di Enrico Vigna
Elena Berezhnaya, fondatrice e direttrice dell’Istituto di politica giuridica e protezione sociale ucraino, la più nota attivista ucraina per i diritti umani, dal 16 marzo è stata sequestrata, dopo essere stata arrestata dalla polizia nel suo appartamento e portata al dipartimento di polizia del distretto di Goloseevsky, dopo un giorno l’hanno poi portata alla SBU, i Servizi di Sicurezza ucraini, e da allora nessuno sa più niente di lei.
Elena Berezhnaya è una forte e coraggiosa donna che in tutti questi anni è stata una spina nel fianco della giunta golpista, nonostante innumerevoli tentativi di assassinarla, minacce continue di morte da parte dei neonazisti e più volte picchiata e maltrattata, non ha mai smesso di battersi per la verità, per la giustizia, contro la guerra nel Donbass e per la pace. E nonostante il clima terroristico, non ha mai lasciato l’Ucraina. Ora sta pagando la sua coerenza ed il suo coraggio, insieme a decine di migliaia di attivisti, antifascisti, semplici cittadini pacifisti, la sua lotta senza compromessi per i diritti umani, sociali e civili del popolo ucraino, vessato in questi otto anni di aggressione golpista.
Conosciuta a livello internazionale, ha parlato spesso in Forum internazionali e conferenze organizzati dall’OSCE, dalla Missione internazionale di monitoraggio delle Nazioni Unite in Ucraina, dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti delle minoranze nazionali, dove, utilizzando esempi dettagliati e con dati alla mano, ha sempre denunciato le pratiche discriminatorie e violente della Kiev golpista, contro i diritti della popolazione russofona e contro la popolazione antifascista ucraina. Ha sistematicamente indicato il ruolo e la violenza dei gruppi neonazisti, le atrocità di cui si sono macchiati e i legami strettissimi e complici, e gli interessi intrecciati tra la giunta ed essi. Aveva organizzato la campagna contro la guerra e per la pace: “STOP alla Guerra! L’Ucraina ha bisogno di Pace!”.
Il sequestro è stato denunciato alla stampa dall’avvocatessa e sua collega, Svetlana Novitskaya, un’altra grande donna ucraina, coraggiosa avvocato difensore di prigionieri politici e di coscienza, attraverso l’Istituto per la politica legale e la protezione sociale. Secondo la Novitskaya, la Berezhnaya è accusata di crimini ai sensi dell’ormai popolare articolo 111: tradimento. “Cattive notizie su Elena Berezhnaya. Si trova nel centro di detenzione Lukyanovsky, è sospettata di alto tradimento per aver parlato nei media, sui canali YouTube e aver fatto dichiarazioni anti ucraine … (leggi articolo 111 del codice penale ucraino), articolo secondo cui ora vengono sospettate e arrestate tutte le persone considerate inaffidabili per il governo di Kiev, spesso accusate “trascinandole per le orecchie”, di simpatie o affinità con la Russia o il “mondo russo” “., ha detto la Novitskaya.
Elena Berezhnaya, aveva anche fornito ad Angela Merkel, tramite Andriy Khunko, deputato del Blocco di sinistra, un rapporto sui crimini dello Stato ucraino contro i propri cittadini, documentando una serie di prove per le gravi violazioni da parte dell’Ucraina della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, presentando il Dossier al Bundestag , nella tavola rotonda “Diritti umani e libertà dei media in Ucraina“.
L’attivista per i diritti umani ha sempre denunciato in questi anni, che oggi gli accordi di Minsk non sono stati attuati principalmente dalla parte ucraina, accordi che furono caldeggiati dalla cancelliera tedesca Merkel. Nel Dossier la Berezhnaya denunciava che l’Ucraina violava gli articoli 6 e 7 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo per il diritto a un processo equo. Nel novembre 2017, l’Istituto per la politica giuridica e la protezione sociale intitolato, preparò un rapporto per l’OSCE sull’accesso alla giustizia in Ucraina e le conseguenze della cosiddetta riforma giudiziaria.
La Berezhnaya è anche molto conosciuta in Ucraina per la sua posizione fermamente antifascista: ha anche combattuto contro la ridenominazione delle strade e degli insediamenti ucraini in onore di criminali e collaboratori nazisti. E stata organizzatrice e referente, insieme a Nataliya Vitrenko del “Reggimento Immortale” a Kiev, ed ogni anno veniva attaccata, arrestata perché indossava il nastro di San Giorgio o portava le foto dei Veterani o del giornalista assassinatoOleg Buzina.
In una di queste detenzioni, nel 2017 fu picchiata dai neonazisti del gruppo neonazista C14 e da agenti di polizia. Secondo la sua conferenza stampa, in quell’occasione: “…Insieme alla polizia, hanno iniziato a picchiarmi, torcendomi le braccia. Poi mi hanno gettato a terra e ho sbattuto la testa sull’asfalto e mi sono ferita, ho chiesto un’ambulanza. Invece, mi hanno spinto per le braccia per le gambe trascinandomi in macchina. Non hanno voluto chiamare un’ambulanza presso il dipartimento di polizia regionale fino all’arrivo di esponenti delle Nazioni Unite, dell’OSCE e dell’avvocato convocato…”.
La Missione permanente della Russia presso le Nazioni Unite ha espresso preoccupazione per la scomparsa della Berezhnaya. D. Polyansky, Primo Vice Rappresentante Permanente della Federazione Russa alle Nazioni Unite, ha chiesto l’intervento dell’ONU e del Consiglio di Sicurezza: “…Attiriamo l’attenzione su questo fatto di persecuzione politica e intimidazione, la leadership delle Nazioni Unite e dei membri del Consiglio di sicurezza, dato il fanatismo nazionalista radicale che ha inghiottito Kiev, ci sono tutte le ragioni per temere per la sua vita e salute …Il motivo del rapimento è molto probabilmente legato all’appello della Berezhnaya ai membri del Consiglio di sicurezza, sulla questione del fascismo dilagante in Ucraina. Essa si era rivolta ai membri del Consiglio di sicurezza durante un incontro informale sulla Formula Arria, il 22 dicembre dello scorso anno, parlando del fascismo dilagante in Ucraina. Vasily Nebenzya, rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, aveva poi ripreso quella documentazione ai membri delle Nazioni Unite dalla tribuna dell’Assemblea generale il 28 febbraio …Siamo estremamente preoccupati per la notizia che la SBU ha arrestato la nota attivista ucraina per i diritti umani e antifascista, Elena Berezhnaya “, ha scritto Polyansky nrella sua nota alle NU.
In Ucraina, sono ormai migliaia gli attivisti o esponenti non asserviti alla giunta golpista, che sono stati arrestati, torturati o scomparsi, in una feroce “caccia all’uomo”, casa per casa, oltre alle decine di migliaia di militanti costretti alla latitanza o alla fuga dal paese. L’accusa di “tradimento” vale per qualsiasi opinione, dichiarazione, presa di posizione per la pace, antifascista o di difesa dei diritti umani e civili. O hanno semplicemente sostenuto lo sviluppo di legami paritari e pacifici con la Russia. Documenteremmo tutto questo.
“…Chiediamo con forza, l’immediato rilascio dell’attivista ucraina per i diritti umani e di tutti gli esponenti politici e civili detenuti illegalmente o pretestuosamente. Ci aspettiamo anche la reazione e l’intervento di strutture e organismi internazionali pertinenti attraverso l’ONU, l’OSCE, l’UE e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo..” ha affermato Maria Zakharova in una dichiarazione pubblica.