La fazione sovversiva anti-russa dello Stato profondo degli Stati Uniti ha destabilizzato il Kazakistan?

di Andrew Korybko

da https://oneworld.press

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Le speculazioni abbondano nella comunità degli Alt-Media (AMC) su chi è responsabile della guerra ibrida in Kazakistan, con molti che sostengono che devono essere gli Stati Uniti. C’è qualche base per questa teoria, dato che l’America ha tradizionalmente perseguito una politica di divide et impera nello spazio ex sovietico, basata sull’armamento di preesistenti conflitti di identità (compresi quelli politici) per scopi di cambio di regime, attraverso la transizione graduale delle rivoluzioni di colore in guerre non convenzionali (con questa sequenza descritta come guerra ibrida). L’Occidente guidato dagli Stati Uniti ha anche potenti reti di influenza delle “ONG” profondamente radicate nella società kazaka, per cui l’affermazione appare credibile.

Coloro che aderiscono a questa teoria sono convinti che gli ultimi disordini sono stati programmati, o per costringere la Russia a concessioni unilaterali sulle linee rosse delineate recentemente, prima dei colloqui volti alla de-escalation della crisi missilistica non dichiarata provocata dagli Stati Uniti in Europa, o per sabotare del tutto questi negoziati prima ancora di iniziare. Questa linea di pensiero è superficialmente convincente, ma in definitiva speciosa, poiché manca di qualsiasi sostanza seria. I colloqui sulla sicurezza andranno avanti come previsto e i funzionari russi non hanno dato alcun credito a queste affermazioni populiste, almeno non ancora. Si può supporre che avrebbero immediatamente smascherato questo complotto se davvero avessero sentito che dietro c’erano gli Stati Uniti.

C’è un’interpretazione alternativa di ciò che è successo, però, che gli osservatori obiettivi dovrebbero prendere seriamente in considerazione se davvero si sforzano di capire meglio le complesse dinamiche che potrebbero essere in gioco. Questa è la congettura istruita che la fazione anti-russa delle burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche permanenti degli Stati Uniti (“stato profondo”) ha potenzialmente giocato un ruolo nel provocare questa crisi a causa del loro desiderio di sabotare i colloqui di sicurezza previsti a causa della loro convinzione ideologica che la Russia costituisce una minaccia maggiore per il loro paese rispetto alla Cina. Questa teoria merita un’ulteriore elaborazione per essere meglio compresa.

Fondamentalmente la fazione prevalente dello “stato profondo” anti-cinese che Biden ha ereditato da Trump, attualmente determina i grandi obiettivi strategici degli Stati Uniti nella nuova guerra fredda. Essi considerano la Cina come la principale minaccia degli Stati Uniti, non la Russia, e a tal fine mirano a ridurre le tensioni con quest’ultima in Europa in modo da ridispiegare alcune delle loro forze da lì all’Asia-Pacifico per “contenere” la Cina in modo più aggressivo. Quella stessa crisi missilistica non dichiarata provocata dagli Stati Uniti non era dovuta tanto a Biden e alla sua squadra anti-cinese, ma ai loro rivali anti-russi dello “stato profondo” che hanno cercato di innescare tensioni senza precedenti tra Est e Ovest per fermare il piano di cui sopra.

Nel perseguimento di questo obiettivo sovversivo, hanno fatto leva sulla loro rete di influenza negli Stati baltici, in Polonia e in Ucraina, rete che finora non è riuscita a fare alcuna differenza notevole, poiché la squadra di Biden ha continuato con la strategia pragmatica di coinvolgere la Russia con lo scopo che è stato spiegato nel paragrafo precedente. Giunta alla disperazione e volendo fermare tutto questo a qualunque costo, la fazione anti-russa dello “stato profondo” sembra aver fatto leva sulla vasta rete di influenza delle “ONG” nel Kazakistan, in modo da provocare una crisi da guerra ibrida poco prima dei previsti colloqui con Mosca. La fortuna ha voluto che il momento fosse propizio a causa della pre-pianificata rimozione dei sussidi energetici da parte delle autorità.

Questo coincideva con la preparazione dei colloqui previsti per la prossima settimana, che sono serviti come “evento scatenante” per “giustificare” superficialmente questa provocazione di guerra ibrida pianificata da tempo. Questo sviluppo ha catalizzato manifestazioni contro le riforme, che sono state immediatamente passate sotto il controllo di guerrieri ibridi dello “stato profondo” anti-russo che si erano preparati per questo scenario. Nonostante il governo abbia ceduto alle richieste apolitiche iniziali dei manifestanti contro le riforme, i disordini in realtà si sono intensificati, poiché i complottisti del cambio di regime sapevano chepotevano fare la loro mossa solo ora, per non perdere slancio strategico.

Questo spiega perché hanno immediatamente trasformato le proteste apolitiche contro le riforme in rivolte contro lo Stato che hanno rapidamente impiegato tattiche terroristiche come attaccare i servizi di sicurezza, sequestrare e incendiare edifici governativi, saccheggiare i negozi oltre a molti altri fatti di guerra non convenzionale. L’intero scopo era quello di creare una crisi da Guerra Ibrida in vista dei colloqui previsti per la prossima settimana, con l’intento di indurre gli strateghi russi a pensare che dietro a tutto questo ci fosse Biden, anche se potrebbe benissimo essere stata la fazione antirussa del suo “Stato profondo”, per i fini precedentemente menzionati, legati al boicottaggio dei prossimi negoziati sulla crisi missilistica europea.

I critici di questa interpretazione potrebbero prevedibilmente sostenere che la guerra ibrida sul Kazakistan “distrae” la Russia dall’Ucraina, ma non è vero. Il suo limitato dispiegamento di peacekeeper del CSTO che è stato autorizzato giovedì mattina non toglierà la capacità dell’esercito russo. Inoltre il caos in Kazakistan è di natura non convenzionale a differenza delle minacce convenzionali poste alla Russia dalla continua espansione verso est della NATO e dal potenziale dispiegamento di armi d’attacco vicino al suo confine. Inoltre, la Russia ha abbastanza diplomatici per gestire più crisi contemporaneamente.

Queste osservazioni contraddicono le premesse avanzate da coloro che teorizzano che gli Stati Uniti nel loro insieme siano dietro gli ultimi disordini in Kazakistan nel tentativo di costringere la Russia a concessioni unilaterali relative alle linee rosse in Europa o di boiccottare completamente i prossimi colloqui. È più probabile che il suo “stato profondo” sovversivo anti-russo abbia giocato un ruolo nel plasmare gli eventi al fine di fermare gli sforzi degli Stati Uniti per raggiungere una serie di pragmatici compromessi con la Russia, volti a consentire al Pentagono di ridispiegare alcune delle sue forze basate in Europa nell’Asia-Pacifico, al fine di “contenere” la Cina.

La gente non dovrebbe dimenticare che gli Stati Uniti non sono un’entità decisionale omogenea, poiché gli ultimi sei anni hanno dimostrato che sono fratturati in fazioni ferocemente concorrenti che non si fermeranno davanti a nulla per minare i loro rivali. Non è realistico immaginare che queste dinamiche siano migliorate e tanto meno che siano state rimosse, da quando Biden ha sostituito Trump. Piuttosto si sono solo intensificate dopo che il Presidente subentrato ha un po’ sorprendentemente continuato la decisiva rotta anti-cinese del suo predecessore, con il dispiacere della fazione anti-russa dello “stato profondo”. Quello che è successo in Kazakistan potrebbe quindi essere stato l’ultimo grido di questo gruppo di interesse sempre più disperato prima di essere politicamente neutralizzato.