La Macedonia alle elezioni e sempre più vicina all’UE

di Giulio Chinappi

da https://giuliochinappi.wordpress.com


Il prossimo 8 maggio, il capo di Stato in carica Stevo Pendarovski e la sfidante Gordana Siljanovska-Davkova si disputeranno la presidenza della Macedonia. Entrambi i candidati sostengono l’adesione del Paese all’UE, ma dovranno fronteggiare il veto della Bulgaria.

Lo scorso 24 aprile, ha avuto luogo il primo turno delle elezioni presidenziali nella Macedonia del Nord. Il presidente uscente Stevo Pendarovski, leader dell’Unione Socialdemocratica di Macedonia (Socijaldemokratski sojuz na Makedonija, SDSM) di centro-sinistra, si è candidato per la rielezione per un secondo mandato, ma ha dovuto vedersela con altri sei pretendenti alla massima carica, a partire dalla sua rivale più accreditata, Gordana Siljanovska-Davkova (in foto), candidata dell’Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone – Partito Democratico per l’Unità Nazionale Macedone (Vnatrešna Makedonska Revolucionerna Organizacija – Demokratska Partija za Makedonsko Nacionalno Edinstvo, VMRO-DPMNE), che, a dispetto del nome, ha posizioni fortemente conservatrici.

Secondo i dati ufficiali, nessun candidato ha ottenuto la maggioranza dei voti al primo turno, con la sfidante di destra Gordana Siljanovska-Davkova che si è classificata al primo posto con un ampio margine, ottenendo il 41,2% dei voti, mentre Pendarovski ha ricevuto solamente il 20% dei voti, piazzandosi al secondo posto. I due si sfideranno dunque al ballottaggio del secondo turno il 8 maggio, che si terrà parallelamente alle elezioni parlamentari, che potrebbero cambiare fortemente l’orientamento politico dell’emiciclo di Skopje.

Per quanto riguarda gli altri candidati, va notato il risultato positivo ottenuto dal ministro degli Esteri Bujar Osmani, di origine albanese, che ha ricevuto il 13,74% delle preferenze come candidato dell’Unione Democratica per l’Integrazione (Demokratska Unija za Integracija – Bashkimi Demokratik për Integrim), che difende appunto i diritti della minoranza albanese e che sotiene l’attuale governo di centro-sinistra, guidato proprio da un primo ministro albanese, Talat Xhaferi. Il candidato più orientato a sinistra, il sindaco di Kumanovo Maksim Dimitrievski, ha invece ottenuto il 9,51% delle preferenze in rappresentanza del partito Per la Nostra Macedonia (Za nasha Makedonija), classificandosi quarto.

Sebbene i due principali candidati dissentano su molte questioni di politica interna, nessuno dei due sembra intenzionato a mettere in dubbio il processo di adesione all’Unione Europea, per il quale tuttavia la Macedonia deve ancora superare la resistenza di alcuni Paesi membri. Dopo aver risolto la questione del nome ufficiale con la Grecia, il governo di Skopje sta ora cercando di risolvere le dispute con la Bulgaria, che chiede il riconoscimento ufficiale della minoranza bulgara residente in Macedonia, che potrebbe in questo modo ottenere uno status simile a quello della minoranza albanese.

Per questo motivo, Stevo Pendarovski sostiene la revisione della costituzione per includere il riconoscimento della minoranza bulgara nella Macedonia del Nord, in modo da superare il veto di Sofia per l’ingresso nell’UE. Al contrario, la sua rivale Gordana Siljanovska-Davkova chiede negoziati con l’UE in un nuovo contesto e che tali emendamenti vengano apportati solo dopo che la Macedonia del Nord avrà conseguito l’adesione all’UE. Una vittoria della candidata di centro-destra, dunque, potrebbe rallentare il processo di adesione all’Unione Europea, sebbene anche Siljanovska abbia ribadito di essere favorevole all’ingresso della Macedonia nell’UE.

I negoziati di adesione all’UE per lo Stato balcanico sono iniziati nel 2022 come parte di un processo che si prevede duri anni, e la sua candidatura formale risale al 2005. Come abbiamo accennato in precedenza, il paese aveva già superato un’altra resistenza alla sua candidatura di adesione dalla Grecia nel 2019, accettando di cambiare il suo nome da Macedonia (denominazione che per Atene designa una propria regione) a Macedonia del Nord. In seguito al nulla osta del governo greco, l’ex repubblica jugoslava è dunque entrato a far parte della NATO nel 2020, e si prevede che possa entrare nell’UE nei prossimi anni, forse insieme ad un altro Paese della regione, la Bosnia-Erzegovina.

Dopo il primo turno, Gordana Siljanovska-Davkova ha dichiarato che “è arrivata l’ora che questo governo se ne vada” e ha descritto i risultati come un “nuovo corso“. Ha inoltre esortato gli elettori a dimostrare “che siamo sempre appartenuti all’Europa“. Dal canto suo, Stevo Pendarovski ha espresso sorpresa e delusione per il risultato, ma ha espresso speranza in un miglioramento nel secondo turno, anche con il sostegno della comunità albanese, che negli ultimi anni ha sempre appoggiato il suo governo. Quasi certamente, infatti, gli elettori di Osmani riverseranno i loro voti verso il presidente in carica, permettendogli di recuperare almeno una parte dello svantaggio accusato al primo turno.

Tuttavia, Osmani non ha ricevuto il sostegno del presidente Pendarovski quando ha proposto una modifica costituzionale per introdurre un’elezione indiretta del capo dello Stato, al fine di permettere anche alla minoranza albanese di eleggere il presidente. Secondo Osmani, infatti, il voto popolare svantaggia eccessivamente la popolazione di etnia albanese, mentre attraverso il voto del parlamento e gli accordi tra i partiti si potrebbe giungere ad una rotazione tra i gruppi etnici per esprimere il primo cittadino. Nonostante Osmani abbia promesso di appoggiare qualsiasi candidato che avesse sostenuto tale proposta, sia Pendarovski che Siljanovska-Davkova l’hanno respinta, affermando che è democratico che la presidenza venga selezionata attraverso il voto diretto.

Il prossimo 8 maggio, dunque, gli elettori macedoni torneranno alle urne per scegliere il nuovo presidente tra Pendarovski e Siljanovska-Davkova, ma anche per eleggere il nuovo parlamento di Skopje. Secondo i sondaggi, il partito di centro-destra di Siljanovska-Davkova appare ancora una volta come favorito, ma non sarebbe in grado di raggiungere la maggioranza assoluta, aprendo la strada ad un esecutivo di coalizione. Decisiva, ancora una volta, potrebbe essere la minoranza albanese, che non esiterà a dare il proprio appoggio alla coalizione che offrirà maggiori garanzie.

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