di Giulio Chinappi
da https://giuliochinappi.wordpress.com
Mentre la NATO organizza esercitazioni in Georgia con il chiaro fine di provocare Mosca, il governo dell’Ossezia del Sud ha dichiarato di voler organizzare un referendum per l’adesione alla Federazione Russa.
Oltre all’Ucraina, la Georgia è l’altro campo di battaglia sul quale rischiano di svilupparsi le tensioni tra il blocco occidentale a guida statunitense e la Russia. Non paghi di quanto sta accadendo in Ucraina, infatti, i Paesi della NATO hanno deciso di passare all’attacco anche nella regione caucasica, organizzando attività militari con il chiaro fine di provocare una reazione di Mosca.
Già lo scorso 11 marzo, il ministro degli Esteri estone Eva-Maria Liimets e quello spagnolo José Manuel Albares avevano annunciato in una conferenza stampa congiunta la partecipazione di Ucraina e Georgia come Paesi invitati al vertice NATO di Madrid, previsto per il 29 e 30 giugno. Liimets aveva addirittura detto esplicitamente che la scelta era stata fatta per “fare pressione sulla Russia”.
Ma non è tutto. Tra il 20 ed il 25 marzo la NATO ha organizzato una grande esercitazione militare in Georgia, con la partecipazione dello stesso esercito dell’ex repubblica sovietica. L’annuncio era stato dato il 12 marzo dal Ministero della Difesa di Tbilisi, che aveva affermato che all’esercitazione avrebbero preso parte 23 Paesi. “L’obiettivo degli esercizi è il miglioramento delle competenze nella pianificazione delle operazioni e nella condivisione delle esperienze. Le esercitazioni miglioreranno l’interoperabilità tra le forze armate di vari Paesi”, affermava allora il comunicato del ministero georgiano, ricordando anche che esercitazioni dello stesso tipo si erano svolte nel 2019.
Chiunque abbia un minimo di capacità analitica della situazione geopolitica attuale può comprendere come tali mosse abbiano l’unico vero obiettivo di infastidire Mosca, costringendo il governo russo a non concentrarsi solamente sull’Ucraina, ma a dover fare attenzione anche ai propri confini nella regione del Caucaso. Va poi ricordato che in questa regione esistono due repubbliche indipendenti sostenute da Mosca, l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, che la Georgia considera invece come facenti parte del proprio territorio.
Dichiaratesi indipendenti sin dalla fine dell’Unione Sovietica, l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia sono state riconosciute ufficialmente dalla Russia nel 2008, quando la Russia dovette intervenire militarmente per difendere le due repubbliche dall’offensiva georgiana contro la capitale osseta Tskhinvali, volta all’obiettivo di riprendere il controllo di quei territori. Una situazione, dunque, non dissimile da quella del Donbass, che ha portato all’intervento militare russo in Ucraina.
A tal proposito, il presidente osseto Anatolij Bibilov ha affermato in queste ore che l’Ossezia del Sud prenderà provvedimenti legali per entrare a far parte della Federazione Russa nel prossimo futuro: “Credo che l’unificazione con la Russia sia il nostro obiettivo strategico. Questa è la nostra strada e un’aspirazione del nostro popolo. Dovremmo andare avanti lungo questa strada. Le corrispondenti misure legali saranno prese nel prossimo futuro. La Repubblica dell’Ossezia del Sud diventerà parte della sua patria storica – la Russia”, ha dichiarato Bibilov.
“Il mondo russo oggi difende gli interessi dei suoi aderenti, coloro che si oppongono al nazismo, che rispettano i valori umanitari universali e i diritti e le norme fondamentali condivisi dall’intera comunità internazionale“, ha proseguito il leader osseto. Bibilov ha ricordato che il popolo osseto oggi vive diviso, in quanto l’Ossezia del Nord appartiene già alla Federazione Russa, all’interno della quale gode di una certa autonomia sotto la denominazione ufficiale di Repubblica dell’Ossezia Settentrionale-Alania.
Il prossimo 10 aprile, l’Ossezia del Sud terrà le proprie elezioni presidenziali: Bibilov, in carica dal 2017, si candiderà per un secondo mandato e, in caso di successo, potrebbe realizzare il suo progetto di adesione alla Federazione Russa. Il presidente ha affermato che il provvedimento verrà comunque sottoposto al voto popolare: “La Costituzione della Repubblica dell’Ossezia del Sud stabilisce tutto in modo estremamente chiaro; noi, ovviamente, dobbiamo chiedere il parere del popolo, in modo che il popolo possa esprimere la propria opinione sull’adesione alla Russia“.
La proposta di Bibilov ha immediatamente ricevuto commenti positivi da Mosca. “Certo, dipende dalla legislazione dell’Ossezia del Sud. Naturalmente, non posso dire nulla per loro – non conosco abbastanza bene le leggi dell’Ossezia del Sud, ma le pratiche internazionali dimostrano che, diciamo, da quattro a sei settimane sono sufficienti per organizzare e tenere un referendum rispettando tutte le norme, i principi, gli approcci e i criteri utilizzati in tutto il mondo“, ha commentato il deputato russo Andrej Klimov, membro del Consiglio Federale degli Affari Esteri, al canale televisivo Moskva-24.
Secondo Klimov, la dichiarazione politica del presidente dell’Ossezia del Sud deve essere confermata dai risultati del referendum. “Una volta fatto questo passo, non ci saranno barriere legali all’adesione“, ha osservato. Anche Klimov ha ricordato che l ‘adesione dell’Ossezia del Sud alla Russia è nell’interesse del popolo osseto “che è stato diviso contro la propria volontà“. “Questa parte del popolo osseto si è trovata in Georgia mentre l’altra parte è rimasta in Russia. È un’unica nazione con religione e storia comuni“, ha aggiunto.
Per quanto riguarda l’altra repubblica indipendente del Caucaso, l’Abkhazia, questa ha organizzato proprio in questi giorni le elezioni legislative, tenutesi su due turni tra il 12 ed il 26 marzo. Al momento il governo non ha fatto proclami circa la possibile adesione alla Federazione Russa, ma ha comunque dimostrato di seguire la linea di Mosca in politica estera, riconoscendo lo scorso 9 marzo l’indipendenza delle repubbliche popolari del Donbass. Il Ministero degli Esteri ha inoltre rilasciato una nota ufficiale nella quale afferma il proprio sostegno all’operazione speciale della Russia in Ucraina.
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