di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli
Dal 2011, con il famigerato Pivot verso l’Asia della presidenza Obama, si è sviluppata una nuova praxis e teoria di portata mondiale avente per oggetto la costante guerra invisibile, di matrice non direttamente bellica, scatenata unilateralmente dall’imperialismo statunitense contro la Cina Popolare.
Il primo tassello di questa nuova forma di conflitto su scala internazionale è rappresentato dalla presenza aperta e visibile di consiglieri militari prima, e in seguito di truppe statunitensi sul territorio di Taiwan: regione che, stando persino alle dichiarazioni formali rese continuamente dagli stessi circoli dirigenti degli USA, dal 1972 fino a oggi e alla presidenza Biden, è parte integrante da molti secoli della Cina.[1]
Il secondo segmento viene costituito dai periodici e provocatori passaggi di aerei e navi militari a stelle e strisce, oltre che dei loro valletti occidentali (Gran Bretagna, ecc.) nello stretto di Taiwan: molto vicini quindi alle coste cinesi, ma invece lontani e a molte migliaia di chilometri da San Francisco e Los Angeles.
Uno degli ultimi casi di queste particolari provocazioni made in usa si è verificato nel settembre 2024.
“Il portavoce del Comando del Teatro Orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese e colonnello della Marina cinese, Li Xi, ha affermato che il 17 settembre, un aereo da pattugliamento antisommergibile americano P-8A ha sorvolato lo Stretto di Taiwan provocando un ampio dibattito pubblico. Il Comando ha organizzato un inseguimento aereo di monitoraggio sul velivolo USA lanciandogli un allarme; questa contromisura è stata adottata sulla base del diritto e dei regolamenti. Il Comando rimane altamente vigile per difendere fermamente la sicurezza della sovranità statale e della pace e la stabilità regionale”.[2]
In terza battuta, poi, risulta indiscutibile e sotto gli occhi di tutto il mondo l’appoggio politico, propagandistico e militare fornito negli ultimi due decenni dall’imperialismo Usa a favore delle forze politiche separatistiche di Taiwan, Hong Kong, Tibet e della regione uigura.
La costante azione statunitense diretta a smembrare e dividere la Cina è stata denunciata di recente dal portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jiang.
“Il 24 settembre, durante la 57ª sessione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, oltre 100 Paesi hanno espresso posizioni favorevoli alla Cina riguardo alle questioni relative a Xinjiang, Hong Kong e Xizang (Tibet), opponendosi alla politicizzazione dei diritti umani. In risposta, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha commentato che alcuni Paesi, tra cui gli Stati Uniti, hanno rilasciato dichiarazioni critiche sulla situazione dei diritti umani in Cina”.[3]
La guerra invisibile si compone altresì anche dell’ormai prolungata guerra su larga scala dei dazi commerciali scatenata unilateralmente fin dal 2018 dall’amministrazione del repubblicano Trump e continuata senza problemi negli ultimi anni anche dal nucleo dirigente politico diretto da Biden: nel settembre 2024 esso aveva addirittura introdotto un’ulteriore aumento dei dazi doganali americani su tungsteno e wafer di silicio, contro il parere persino della filooccidentale Organizzazione per il Commercio Mondiale.
“Il 26 settembre il Ministero cinese del Commercio ha tenuto una conferenza stampa di routine, durante la quale un giornalista ha posto la seguente domanda: l’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti ha recentemente dichiarato di aver raccomandato un aumento delle tariffe della Sezione 301 che coinvolge alcuni prodotti di tungsteno, wafer di silicio e polisilicio, nonché altre cinque categorie di prodotti, e che a partire da questa settimana chiederà l’opinione pubblica sul piano di aumentare significativamente le tariffe sui prodotti correlati. Qual è il commento della Cina in merito?
A questo proposito, He Yongqian, portavoce del Ministero cinese del Commercio, ha affermato che la Cina si è sempre opposta alla pratica statunitense di imporre tariffe aggiuntive sulle indagini della “sezione 301” e ha ripetutamente presentato solenne rimostranze al riguardo. L’OMC ha da tempo stabilito che le tariffe delle indagini della “sezione 301” degli Stati Uniti violano le sue regole e che le recenti pratiche adottate degli Stati Uniti stanno andando sempre più sulla strada sbagliata”.[4]
Quinto tassello: le sanzioni imposte da Washington contro la Cina nel settore dell’alta tecnologia, partendo dal vergognoso divieto di un decennio fa di qualunque collaborazione della NASA con Pechino passando poi per l’altrettanto schifoso arresto, in Canada e su ordine statunitense, della figlia dell’amministratore della Huawei, avvenuto alla fine del 2018.
Ancora nel marzo 2024 l’imperialismo statunitense ha sospeso di fatto qualunque esportazione di superchip del paese, oltre che dei suoi più stretti alleati, verso Pechino.
Rispetto a tale ennesima misura unilaterale di Washington, la Cina ha risposto che “le sanzioni e la soppressione delle imprese cinesi sono un vano tentativo di frenare lo sviluppo della Cina, un grave danno ai diritti e agli interessi legittimi delle imprese cinesi, una grave violazione dei principi dell’economia di mercato, una seria minaccia alle regole del commercio internazionale e alla stabilità della catena di approvvigionamento industriale globale, tutte le azioni a cui la Cina si oppone costantemente e fermamente, esortando Washington a correggere immediatamente gli errori ea cessare le sanzioni unilaterali illegali e l’impiego della giurisdizione a lungo braccio verso le imprese cinesi. Pechino continuerà a seguire da vicino l’andamento del caso per salvare fermamente i diritti legittimi delle imprese cinesi”.[5]
Va evidenziata, inoltre, la feroce e pluridecennale guerra cibernetica che gli Stati Uniti conducono ininterrottamente da decenni contro Pechino.
A tal proposito, nel febbraio del 2024, alcuni rapporti di enti di ricerca cinesi hanno rivelato ” nel dettaglio come il governo statunitense abbia promosso una strategia globale di deterrenza informatica e condotti attacchi informatici indiscriminati ai paesi di tutto il mondo, inclusi i suoi alleati.
Nello stesso giorno, durante la conferenza stampa di routine, un giornalista, in merito a questa domanda, ha chiesto un commento dalla Cina.
In risposta, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin ha affermato che i due rapporti si avvalgono di una vasta gamma di casi dettagliati e si dimostrano per esporre in modo esaustivo come il governo degli Stati Uniti si affidi alla sua egemonia e al suo monopolio per agire in modo sconsiderato nel cyberspazio.
Wang Wenbin ha specificato che il governo degli Stati Uniti utilizza il suo controllo sulle risorse Internet di base del mondo per condurre “disconnessioni” in altri paesi, minando seriamente la stabilità sociale e la sicurezza economica di questi paesi.
Gli Stati Uniti hanno approfittato del loro monopolio sui sistemi operativi globali e sui servizi Internet per effettuare intercettazioni e furti di dati su larga scala e indiscriminati, violando i diritti alla privacy dei cittadini di altri paesi.
Inoltre, gli Stati Uniti hanno costruito un vasto arsenale informatico, sviluppato e diffuso armi avanzate per lanciare attacchi informatici alle infrastrutture critiche di altri paesi, mettendo in serio pericolo le infrastrutture critiche mondiali.
Infine, il portavoce ha sottolineato che è responsabilità comune della comunità internazionale difendere l’ordine internazionale nel cyberspazio e mantenere la pace e la sicurezza informatica. La Cina esorta gli Stati Uniti a rettificare immediatamente il proprio comportamento irresponsabile e pericoloso e a collaborare con la comunità internazionale per costruire un cyberspazio pacifico, sicuro, aperto e cooperativo”.[6]
Altra linea guida della guerra invisibile contro la Cina: le carsiche minacce e progetti di guerra di Washington contro quella che viene definita dal 2011 come la più “grave minaccia all’America”.
Solo per analizzare uno dei tanti esempi ritrovabili in questo settore, va evidenziato che “l’ammiraglio a capo delle operazioni navali statunitensi, Lisa Franchetti, ha esposto nel settembre 2024 un guerrafondaio piano denominato “Project 33” destinato a fornire le linee guida per una futura guerra a stelle e strisce contro la Cina, individuando a tale scopo sette obiettivi principali, ivi compreso l’utilizzo su larga scala di robot per integrare le unità combattenti statunitensi contro Pechino, in un conflitto previsto come ormai vicino.
Ma non solo: sempre nel settembre 2024 il vice segretario di stato americano Kurt Campbell ha definito in modo bellicista la Cina come la minaccia più significativa che gli Stati Uniti abbiano mai affrontato, ottenendo subito una ferma risposta da parte di Pechino.
“Durante la conferenza stampa svoltasi il 19 settembre al Ministero degli Esteri cinese, il portavoce Lin Jian ha risposto alle recenti affermazioni di Kurt Campbell, vice segretario di Stato americano. Lin ha criticato alcuni funzionari statunitensi per aver “propagandato in pubblico la minaccia cinese e incitato il confronto tra blocchi”, definendo tali comportamenti “colmi di una mentalità a somma zero, tipica della Guerra Fredda, e pregiudizi ideologici”. La Cina ha espresso forte scontento per queste posizioni.
Il portavoce ha affermato che gli Stati Uniti trattano la situazione internazionale e hanno riscontrato le relazioni sino-americane dal punto di vista della concorrenza strategica, considerando erroneamente la Cina come la loro più grande sfida. Secondo Lin, questo approccio non corrisponde agli interessi fondamentali dei popoli dei due Paesi, né alle aspettative delle comunità internazionali”.[7]
Al fine di sostenere e propagandare su scala globale le menzogne sulla presunta “minaccia cinese”, i circoli dirigenti e gli apparati statali spendono ormai da decenni centinaia di milioni di dollari all’anno per tentare di influenzare i cuori e le menti di miliardi di esseri umani in tutto il globo: ma su questo interessante segmento della guerra invisibile contro Pechino ci dilungheremo in un prossimo articolo
Note:
[1] P. Cordova, “Truppe USA sono già a Taiwan: la rivelazione del ministro di Taipei”, 21 marzo 2024, in lavocedinewyork.com
[2] Aereo da pattugliamento USA sorvola lo stretto di Taiwan, Cina: difendere fermamente la sicurezza della sovranità statale”, 17 settembre 2024, in Italian.cri.cn.
[3][3] “Ministero degli Esteri cinese:oltre 100 paesi supportano la Cina alle Nazioni Unite” 25 settembre 2024, in Italian.cri.cn
[4] “La Cina sollecita gli USA ad annullare tariffe aggiuntive il prima possibile”, in italn.cri.cn
[5] “Cina a USA: cessione sanzioni unilaterali illegali e giurisdizione a lungo braccio verso imprese cinesi”, 29 marzo 2024, in italian.cri.cn
[6] “Cina: numerosi testimoniano la minaccia del governo statunitense nel cyberspazio globale”, in italian.cri.cn
[7] D. Burgio, M. Leoni e R. Sidoli, ” Project 33. Come l’imperialismo Usa si prepara alla guerra contro la Cina”, 27 settembre 2024, inlantidiplomatico.it
Unisciti al nostro canale telegram