di Andrew Korybko
da https://korybko.substack.com
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
La presidente moldava Maia Sandu è stata rieletta domenica dopo aver ottenuto il 55,35% dei voti, anche se l’opposizione si è rifiutata di riconoscere i risultati poiché il suo candidato Alexandr Stoianoglo avrebbe ricevuto il 51% dei voti espressi in patria prima che il voto della diaspora si riversasse intorno alla mezzanotte. Il mese scorso, durante il primo turno, aveva ottenuto solo il 25,98% dei voti rispetto al 42,45% di Sandu, ma gli elettori degli altri partiti sembravano essersi radunati dietro di lui durante il ballottaggio.
Questo risultato era prevedibile, dal momento che la parte europea dell’elettorato tende a essere per lo più filo-occidentali e viene maggiormente supportata, mentre le controparti più equilibrate con la Russia, dove vivono mezzo milione di persone, hanno avuto solo due seggi elettorali aperti con appena 10.000 schede stampate. Questa è la stessa situazione che del primo turno, che ha coinciso anche con un referendum sull’adesione all’UE che è passato con soli 12.000 voti, un margine dello 0,78%.
Le sempre più profonde divisioni socio-politiche della Moldavia, che ora vanno ben oltre il conflitto irrisolto con la regione separatista della Transnistria che ospita circa 1.500 forze di pace russe, potrebbero pericolosamente portare il Paese a seguire la strada della vicina Ucraina. Quello che si è verificato durante il recente referendum e il secondo turno presidenziale è stato un colpo di stato costituzionale con cui i liberali-globalisti al potere hanno frodato gli elettori per legittimare falsamente le loro politiche radicali filo-occidentali.
A tutti gli effetti, la Moldavia è già un membro de facto della NATO, i legami con l’alleanza potrebbero persino essere formalizzati attraverso un prossimo referendum per rimuovere la clausola di neutralità costituzionale del Paese, il tutto in nome di “dare una lezione alla Russia”. A questo proposito, entrambe le votazioni sono state afflitte da affermazioni infondate sull’ingerenza russa, che hanno indotto l’Occidente a dipingere erroneamente i risultati come “vittorie sulla Russia”, al fine di sollevare il morale dopo i guadagni sul campo della Russia in Ucraina.
Considerando questi ignobili risultati, non sarebbe quindi sorprendente se replicassero per la terza volta il loro schema di frode per portare la Moldavia nella NATO, che potrebbe essere interpretato come un’altra “sconfitta per la Russia” dopo che Finlandia e Svezia hanno recentemente formalizzato le loro relazioni decennali con il blocco. Come nel caso della Moldavia, si trattava di membri di fatto, ma l’adesione ufficiale alla NATO aveva lo scopo di infliggere un colpo psicologico e politico alla Russia. Lo stesso si può dire delle motivazioni che hanno spinto la Moldavia ad aderire.
Il rischio, tuttavia, è che qualsiasi mossa di questo tipo possa provocare l’opposizione a ricorrere a “proteste estreme” per la disperazione di preservare l’indipendenza sempre più formale del Paese. Non si può escludere il sequestro di edifici governativi e il compimento di atti di violenza, ma in questo scenario i loro tentativi speculativi di orchestrare un “Maidan multipolare” verrebbero inquadrati come “ingerenze russe”. Potrebbe seguire una dura repressione e le truppe rumene potrebbero ricevere una richiesta di aiuto se la situazione andasse fuori controllo.
Queste previsioni non sono state condivise per demoralizzare l’opposizione, ma semplicemente per far capire quanto le probabilità di successo siano contro di loro. I liberali-globalisti al potere hanno il monopolio dell’uso della forza e godono del sostegno dell’Occidente. Potrebbero quindi usare la forza letale contro i manifestanti in rivolta senza temere la condanna o le sanzioni dell’Occidente. Il futuro della Moldavia si prospetta quindi molto oscuro, la traiettoria è già tracciata e potrebbe essere impossibile da evitare.
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