In che modo le tensioni americane con la Russia hanno influenzato la loro reputazione in Asia?

di Andrew Korybko

da https://oneworld.press

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

questo articolo seppur scritto prima degli ultimi avvenimenti rimane una valida analisi

Il precedente ucraino

La crisi missilistica non dichiarata provocata dagli Stati Uniti in Europa, che non ha ancora scatenato la guerra russo-ucraina che Washington aveva erroneamente previsto sarebbe iniziata mercoledì, ha conseguenze di vasta portata per la reputazione dell’America in Asia. I partner indo-pacifici devono guardare molto da vicino come gli Stati Uniti scappati dall’Ucraina prima di quello che molti temevano sarebbe stato l’incidente, false flag, messo in scena per iniziare le ostilità. L’intelligence russa ha avvertito che questo potrebbe servire come pretesto per schierare armi d’attacco – compresi i missili ipersonici forse un giorno anche in Ucraina – nella regione per erodere le capacità nucleari di un secondo colpo della Russia. Invece di sostenere fermamente Kiev, Washington e i suoi alleati hanno ritirato tutte le forze militari e la maggior parte dei loro diplomatici, nonostante i funzionari ucraini li abbiano condannati per aver inutilmente seminato il panico.

Il fiasco afgano

Ci sono state preoccupazioni molto reali sulla veridicità dei rapporti di intelligence pubblicati dall’America e sulla sua affidabilità come alleato dopo la caotica evacuazione dell’estate scorsa dall’Afghanistan. L’amministrazione Biden sosteneva allora con sicurezza che Kabul non sarebbe caduta in mano ai Talebani nei mesi successivi al ritiro, invece sono entrati senza sparare un colpo mentre le forze internazionali erano ancora presenti. Ancora peggio, l’America ha abbandonato i suoi alleati locali e persino alcuni dei suoi concittadini. Anche l’Afghan National Army (ANA) non è stato in grado di sconfiggere l’insurrezione talebana designata come terrorista, nonostante quasi due decenni di addestramento e circa 83 miliardi di dollari di assistenza militare. Tutto questo ha reso gli alleati dell’America nell’Indo-Pacifico diffidenti sul fatto di poter contare su di essa per “contenere” la Cina.

“Divisioni dello “Stato profondo

Nessuno di loro ha motivo di ottimismo dopo quello che è appena successo in Ucraina. Tanto per cominciare, il fatto stesso che gli Stati Uniti abbiano inaspettatamente reindirizzato il loro obiettivo strategico dal “contenere” la Cina al “contenere” la Russia, il che è stato determinato dalla fazione anti-russa delle sue burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche (“stato profondo”) ottenendo un vantaggio sui loro rivali anti-cinesi – suggerendo che è incapace di “contenere” contemporaneamente entrambe le Grandi Potenze. Per ragioni per lo più legate agli interessi politici interni degli Stati Uniti legati alla feroce faida ideologica tra le sue fazioni concorrenti dello “stato profondo”, l’America ha inavvertitamente segnalato ai suoi partner dell’Indo-Pacifico che non sono più la priorità come credevano, il che deve aver deluso molti di loro.

Un’altra Fake News che precede la guerra

In secondo luogo, gli Stati Uniti hanno fatto affermazioni drammatiche su presunte false flag russe imminenti e persino su una “invasione imminente” prevista in una data specifica, tutto ciò non è avvenuto né mai è stata presentata alcuna prova a sostegno di queste previsioni. I cinici hanno suggerito che tutto assomigliava stranamente alla corsa alla guerra in Iraq del 2003, considerando le informazioni apparentemente false o per lo meno incomplete a cui al pubblico veniva chiesto di credere senza domande. Dopo le previsioni completamente sbagliate dell’intelligence americana sulla caduta di Kabul, le previsioni altrettanto sbagliate sull’Ucraina non potevano che provocare un estremo scetticismo sulla veridicità delle affermazioni pubbliche, per non parlare delle loro intenzioni, visto che tutti ricordano ancora come le agenzie di spionaggio hanno mentito al mondo per entrare in guerra contro l’Iraq.

AUKUS e gli altri alleati asiatici dell’America

Gli Stati Uniti potevano pensare che i loro partner indo-pacifici avrebbero ottenuto qualche consolazione per la sicurezza regionale dall’AUKUS di settembre, ma i loro strateghi non si rendevano conto di quanto scarsa fosse l’ottica di un’alleanza anglosassone che aspira al dominio in Asia a coloro che vivono effettivamente là. Mentre stanno ancora vendendo armi a coloro che le vogliono, come i 14 miliardi di dollari di jet F-15 per l’Indonesia che è stato appena concordato la scorsa settimana, il loro paese non sta ancora assumendo impegni concreti con nessuno tranne con coloro con cui lo hanno già assunto con un trattato. Questi paesi sono Australia, Giappone, Repubblica di Corea (ROK), Filippine e Thailandia. Gli Stati Uniti hanno anche fortemente insinuato che “sosterranno” la provincia cinese canaglia di Taiwan se entra in conflitto con la terraferma.

Il modello emergente

Sia come sia, il precedente ucraino solleva serie domande su ciò che gli Stati Uniti potrebbero avere in serbo per l’Indo-Pacifico. Da ciò che hanno appena fatto in Europa centrale e orientale (CEE), sembra che il modello emergente sia quello di utilizzare ciò che il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha accuratamente descritto come “terrorismo informativo” per aumentare le paure rispetto ad un conflitto regionale, nel caso asiatico sarebbe quello di diffondere la paura della cosiddetta “aggressione cinese”. È importante sottolineare che gli Stati Uniti continuano a fare questo nei confronti della Russia, nonostante lo stesso governo ucraino abbia detto pubblicamente all’America di smettere di fomentare il panico, perché le conseguenze sono state devastanti per la sua economia e la fiducia degli investitori. L’America si è arrogantemente opposta a quella richiesta perché sta facendo tutto questo per i suoi propri motivi.

Fiammate di guerra

Continuando con la previsione di scenario, i precedenti suggeriscono che gli Stati Uniti comincerebbero a inviare grandi quantità di armi a qualsiasi paese che sostenga possa essere “vittima” dell'”aggressione cinese”, potrebbe essere il Giappone, le Filippine e il Vietnam a causa delle loro dispute marittime con la Repubblica Popolare. Anche Taiwan, che non è un paese, potrebbe trovarsi al centro di questa mania di guerra provocata dagli USA. Gli Stati Uniti con l’AUKUS ed insieme agli alleati della NATO (questi ultimi si stanno insinuando sempre più nell’Indo-Pacifico), potrebbero anche inviare consiglieri e addestratori. Poiché la regione è nota per i suoi mari, gli osservatori potrebbero aspettarsi anche alcune navi da guerra. Il risultato finale sarebbe che gli Stati Uniti manipolerebbero le percezioni per far sembrare che stiano cercando di “dissuadere” la Cina dal suo “attacco” fantasma.

La gerarchia regionale dei proxy degli Stati Uniti

Se la Repubblica popolare si preparasse alla guerra difensiva come farebbe qualsiasi paese che si rispetti in caso di aggressione non provocata, allora paesi come Taiwan e Vietnam che non sono alleati di mutua difesa degli Stati Uniti e come il Giappone e le Filippine si ritroverebbero all’improvviso abbandonati esattamente come l’Ucraina. Questo perché gli Stati Uniti probabilmente ritirerebbero i loro militari e la maggior parte dei loro diplomatici (informali nel caso di Taiwan) dal loro territorio una volta che tutto si avvicinerà al culmine prima di quelle che sarebbero probabilmente provocazioni sostenute dagli americani per accendere il conflitto. Tuttavia gli alleati come il Giappone e le Filippine sarebbero in grado di fare affidamento sulle garanzie di sicurezza degli Stati Uniti, il che li rende i più probabili delegati dell’America.

Sciabola giapponese

In uno sviluppo inquietante che potrebbe essere interpretato in modo preoccupante per il ruolo che il paese potrebbe avere in questo scenario potenzialmente apocalittico, il ministro della Difesa del Giappone ha appena sostenuto che il suo paese dovrebbe avere il diritto di lanciare attacchi aerei preventivi contro forze straniere come cosiddetta “auto-difesa”. Anche se questo e un precedente commento del suo nuovo primo ministro sull’attacco alle basi nemiche sono stati considerati dalla maggior parte degli osservatori come se fossero stati detti in riferimento alla Repubblica Popolare Democratica di Corea (DPRK), qualsiasi implementazione di queste proposte nella politica con un tale pretesto potrebbe facilmente portare a usarle contro la Cina. Questo vuole dire che il Giappone potrebbe lanciare un attacco preventivo contro il suo vicino non solo per la disputa sulle isole nel Mar Cinese Orientale, ma anche perché potrebbe essere minacciato durante una crisi provocata dagli Stati Uniti.

La pressione delle sanzioni

Un altro elemento che dovrebbe essere tenuto a mente dal precedente ucraino è quanto gli Stati Uniti hanno lavorato per fare pressione sugli alleati regionali per concordare le cosiddette sanzioni “senza precedenti” contro la Russia nel caso in cui Mosca sia costretta a difendere militarmente le sue linee rosse di sicurezza nazionale di fronte all’aggressione di Washington, sia essa diretta o per procura. La stessa rincorsa alla guerra potrebbe essere prevista anche in Asia, anche se, proprio come è stato difficile per l’America assicurarsi il sostegno dei suoi alleati europei, sarebbe altrettanto difficile per lei fare lo stesso con quelli asiatici. Soprattutto perché la Cina è il loro principale partner commerciale, che non è il ruolo che la Russia ha per l’Europa, tranne quando si tratta di energia.

Rete indo-pacifica

L’ultima strategia indo-pacifica degli Stati Uniti suggerisce che essi daranno priorità alle alleanze e ai legami commerciali nel tentativo di creare reti regionali alternative che cadano fuori dall'”influenza” della Cina, o detto in altro modo, siano dominate dall’America e garantiscano che essa possa indefinitamente mantenere la sbiadita egemonia unipolare in Asia. Questi ambiziosi piani richiederanno un po’ di tempo per essere attuati e non sono attualmente in essere in modo significativo, il che suggerisce che la potenziale replica dello scenario CEE all’Indo-Pacifico potrebbe non verificarsi fino alla fine di questo decennio, se non addiritura non relizzarsi del tutto. C’è anche la possibilità che gli Stati Uniti provochino prematuramente in questa regione una crisi simile a quella che hanno appena avviato contro la Russia con l’intento di accelerare e successivamente galvanizzare i loro piani regionali, ma questo sarebbe rischioso e figlio della disperazione.

Confusione e inaffidabilità

I partner indo-pacifici degli Stati Uniti, con la possibile eccezione del Giappone e forse anche delle Filippine, semplicemente non possono più contare su gli USA dopo quello che è successo lo scorso agosto in Afghanistan e recentemente in Ucraina. L’America ha un record documentato di abbandono di due grandi alleati nell’arco di circa mezzo anno, lasciando l’Afghanistan ai talebani e l’Ucraina alla mercé della Russia. Per essere chiari, gli Stati Uniti speravano davvero di provocare una “invasione russa dell’Ucraina”, ma inspiegabilmente hanno fatto un passo indietro all’ultimo minuto per ragioni che rimangono poco chiare, ma che potrebbero avere a che fare con le loro paure che la Russia sarebbe diventata dipendente dalla Cina perdendo il sostegno dell’UE per le sanzioni. Qualunque siano le ragioni, il punto è che l’America è confusa e inaffidabile.

Il precedente dell’Asia occidentale

Lo “stato profondo” è ancora ferocemente diviso tra le fazioni anti-cinesi e anti-russe, che continuano a contendersi l’una con l’altra l’influenza predominante sulla direzione della grande strategia del loro paese, rispetto a quale grande potenza va data la priorità nel “contenimento”. Incapaci di prendere una decisione e mantenerla, gli Stati Uniti vacillano tra entrambe a spese della loro reputazione nelle due parti dell’Eurasia. Nel frattempo, sta continuando il graduale disimpegno dall’Asia occidentale tra i colloqui nucleari con l’Iran, che hanno spinto i tradizionali alleati israeliani e del GCC* a diversificare pragmaticamente le loro partnership strategiche rispetto alla loro dipendenza finora sproporzionata dagli Stati Uniti, arrivando a relazioni più equilibrate con Russia e Cina, migliorate notevolmente negli ultimi anni.

Il Neo-NAM

Il precedente dell’Asia occidentale suggerisce come i paesi dell’Indo-Pacifico potrebbero reagire alla conclusione dell’allenaza con gli USA che rimangono confusi e inaffidabili per il prossimo futuro a causa dell’apparentemente inconciliabile divisione dello “stato profondo”. Queste nazioni dell’Indo-Pacifico sono per la maggior parte più indipendenti delle loro controparti europee e quindi hanno più flessibilità politica per coltivare relazioni pragmatiche con la Russia e la Cina di fronte alla loro delusione rispetto agli Stati Uniti. L’India ha già riaffermato con orgoglio la sua speciale e privilegiata partnership strategica con il suo storico alleato de facto russo dopo la visita del presidente Vladimir Putin che ha cambiato le carte in tavola lo scorso dicembre e i loro piani informali Neo-NAM potrebbero ispirarne altri a seguire.

Bi-Multipolarità

Questo si riferisce al loro desiderio non dichiarato di assemblare congiuntamente un nuovo Movimento dei Non Allineati per creare un terzo polo di influenza nell’ordine mondiale sempre più bi-multipolare in gran parte modellato dalla competizione tra le superpotenze americana e cinese, e sul multi-allineamento di molte Grandi Potenze sotto di loro. Gli Stati Uniti non dovrebbero quindi dimenticare che ci sono due alternative nella regione alla loro sbiadita egemonia unipolare, e queste sono il Neo-NAM congiunto russo-indiano e naturalmente la Belt & Road Initiative (BRI) cinese che mira a forgiare una comunità di destino condiviso per l’umanità. Qualsiasi grave passo falso strategico nell’Indo-Pacifico, come il tentativo di replicare il precedente ucraino in quella regione, potrebbe portare entrambi a sostituire i piani degli Stati Uniti.

Pensieri conclusivi

Ecco perché tutto ciò che è appena successo nella CEE è così importante per l’Indo-Pacifico, poiché il primo potrebbe finire per essere un assaggio di ciò che verrà nel secondo. La differenza principale, tuttavia, è che l’Europa non è un teatro così rilevante per l’interazione tra il Neo-NAM e la BRI, mentre l’Asia è il luogo perfetto per questo. Questo significa che mentre l’egemonia unipolare degli Stati Uniti sull’Eurasia occidentale rimane ampiamente assicurata, almeno per il momento, non deve essere data per scontata nell’Eurasia orientale, che potrebbe subire lo stesso destino di ciò che sta accadendo in Asia occidentale e meridionale dovei Israele e i paesi del CCG coltivano legami sempre più strategici con la Russia e la Cina, mentre l’India si riallinea con il suo tradizionale alleato de facto russo. Questi processi multipolari potrebbero presto iniziare a rimodellare anche il sud-est asiatico.

*Consiglio di cooperazione del Golfo