di Fabio Mini
da il fatto quotidiano 14 giugno 2023
Difficile capire come sta andando la controffensiva ucraina. Le notizie diramate dalle fonti ucraine parlano di sfondamenti e villaggi liberati nel Donetsk, alcuni soldati russi e un paio di miliziani catturati, ma non registrano nessuna ritirata dei russi né proprie perdite.
Le avanzate sono ancora nell’ordine dei metri e anzi durante il mattinale del 12 giugno lo Stato maggiore ucraino ha riportato intensi bombardamenti di missili, artiglierie e aerei russi sugli oltre 800 chilometri della linea di contatto dalla regione di
Kharkiv a quella di Zaporizhzhia. Le analisi “ufficiali” e le fonti su cui si basano sono reticenti e inattendibili. Il sito di notizie online Meduza con sede a Riga, trasmette informazioni in russo ed è sempre stato critico nei confronti del governo di Mosca fin dalla sua fondazione nel 2014 da parte di Galina Timcenko, ex direttrice del sito russo Lenta.ru, licenziata dal proprietario e stabilitasi in Lettonia. Meduza è ufficialmente sostenuta da un consorzio di cui non si conoscono i componenti, ma dei quali dovrebbe far parte l’ex oligarca ed ex plurimiliardario russo Michail Chodorkovskij. Questi, già amico di Putin, ne è diventato acerrimo nemico da quando nel 2003 fu arrestato per frode fiscale e le sue compagnie fecero bancarotta. Graziato dopo otto anni di prigione, si stabilì in Germania e nel 2014 sostenne la rivolta Maidan. Da allora, fa parte della nomenklatura ucraina. Meduza pretende di essere indipendente e obiettivo solo perché dice di essere l’unico a selezionare le notizie in maniera “manuale” non in relazione alla fonte ma alla loro verosimiglianza e alla conferma di altre fonti “indipendenti”. Un metodo non proprio scientifico che non esclude la scelta arbitraria delle notizie da pubblicare o nascondere e non è esente dalla propaganda ma che denuncia la fallacia del metodo della ricerca e diffusione automatica delle notizie vere o false che circolano in rete e vengono ritrasmesse anche da media blasonati e autorità politiche come fossero vangelo. Denota inoltre la sfiducia nelle fonti ufficiali comprese quelle ucraine, americane, inglesi ed europee.
Secondo Meduza le forze armate ucraine (Afu) avrebbero iniziato l’offensiva il 4-5 giugno. Un giorno prima della breccia nella diga di Kakhovka. Finora non sarebbero state impiegate tutte le forze disponibili e “contrariamente alle aspettative” l’ucraina ha deciso di distribuire le forze lungo tutta la linea del fronte sud-orientale. Nell’aggiornamento del 10 giugno riferiva che “Nella regione di Zaporizhzhia e nella regione occidentale di Donetsk, l’afu ha tentato di avanzare su tre fronti. La posizione più occidentale dell’offensiva, situata vicino al fiume Dnipro, dista 115 chilometri (71 miglia) da quella più orientale, che non è lontana da Vuhledar. Se si contano le due offensive ucraine sul fronte di Bakhmut, in corso da maggio, le offensive in corso sono in tutto cinque”.
Considerando che Bakhmut è stata distrutta e perduta le due presunte offensive di maggio non dovrebbero essere considerate dei grandi successi. Inoltre il sito ammette che “la dispersione delle forze ha comportato problemi tattici per l’ucraina: l’afu non è stata in grado di avanzare in profondità nelle difese russe o di avanzare per più di cinque chilometri (3 miglia) in qualsiasi direzione”; praticamente hanno percorso l’area non battuta né dalle artiglierie né dalle fanterie russe. Nonostante ciò, “sono andate perse alcune dozzine di unità di equipaggiamento, tra cui carri armati Leopard di fabbricazione tedesca e veicoli da combattimento Bradley di fabbricazione americana.” Alcune dozzine di “unità” corazzate significano almeno un battaglione o persino una brigata. Meduza si avventura quindi nei consigli su cosa dovrebbero fare gli ucraini “affinché l’offensiva abbia successo”: 1) superare i problemi tattici come “l’incapacità di passare attraverso le aree di fronte alle posizioni dell’esercito russo senza subire gravi perdite”. Strano modo per dire che gli ucraini non riescono neppure ad avvicinarsi alle posizioni russe; 2) “Affrontare questioni operative come la scelta di punti deboli nelle difese russe per effettuare attacchi concentrati”. In particolare, sulla direttrice del Donetsk occidentale, l’afu tenterebbe di tagliare il cuneo russo di Velyka Novosilka. “Almeno due nuove brigate dell’afu partecipano all’offensiva. Tuttavia, le unità ucraine hanno incontrato difficoltà: la nuova 37ª Brigata di Fanteria Navale sembra essere riuscita a catturare Novodonetske, anche se ha subito pesanti perdite ed è stata poi costretta a ritirarsi.
“I soldati della brigata hanno registrato una dichiarazione video in cui si lamentavano con i comandanti per la mancanza di ricognizione e pianificazione. Secondo quanto riferito, era stato detto loro che non c’erano truppe russe a Novodonetske”. Interessante notare che i comandanti ucraini dopo un anno e mezzo di guerra nelle stesse aree tendono ad avanzare dove “suppongono” che non ci sia nessuno. “Un altro raggruppamento dell’afu sta attaccando il ‘cuneo’ da ovest. L’attacco è stato preceduto da un potente bombardamento di artiglieria sul fronte e sulle retrovie dell’esercito russo. A giudicare dai filmati disponibili, le truppe ucraine sono riuscite ad avanzare di tre chilometri e mezzo (2 miglia) fino a Storozhevoy. Questo sembra essere il più grande successo dell’afu nell’attuale controffensiva”. Sulla direttrice di Orikhiv “all’offensiva hanno partecipato brigate ucraine armate di carri armati Leopard e Bradley. Secondo i documenti del Pentagono trapelati ad aprile, si trattava delle brigate meccanizzate 33ª e 47ª di recente formazione. Tuttavia, la distribuzione degli equipaggiamenti potrebbe essere cambiata negli ultimi due mesi”. I primi attacchi si sono “conclusi con un grave fallimento.
Le truppe iniziarono a subire perdite nella zona grigia (l’area tra i due schieramenti) prima ancora di raggiungere le posizioni russe. Le perdite di equipaggiamento erano dovute principalmente a mine, missili anticarro lanciati da terra ed elicotteri d’attacco. Decine di veicoli blindati, tra cui carri armati Leopard e Bradley, sono andati perduti durante la battaglia. Non ci sono state praticamente avanzate nelle difese russe. Sulla direttrice Zaporizhzhia occidentale “le unità dell’afu hanno effettuato un attacco al villaggio di Lobkove, situato a circa 10 chilometri (6 miglia) a est della riva sinistra del fiume Dnipro e a 35 chilometri (22 miglia) a sud di Zaporizhzhia… i militari ucraini sono entrati a Lobkove, come confermano le riprese video, anche se hanno perso parecchie unità corazzate e non sono riusciti a raggiungere il fronte a causa del fuoco dell’artiglieria russa.
Fonti russe sostengono che l’esercito russo sia riuscito a riconquistare il villaggio, ma la notizia non è ancora confermata… Finora non ci sono stati cambiamenti fondamentali nell’equilibrio di potenza”. Ma la controffensiva continua. E anche questo è difficile da capire.
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