci ascolta, faremo appello a tutti i lavoratori”
In Francia i sindacati sono pronti a inasprire la battaglia contro la riforma delle pensioni. “Se il governo resta sordo alla contestazione popolare, lanceremo un appello a tutti i lavoratori, ai giovani e ai pensionati, per bloccare il Paese a partire dal 7 marzo”, hanno avvertito ieri le otto sigle sindacali, mentre dalla piazza della République, a Parigi, partiva il nuovo corteo per dire no all’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, con 43 di contributi.
IERI È STATA la quarta giornata di mobilitazione nazionale contro la riforma voluta da Emmanuel Macron, e la seconda della settimana. Era una tappa chiave per i sindacati nel braccio di ferro con il governo iniziato il 19 gennaio: dovevano dimostrare che, quasi un mese dopo, i francesi erano ancora con loro, pronti a fare scudo tutti insieme all’impopolare misura. Dal 19 hanno già manifestato milioni di persone in tutto il Paese. I cortei di martedì scorso, 7 febbraio, avevano riunito 757 mila persone in Francia, secondo il ministero degli Interni, meno rispetto alle mobilitazioni precedenti. Ma era previsto: ogni giorno non lavorato costa caro in busta paga. Ecco perché era stata aggiunta la data di ieri, un sabato, per dare la possibilità a tutti, anche a chi non può permettersi di scioperare ogni volta e ai lavoratori del settore privato, di manifestare. Nessuno sciopero era previsto nei trasporti, ma alla fine hanno scioperato a sorpresa i controllori di volo dell’aeroporto parigino di Orly e la metà dei voli è stata cancellata. Nelle strade sono state visti tanti genitori con bambini. C’erano studenti e pensionati.
A Parigi la folla era così fitta che la polizia ha dovuto aprire un itinerario alternativo in direzione della piazza della Nation. I sindacati ritengono di aver vinto la sfida: hanno rivendicato 2,5 milioni di persone in tutta la Francia, 500 mila a Parigi. Erano 963 mila in Francia e 93 mila a Parigi per il governo. “Se Macron contava sull’effetto di usura, ha sbagliato Paese”, ha commentato Jean-luc Mélenchon, capofila di La France Insoumise, sinistra radicale, dal corteo di Marsiglia, che ha riunito, per i sindacati, 140 mila persone. La protesta si allarga sempre di più nelle città più piccole, con record registrati ieri a Rennes, Angers o Tolone. Tensioni tra gruppi di black bloc e polizia sono state registrate a Parigi e Rennes.
Intanto la riforma, arrivata in Assemblea il 6 febbraio, segue il suo iter faticoso. I dibattiti vanno avanti tra fischi e insulti. Un deputato LFI, Thomas Portes, è stato sospeso quindici giorni per aver postato sui social una sua foto col piede posato su un pallone con la faccia del ministro del Lavoro, Olivier Dussopt, stampata sopra. Nel calendario serrato imposto dal governo, il 16 febbraio il testo deve passare all’esame del Senato. In pochi giorni, più di 10 mila emendamenti, per lo più presentati da LFI, sono ancora da discutere. Tanto che il partito potrebbe rassegnarsi a ritirane molti per permettere il dibattito dell’articolo più contestato, il numero 7, quello dei 64 anni, che rischia di restare fuori per mancanza di tempo.
L’ARTICOLO che sopprime la maggior parte degli statuti previdenziali speciali invece è stato votato. Ieri i sindacati hanno confermato le date dei prossimi scioperi: 16 febbraio e 7 marzo. Anche l’8 sono previste azioni in corrispondenza della Giornata internazionale della donna. Al governo chiedono di ritirare il testo e ai deputati di votare in massa contro. Macron, rimasto discreto negli ultimi giorni sulle pensioni, ha chiesto ai sindacati di non bloccare il Paese e di essere “responsabili”. Intervento che ha mandato su tutte le furie i sindacati, che finora, pur protestando, hanno fatto in modo di creare meno disagi possibili ai francesi. Ma ora il tempo stringe: la riforma deve essere votata entro il 26 marzo. E se il governo resta inflessibile, allora dal 7 bloccheranno il Paese. “Lo possiamo fare”, ha detto anche Laurent Berger, della moderata CFDT. Un appello allo sciopero a oltranza dal 7 è stato lanciato alla RATP, la società del metrò parigino. L’opinione pubblica li appoggia: stando ad un sondaggio Elabe, il 74% dei francesi vuole che la protesta continui e il 41% non è contrario a azioni più dure.
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