Immigrazione e colonialismo

di Lenny Bottai

da https://www.facebook.com

Il cambio di governo ha subito ripreso la polarizzazione centrale, ovvero lo scontro “culturale” riferito ad accoglienza VS respingimento. Due non soluzioni utili a non disturbare il pilota, che rimane il capitalismo globalizzato a prescindere da chi gestisce poi la «baracca Italia».

Né l’una, né l’altra, tanto avranno mai una soluzione al problema delle migrazioni, che niente altro sono che le scorie del colonialismo e della necessità del mondo «dominante» di tenere soggiogate intere nazioni e regioni del mondo per fini economici. Più poveri ed arretrati, non a caso, sono difatti certi paesi, meglio possiamo corrompere chi li dirige e saccheggiare le loro risorse con pochi soldi. Non è un caso difatti che questi sono sistematicamente i più poveri economicamente, seppur sono spesso i più ricchi in termini di risorse e prospettive di guadagno. Il paradigma del problema del gas con la Russia ci dovrebbe aver insegnato qualcosa: se quelle nazioni divenissero soggetti sovrani ed autonomi, qualcuno potrebbe iniziare a porre delle condizioni che impedirebbero a mostri come ENI di fare il bello e il cattivo tempo, accumulando miliardi di utili in pochi mesi. Ecco perché nessun governo sovranista potrà mai impedire ciò che viviamo. Lo scontro è solo a livello “culturale” (scusate il termine, detta così è una bestemmia) tra Meloni, Salvini e soci, che ululano al niente ma poi rappresentano chi ha firmato il trattato di Dublino; e i sinistri che scoprono di essere umanitari quando qualche nave con abbordo decine e decine di disperati viene “sequestrata” dalla destra cattiva (che fa solo scena, poi basta una voce da mamma UE e si accuccia). La sinistra ci avrebbe donato “uno di loro”, come viene definito, ovvero un parlamentare eletto perché ha una storia passata dai campi dove si vive di caporalato e sfruttamento (fin qui tanto di cappello). Tuttavia mi lascia davvero perplesso che si accoda alla nenia umanitaria che ricorre ogni volta, quella delle vite da salvare, delle anime da sbarcare, poste sotto sequestro, e non punta il dito verso chi causa questa emorragia. Perché se una cosa è certa, è che né la destra né la sinistra, una volta finito il braccio di ferro tra accoglienza e respingimento, si cureranno di che vita vanno a fare i malcapitati. Andate anime belle che siete sbarcati dopo un lungo viaggio per vivere una vita degna, vi aspettano i pomodori delle aziende nostrane che altrimenti non potrebbero competere con la grande distribuzione, magari con contratti a voucher promossi da una sindacalista della sinistra moderata; oppure vi aspettano i parcheggi dei supermercati, dei cinema, i giri dei ristoranti con accendini e souvenir vari, il business della contraffazione, conditi da tanti “vaffanculo” della gente stressata da una società frenetica che non ha capito che è vittima quanto voi del sistema; oppure, se proprio questo ufficio di collocamento non vi prenderà, rimane sempre la manovalanza della criminalità organizzata, che ha poi un bel ritorno positivo per la destra quando magari c’è qualche fatto di cronaca che vi riguarda. Al contrario, se fate qualche buona azione, la stampa di sinistra vi darà spazio, come quando succede qualche tragedia in mare, perché piangere è un bello spot elettorale irrinunciabile.

Ma NESSUNO, nessuno di questi, non a caso parla del colonialismo, dello sfruttamento delle terre da cui queste persone arrivano, e del loro sacrosanto diritto di avere una vita dignitosa dove nascono, del fenomeno del saccheggio di risorse, del Land Grabbing, dell’utilizzo dell’Africa come discarica. Neppure quelli che dovrebbero parlare di tutto ciò.

E come mai mi domando?

Forse qualcuno li ha avvisati che non si deve disturbare il conducente, non vogliamo fare la fine del gas con la Russia.

Eccola la guerra di classe che vincono i padroni, quelli che poi culturalmente si dividono tra chi manda a fare in culo il poveraccio che gira tutto il giorno su una spiaggia o entra e esce dai ristoranti per vendere un accendino; e chi a questi gli lascia un euro per sentirsi migliore, senza capire tutto il resto.

La rivoluzione d’ottobre, che ieri qualcuno festeggiava, lanciò un importante appello contro il colonialismo. Oggi ne avremmo tanto bisogno.

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