
di Giulio Chinappi
da https://giuliochinappi.wordpress.com
La Bulgaria attraversa una lunga crisi politica caratterizzata da frequenti elezioni anticipate e difficoltà nel formare un governo stabile. Dopo il settimo tentativo, il 16 gennaio è stato approvato il nuovo esecutivo guidato da Rosen Željazkov, in un contesto di crescente frammentazione parlamentare e disincanto elettorale.
La Bulgaria ha attraversato una lunga crisi politica che ha portato a numerose elezioni anticipate dal 2021. Dopo il fallimento delle contrattazioni che hanno fatto seguito alle elezioni di giungo, l’ultimo di questi appuntamenti elettorali si è tenuto il 27 ottobre scorso, rappresentando il settimo tentativo di formare un governo stabile in meno di quattro anni. Questa lunga crisi politica vissuta dalla Bulgaria si deve ad una situazione politica che è stata profondamente influenzata da anni di proteste contro la corruzione, scontri ideologici e una crescente frammentazione parlamentare, che l’ennesima tornata elettorale non è riuscita a risolvere.
Come accennato, le elezioni del 27 ottobre sono state indette dopo il fallimento di tre tentativi di formare una coalizione a seguito delle elezioni di giugno 2024, che si erano svolte in concomitanza con le elezioni europee, segnando un record negativo di affluenza (circa il 34% degli aventi diritto). Ad ottobre, la partecipazione è salita leggermente sopra il 35%, restando tuttavia tra le più basse nella storia del Paese, e riflettendo il crescente disincanto dell’elettorato.
Otto partiti hanno superato la soglia di sbarramento per entrare nell’Assemblea Nazionale, contribuendo ulteriormente alla frammentazione dell’emiciclo di Sofia, con conseguenti difficoltà nel raggiungimento di una maggioranza stabile. La coalizione GERB–SDS, guidata dal partito di centro-destra GERB (Graždani za evropejsko razvitie na Bălgarija, ovvero Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria) insieme all’Unione delle Forze Democratiche (Săjuz na demokratičnite sili), ha ottenuto il miglior risultato con il 25,5% dei voti, che si è tradotto in 69 seggi su 240, ma senza garantire una maggioranza parlamentare. Altri risultati significativi includono il 13,74% e 37 seggi del blocco riformista Continuiamo il Cambiamento – Bulgaria Democratica (Prodălžavame promjanata – Demokratična Bălgarija, PP–DB) e il 12,92% e 35 seggi del partito ultranazionalista Rinascita (Vazraždane), mentre la coalizione di sinistra, guidata dal Partito Socialista Bulgaro (Bălgarska Socialističeska Partija, BSP), ha ottenuto un lieve incremento rispetto a giugno con il 7,32% e 20 seggi.
Dopo settimane di negoziati e 11 votazioni, il 6 dicembre la socialista Natalija Kiselova è stata eletta presidente dell’Assemblea Nazionale, dimostrando la volontà delle principali forze politiche di trovare un compromesso. Parallelamente, il Presidente Rumen Radev ha conferito il mandato per la formazione del governo alla coalizione GERB–SDS, in quanto formazione che ha ottenuto il maggior numero di consensi.
Dopo lunghe contrattazioni che hanno coinvolto tutti i partiti, il nuovo esecutivo, guidato dal nuovo Primo Ministro Rosen Željazkov (GERB), è stato approvato il 16 gennaio con una maggioranza risicata di 120 voti su 239 deputati presenti. Si tratta infatti di un governo di minoranza sostenuto da GERB, il Partito Socialista Bulgaro (BSP) e il partito populista ITN (Ima Takav Narod, traducibile come “C’è un Popolo come Questo”), con il sostegno esterno dell’Alleanza per i Diritti e le Libertà (Alians za prava i svobodi, APS), il partito che difende gli interessi della minoranza turca guidato da Ahmed Dogan, e per questo noto anche come APS-Dogan. La squadra del nuovo esecutivo comprende 19 ministri: 11 provenienti dal GERB, 4 di ITN e 4 socialisti.
Željazkov, presidente dell’Assemblea Nazionale tra l’aprile del 2023 e quello del 2024, ha ricoperto anche l’incarico di Ministro dei Trasporti, dell’Informazione delle Tecnologie e delle Comunicazioni tra il 2018 e il 2021, quando il governo era guidato da Bojko Borisov, controversa figura della politica bulgara e leader assoluto del partito GERB. Željazkov succede dunque a Dimităr Glavčev, che guidava un governo ad interim dall’aprile dello scorso anno.
Nonostante la formazione del nuovo esecutivo rappresenti un importante passo avanti, il governo Željazkov si trova ora a fronteggiare un Parlamento altamente frammentato, tensioni sociali ed economiche crescenti, e una popolazione sempre più disillusa dalla politica. Tra le priorità dichiarate figurano il rilancio economico, la lotta alla corruzione e la riforma del sistema giudiziario. Tuttavia, le sfide sono enormi: la prolungata instabilità politica ha rallentato l’accesso ai fondi europei necessari per modernizzare il Paese e ha ritardato l’adozione dell’euro, prevista per il gennaio 2025 ma rimandata ancora una volta a causa del mancato rispetto degli obiettivi di inflazione.
Allo stesso tempo, dal 1º gennaio 2025, la Bulgaria e la Romania sono state ammesse a pieno titolo nell’Area Schengen, portando alla fine dei controlli sulle frontiere terrestri con gli altri Paesi dell’Unione Europea dopo ben tredici anni di attesa. Questo risultato è stato visto come un successo da parte della maggioranza delle forze politiche bulgare, con Sofia che ha superato le reticenze di alcuni Paesi membri, come l’Austria, che sollevava preoccupazioni sulla gestione dei flussi migratori provenienti dall’Europa orientale.
Il nuovo governo rappresenta dunque un tentativo di riportare stabilità politica nel Paese, ma il suo futuro dipenderà dalla capacità di mantenere il sostegno dei partiti della coalizione e di affrontare con successo le sfide economiche e istituzionali che hanno alimentato la crisi. A tal proposito, il Presidente Radev ha sottolineato la necessità di un “dibattito politico significativo” per superare il ciclo di instabilità. Tuttavia, la frammentazione parlamentare e il crescente disincanto dell’elettorato lasciano presagire un percorso complesso, che richiederà compromessi difficili per evitare il rischio di ulteriori elezioni anticipate.
LA FORMAZIONE DEL NUOVO GOVERNO BULGARO
Primo Ministro: Rosen Željazkov (GERB-SDS)
Vice Primo Ministro e Ministro dell’Innovazione e della Crescita: Tomislav Dončev (GERB-SDS)
Vice Primo Ministro: Atanas Zafirov (BSP-Sinistra Unita)
Vice Primo Ministro e Ministro dei Trasporti e delle Comunicazioni: Grozdan Karadžov (ITN)
Ministro delle Finanze: Temenužka Petkova (GERB-SDS)
Ministro degli Affari Esteri: Georg Georgiev (GERB-SDS)
Ministro dell’Interno: Daniel Mitov (GERB-SDS)
Ministro dello Sviluppo Regionale e dei Lavori Pubblici: Ivan Ivanov (BSP-Sinistra Unita)
Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali: Borislav Gutsanov (BSP-Sinistra Unita)
Ministro della Giustizia: Georgi Georgiev (GERB-SDS)
Ministro della Difesa: Atanas Zaprjanov (GERB-SDS)
Ministro dell’Istruzione e della Scienza: Krasimir Valchev (GERB-SDS)
Ministro della Salute: Silvi Kirilov (ITN)
Ministro della Cultura: Marian Bačev (ITN)
Ministro dell’Agricoltura: Georgi Tachov (GERB-SDS)
Ministro dell’Ambiente e delle Acque: Manol Genov (BSP-Sinistra Unita)
Ministro dell’Economia e dell’Industria: Petar Dilov (ITN)
Ministro dell’Energia: Žečo Stankov (GERB-SDS)
Ministro della Governance Elettronica: Valentin Mundrov (GERB-SDS)
Ministro del Turismo: Miroslav Boršoš (GERB-SDS)
Ministro della Gioventù e dello Sport: Ivan Pešev (BSP-Sinistra Unita)
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