di Giulio Chinappi
da https://giuliochinappi.wordpress.com
Mentre il popolo bielorusso ha approvato la riforma costituzionale proposta dal presidente Lukašėnka, la città meridionale di Gomel’ ha ospitato il primo round di colloqui tra le delegazioni di Russia e Ucraina.
Il 27 febbraio si è tenuto in Bielorussia un referendum costituzionale volto ad apportare alcune modifiche alla carta fondamentale dell’ex repubblica sovietica. Il referendum era stato promesso dal presidente Aljaksandr Lukašėnka per venire incontro all’opposizione e limitare i propri poteri rispetto agli altri organi dello Stato. Il nuovo progetto costituzionale è stato approvato dal 65,2% dei votanti con un’affluenza alle urne pari al 78,6%.
La nuova legge fondamentale conferirà uno status costituzionale all’Assemblea Popolare Bielorussa, un organo che riunisce rappresentanti del governo insieme ad esponenti del mondo del lavoro, dell’imprenditoria, della scienza e della cultura, da non confondere con l’Assemblea Nazionale della Repubblica di Bielorussia, ovvero il parlamento di Minsk. La nuova Costituzione conferisce dei poteri effettivi a quest’organo, compreso quello di destituire in casi estremi il capo dello Stato, limitando di conseguenza il primato presidenziale, ed inoltre introduce una limitazione di due mandati presidenziali quinquennali per una singola persona a partire dalle prossime elezioni del 2025, ed il limite di un solo mandato di 11 anni per i giudici della Corte Costituzionale. Nella pratica, questa significa che Lukašėnka non potrà restare in carica oltre il 2035.
“Il referendum nazionale del 27 febbraio sull’introduzione di emendamenti e integrazioni alla Costituzione della Repubblica di Bielorussia si è svolto nel rispetto dei diritti e delle libertà dei partecipanti al referendum e nel rispetto della legislazione nazionale e degli obblighi internazionali della Repubblica di Bielorussia in ambito elettorale”, ha commentato il russo Konstantin Kosačev, che coordinava la squadra di osservatori elettorali della Comunità degli Stati Indipendenti. La missione di osservazione della CSI ha dunque proposto di riconoscere come valido il referendum costituzionale.
Simile anche il commento del kirghiso Kazybek Kochkonov, membro della squadra di osservatori dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai: “Il referendum si è svolto in linea con la legislazione della Repubblica di Bielorussia e con gli obblighi internazionali assunti dal Paese. La missione non ha riscontrato alcuna violazione della legislazione nazionale. La missione riconosce che il referendum si è svolto in modo trasparente e aperto”.
“Il referendum è stato osservato da 195 osservatori stranieri e 45.701 osservatori nazionali. La Commissione Elettorale Centrale (CEC) non ha ricevuto alcuna informazione dagli osservatori su eventuali violazioni della legislazione referendaria“, ha a sua volta dichiarato Igor Karpenko, capo della CEC bielorussa.
I media occidentali hanno anche sottolineato come l’esito referendario apra la strada ad una possibile nuclearizzazione della Bielorussia, dopo che Minsk aveva ceduto le sue armi atomiche alla Russia in seguito alla fine dell’Unione Sovietica. Lukašėnka ha affermato che l’eventuale schieramento di armi nucleari della NATO in Polonia o Lituania potrebbe portarlo a chiedere alla Russia la restituzione dell’arsenale nucleare, e per questo la nuova Costituzione non conterrà più la “neutralità nucleare” della Bielorussia. Per ora, comunque, si tratta solamente di una possibilità in risposta a nuove provocazioni della NATO e a quelle del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, che a sua volta ha invocato una nuclearizzazione del suo Paese nelle settimane precedenti.
In questo momento particolarmente delicato, la Bielorussia sta anche giocando un ruolo decisamente importante come mediatore tra Russia e Ucraina per il conflitto attualmente in corso. Il presidente Lukašėnka aveva più volte affermato che il suo Paese era pronto ad accogliere i colloqui tra Mosca e Kiev, ed il primo round si è effettivamente svolto lunedì per la durata di cinque ore nella città meridionale di Homel’, il secondo centro abitato della Bielorussia, non distante dal confine con l’Ucraina.
“Cari amici, il presidente bielorusso ha chiesto di incontrarvi, di darvi il benvenuto e di fare del nostro meglio per garantire il vostro lavoro“, ha detto all’apertura dei colloqui Uladzmir Makej, ministro degli Esteri bielorusso. “Il presidente Lukašėnka spera sinceramente che in questi colloqui sarà possibile trovare il modo di risolvere tutti i problemi di crisi“, ha proseguito il diplomatico. “Tutti i bielorussi stanno pregando per questo“.
La delegazione russa è stata guidata da un fedele collaboratore del presidente Vladimir Putin, Vladimir Medinskij, con il quale si sono presentati il vice ministro degli Esteri Andrej Rudenko, il vice ministro della Difesa Aleksandr Fomin e il presidente della commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato Leonid Sluckij. Il ministro della Difesa ucraino Oleksij Reznikov ha invece guidato la delegazione del suo Paese, con al seguito numerosi esponenti del governo.
Le parti non hanno rivelato i dettagli dei colloqui, ma secondo Sluckij una seconda seduta potrebbe svolgersi tra pochi giorni. In base a quanto dichiarato dal rappresentante russo, lunedì le parti “si sono scambiate opinioni su tutti gli aspetti chiave della situazione attuale“. Sluckij ha aggiunto che la delegazione diplomatica riferirà il contenuto della prima sessione di colloqui al presidente Vladimir Putin prima di decidere il prosieguo: “Dopodiché, torneremo ai contatti con la parte ucraina e potremo concordare data e ora del prossimo round di colloqui“, ha osservato, aggiungendo che se la parte ucraina manterrà l’approccio costruttivo, il secondo round “non è lontano“.