
di Andrew Korybko
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
un articolo che mostra le contraddizione interimperialistiche fra Usa e Francia, la quale sembra intenzionata a coprire il vuoto geopolitico lasciato da Washington
Lo scorso fine settimana durante un viaggio di due giorni il presidente francese Emmanuel Macron ha visitato i paesi del Golfo Emirati Arabi Uniti (UAE), Qatar e Arabia Saudita. Il suo tour regionale ha portato a diversi risultati significativi. Il primo è che Parigi e Abu Dhabi hanno concluso un accordo da 16 miliardi di euro per 80 aerei da guerra Rafale e 12 elicotteri da combattimento Airbus, il più grande accordo pert la vendita di armi della Francia fino ad oggi. Arriva pochi mesi dopo che gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno rubato alla Francia l’accordo da 31 miliardi di euro per i sottomarini nucleari con l’Australia.
In secondo luogo Macron ha annunciato, mentre era a Doha, che alcuni paesi dell’UE stavano prendendo in considerazione l’apertura di una missione diplomatica congiunta a Kabul per tenere i contatti con il governo de facto dei talebani. Ha notato, tuttavia, che questo non implicherebbe il riconoscimento formale della loro autorità. Va ricordato che la capitale del Qatar è stata la scena dei colloqui di pace tra gli Stati Uniti e i talebani. È anche il luogo in cui molti diplomatici stranieri interagiscono informalmente con i talebani, dato che il gruppo vi ha un ufficio politico.
Infine, il presidente francese ha tenuto una telefonata congiunta a Riyadh tra il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il primo ministro libanese Najib Mikati per appianare le loro recenti differenze. Tra i due è esplosa inaspettatamente una crisi dopo che il ministro dell’informazione libanese (che si è dimesso venerdì) ha criticato la guerra a guida saudita in Yemen. Macron ha quindi dimostrato che la Francia è ancora fondamentale per gestire le controversie nella sua ex colonia levantina.
Questi tre risultati potrebbero complicare la politica regionale degli Stati Uniti e forse anche essere interpretati come una forma asimmetrica di vendetta per aver rubato l’accordo nucleare storicamente senza precedenti della Francia con l’Australia. Per spiegare, nonostante un recente miglioramento nelle relazioni Emirati-Iran, il primo rimane ancora sospettoso delle presunte intenzioni nucleari del secondo ed è scettico sugli sforzi guidati dagli Stati Uniti per rinegoziare l’accordo nucleare. Armare gli Emirati Arabi Uniti da parte della Francia ha lo scopo di mantenere un equilibrio strategico-militare regionale.
Per quanto riguarda il secondo risultato, gli Stati Uniti hanno fatto pressione sui partner per mantenere le distanze dai talebani fino a quando non capitoleranno e faranno unilateralmente delle riforme socio-politiche di vasta portata. La sfida pragmatica di Macron a questa richiesta mira a gestire l’imminente crisi umanitaria di quel paese devastato dalla guerra. Dimostra che la Francia si sta comportando in modo sempre più indipendente, facendo intenzionalmente il contrario di quello che dicono gli Stati Uniti per mostrare la rabbia rispetto ad AUKUS.
Per quanto riguarda l’ultimo risultato di Macron, segnala che la Francia competerà per riempire il vuoto diplomatico-strategico lasciato nelle regioni del Levante-Golfo dopo il graduale disimpegno degli Stati Uniti, che si orientano verso il tentativo di “contenere” la Cina nell’Asia-Pacifico. I partner tradizionali degli Stati Uniti, come l’Arabia Saudita, diffidano sempre più degli USA per questo motivo e anche per i suoi negoziati nucleari in corso con l’Iran. La Francia ha quindi intelligentemente capito che potrebbe essere in grado di sostituire l’influenza decrescente degli Stati Uniti.
Tutto questo complica la politica statunitense. L’egemone unipolare in declino non domina più la regione dell’Asia occidentale in cui aveva precedentemente esercitato il suo dominio. La sua politica di fluttuazione nelle ultime tre amministrazioni (Obama-Trump-Biden) ha preoccupato i suoi alleati tradizionali. L’America non è più considerata come un partner affidabile, ma come un attore auto-interessato che mira solo a promuovere i suoi interessi strategici a breve termine. La Francia è furiosa dopo l’AUKUS e compete attivamente per sostituire l’influenza degli Stati Uniti.
Armare gli Emirati Arabi Uniti è particolarmente significativo, dato che gli Stati Uniti hanno precedentemente affermato che sono stati commessi crimini di guerra da tutte le parti della guerra dello Yemen, in cui Abu Dhabi giocava un ruolo di primo piano. Washington ha anche recentemente criticato Riyadh per le sue presunte violazioni dei diritti umani, cosa che sarebbe stata impensabile sotto la precedente amministrazione. La Francia, essendo stata di recente al centro delle politiche egoiste degli Stati Uniti, è probabilmente vista come una forza di bilanciamento ben vista dagli Emirati Arabi Uniti, dal Qatar e dall’Arabia Saudita.
Mentre l’influenza francese in Asia occidentale aumenta in parallelo con il declino dell’influenza americana, Washington dovrà imparare ad apprezzare Parigi e i suoi tradizionali partner regionali invece di darli per scontati. La sua folle ricerca di “contenere” la Cina a tutti i costi ha inflitto un enorme danno alla strategia statunitense in Europa (Francia) e in Asia occidentale (Emirati Arabi, Arabia Saudita). I vuoti che sta lasciando in quelle parti dell’Eurasia vengono riempiti dalla Francia e da altri, con implicazioni strategiche a lungo termine poco chiare.
Tutto ciò che si può sapere con certezza in questo momento è che la politica americana in quegli spazi strategici viene complicata da una combinazione del danno autoinflitto che il suo “Pivot to Asia” ha causato e dall’opportunismo geopolitico della Francia e di altri. Nuovi ordini regionali hanno una possibilità credibile di emergere, con il risultato finale che i processi multipolari accelereranno. Ciò eroderà ulteriormente l’influenza in declino dell’America in Europa e nell’Asia occidentale, aprendo forse nuove opportunità per tutti.