
di Alastair Crooke
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
Nella rivista statunitense National Interest (una pubblicazione di orientamento conservatore), in un’atipica esplosione di candore, Ramon Marks ha pubblicato un articolo titolato: “Non importa chi vincerà in Ucraina, gli Stati Uniti hanno già perso”.
Marks osserva che “a prescindere da chi vincerà la guerra ucraina, gli Stati Uniti saranno i perdenti strategici”. La Russia costruirà relazioni più strette con la Cina e con altri Paesi del continente eurasiatico, tra cui India, Iran, Arabia Saudita e Stati del Golfo. Si allontanerà irrevocabilmente dalle democrazie europee e da Washington. Proprio come il presidente Richard Nixon e Hemry Kissinger giocarono la ‘carta Cina’ per isolare l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, i presidenti Vladimir Putin e Xi Jinping giocheranno le loro carte nel tentativo di contenere la leadership globale degli Stati Uniti”.
Beh, a parte l’obbligatorio cenno “non importa chi vincerà” alla narrativa occidentale – che suggerisce che si tratta di una questione ancora aperta – il succo dell’articolo del National Interest è accurato, anche se interpreta completamente male il contesto.
Russia e Cina sono certamente impegnate a spingere per un cambiamento dell'”ordine basato sulle regole” degli Stati Uniti. Non per sostituire un’egemonia con un’altra, ma piuttosto per creare una pressione – una sorta di guerra – che costringa a una trasformazione esistenziale dello Zeitgeist occidentale. Una pressione che non dà all’Occidente altra scelta se non quella di porre fine al suo raggio espansionistico in altre società, obbligandole alla sottomissione alle sue “regole” (alias neocolonialismo).
Sì, Russia e Cina stanno giocando le loro “carte” geostrategiche. E, in un certo senso, si tratta di “carte” ben conosciute. Si tratta dei principi di autodeterminazione e di rispetto della sovranità emersi dalla Conferenza di Bandung del 1955, che ha dato vita al Movimento dei Non Allineati, che riflettevano l’insoddisfazione dei promotori della conferenza per la riluttanza dell’Occidente ad ascoltare anziché ad imporre la propria di visioni agli Stati asiatici.
Così, proprio come gli Stati Uniti, negli anni successivi all’implosione dell’Unione Sovietica, hanno sfruttato appieno il dominio del dollaro, sostenuto militarmente, per incatenare gran parte del mondo nella loro sfera, oggi Russia e Cina offrono al Sud globale, all’Africa e all’Asia una liberazione dalle “regole” occidentali. Incoraggiano il “resto del mondo” a rivendicare la propria autonomia e indipendenza, alla maniera di Bandung.
La Russia, in collaborazione con la Cina, sta costruendo queste relazioni politiche diffuse per il controllo delle forniture globali di combustibili fossili, di gran parte del cibo e delle materie prime del mondo. Per aumentare sempre più l’influenza della Russia sui fornitori di energia da cui dipendono i belligeranti occidentali, la Russia sta ricamando una “OPEC” del gas con l’Iran e il Qatar, e ha fatto anche delle proposte, gradite, all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti per unirsi a loro nell’assumere un maggiore controllo delle principali materie prime energetiche.
Inoltre, questi grandi produttori si stanno alleando con i principali acquirenti per strappare i mercati dei metalli preziosi e delle materie prime dalle mani di Londra e degli Stati Uniti, con l’idea di porre fine alla manipolazione occidentale dei prezzi delle materie prime attraverso i mercati cartacei derivati.
L’argomento presentato dai funzionari russi agli altri Stati è estremamente attraente e semplice: l’Occidente ha voltato le spalle ai combustibili fossili e intende abbandonarli del tutto, nel giro di un decennio o poco più. Hanno scelto questa strada sotto l’intensa pressione degli Stati Uniti, una strada che, nel caso dell’Europa, imporrà la miseria ai suoi popoli per gli anni a venire.
Per quanto sgradevole per alcuni, resta il fatto che la crescita economica globale richiede ancora la produzione di combustibili fossili. Senza ulteriori investimenti ed esplorazioni, è improbabile che nel medio termine l’offerta sia sufficiente a soddisfare la probabile domanda. Ciò che non è disponibile sono i mezzi rapidi per aumentare l’offerta fisica di energia.
Il messaggio della Russia ai suoi partner è che non dovete partecipare a queste masochistiche “politiche sacrificali”. È possibile avere petrolio e gas naturale a un prezzo scontato rispetto a quello che l’Europa deve pagare. Il “miliardo d’oro” (1% della popolazione) ha goduto dei benefici della modernità e ora vorrebbe che voi rinunciaste a tutto questo, esponendo anche i vostri elettori a sofferenze estreme.
La Russia sta solo dicendo: “Non deve essere così”. Sì, il clima è una considerazione, ma i combustibili fossili stanno subendo una forte mancanza di investimenti per motivi ideologici, non per l’esaurimento in sé.
La questione è che il punto di partenza di Bandung era che l’Occidente non voleva “ascoltare”, perché comandava e imponeva. L’ideologia verde occidentale, tuttavia, non può essere vincolata al resto del mondo, contro la sua volontà. Questa argomentazione rappresenta la strada per la Russia e la Cina per spostare gran parte del mondo dalla loro parte.
La Russia, stringendo la vite sull’energia per far valere le sue ragioni, sta lanciando un avvertimento senza mezzi termini all’UE: la classe politica dell’Europa occidentale può salvarsi la pelle tornando al gas russo a basso costo, o può rimanere allineata con Washington sull’Ucraina. Quest’ultima opzione, tuttavia, significherebbe far sprofondare i suoi elettori nella miseria. E rischiare che i suoi governanti affrontino la “sgradevolezza” di una rivolta “a la farola” (la “giustizia di strada” all’inizio della Rivoluzione francese). Ma l’UE non può scegliere entrambe.
Ciò che conta è soprattutto la natura della metamorfosi europea: si tratta di una tattica o di una vera e propria “conversione damascena” (la conversione biblica di San Paolo)? Troveremo, dopo la carenza energetica russa, una UE sufficientemente castigata da accettare un negoziato non ideologico sulla sicurezza e sulle aspirazioni civili degli altri, nonché uno scambio ragionato sui mezzi per proteggere il pianeta da ulteriori depredazioni?
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