Il New York Times ha appena ammesso che le sanzioni anti-russe dell’Occidente sono un fallimento

di Andrew Korybko

da https://korybko.substack.com

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Nelle ultime settimane la “narrazione ufficiale” sul conflitto ucraino è passata da una prematura celebrazione della presunta “inevitabile” vittoria di Kiev a un serio allarme sulla sua probabile sconfitta. Era quindi prevedibile, col senno di poi, che anche altre dimensioni della campagna di guerra informativa condotta dal ‘Miliardo d’Oro’ dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti contro la Russia sarebbero cambiate. A riprova di ciò, il New York Times (NYT) ha appena ammesso che le sanzioni antirusse dell’Occidente sono un fallimento.

Nell’articolo di Ana Swanson su come “La Russia evita le punizioni occidentali, con l’aiuto degli amici”, l’autrice cita esperti occidentali, i quali hanno concluso che “le importazioni della Russia potrebbero già essere tornate ai livelli prebellici, o lo saranno presto, a seconda dei modelli”. Ancora più convincente è il riferimento all’ultima valutazione del FMI di lunedì scorso, che “prevede che l’economia russa cresca dello 0,3% quest’anno, un netto miglioramento rispetto alla precedente stima di una contrazione del 2,3%”.

Né il NYT, né gli esperti occidentali citati da Swanson, né il FMI possono essere credibilmente accusati di essere “favorevoli alla Russia”, né tantomeno di essere cosiddetti “propagandisti russi” o addirittura “agenti russi”, il che conferma la constatazione che anche questa dimensione dell’infowar del ‘Miliardo d’Oro’ si è decisamente spostata. Il fatto è che le sanzioni antirusse dell’Occidente non sono riuscite a catalizzare il crollo dell’economia della Grande Potenza presa di mira, che continua a rimanere incredibilmente resistente.

La tempistica in cui questa narrazione è cambiata è importante perché dà credito alla nuova narrativa più ampiamente conosciuta che mette seriamente in guardia sulla probabile sconfitta di Kiev nella guerra per procura della NATO contro la Russia. Dopotutto, se le sanzioni avessero raggiunto l’obiettivo prefissato e sui cui i Mainstream Media (MSM) occidentali guidati dagli Stati Uniti hanno fino ad oggi mentito, allora ne consegue naturalmente che Kiev avrebbe “inevitabilmente” vinto a metà gennaio esattamente come sostenevano che sarebbe successo.

Con questo in mente, il modo più efficace per “riprogrammare” l’occidentale medio dopo avergli fatto il lavaggio del cervello negli ultimi 11 mesi, facendogli prevedere la presunta “inevitabile” vittoria di Kiev, è quello di cambiare decisamente anche le narrazioni supplementari che hanno prodotto artificialmente la suddetta falsa conclusione. A tal fine, è stato dato l’ordine di iniziare a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fallimento delle sanzioni antirusse del ‘Miliardo d’Oro’, ergo l’ultimo articolo del NYT.

Ciò che non viene detto nell’articolo è l’osservazione “politicamente scorretta”, ma comunque fortemente implicita, che il Sud del Mondo guidato congiuntamente dai BRICS e dallo SCO, di cui la Russia fa parte, ha sfidato le richieste del ‘Miliardo d’Oro’ di “isolare” la Grande Potenza multipolare. Nessun organo di stampa lo ammetterà mai, almeno non ancora, ma il loro blocco di fatto della Nuova Guerra Fredda ha un’influenza limitata al di fuori della sua “sfera d’influenza”, recentemente ripristinata in Europa i cui Paesi sono gli unici a subire le sanzioni.

Tuttavia l’ultimo articolo del NYT potrebbe inavvertitamente rendere consapevoli molti lettori, che potrebbero quindi opporsi sempre di più a che i loro governi aumentino l’impegno nella guerra per procura della NATO contro la Russia sotto pressione americana. Il Presidente croato Zoran Milanovic si è recentemente unito al Primo Ministro ungherese Viktor Orban nel condannare questa campagna e nell’aumentare la consapevolezza di quanto sia stata controproducente per gli interessi dell’Europa.

Quando gli europei si renderanno conto di essere gli unici a soffrire per le sanzioni antirusse che il loro padrone americano li ha costretti a imporre e che i loro sacrifici non hanno influito negativamente sull’operazione speciale della Grande Potenza multipolare, potrebbero esserci disordini di massa. È improbabile che ciò possa influenzare i leader controllati dagli Stati Uniti a invertire la rotta, ricordiamo che il Ministro degli Esteri tedesco alla fine dello scorso anno ha giurato di non farlo mai, ma ciò potrebbe invece catalizzare una violenta repressione da parte della polizia.

Il motivo alla base di questa previsione pessimistica è che un’inversione di rotta o quantomeno una riduzione dell’attuale rigido regime di sanzioni anti-russe rappresenterebbe una mossa indipendente senza precedenti da parte di qualunque Stato europeo. Dato che ciò non è accaduto nemmeno negli otto anni precedenti al successo degli Stati Uniti nel riaffermare la loro egemonia unipolare, le probabilità che ciò accada oggi, in queste condizioni molto più difficili, praticamente nulle.

La Germania, l’entità subordinata degli Stati Uniti per la “gestione” degli affari europei nell’ambito della sua nuova strategia di “condivisione degli oneri”, ha leve economiche, istituzionali e politiche più che sufficienti per punire in vario modo i vassalli americani di livello inferiore che si mettono fuori posto. Non è quindi realistico aspettarsi che un singolo membro dell’UE sfidi unilateralmente le sanzioni antirusse dell’alleanza che il suo stesso governo ha precedentemente approvato.

Considerando questa realtà, i leader che vogliono rimanere al potere o almeno non rischiare la guerra ibrida degli Stati Uniti contro le loro economie sono restii a ripristinare una parvenza di sovranità, in gran parte perduta. La loro linea d’azione più pragmatica è invece quella di non partecipare all’aspetto militare di questa guerra per procura, rifiutando di inviare armi a Kiev, esattamente come ha fatto il blocco più pragmatico dell’Europa centrale composto da Austria, Croazia e Ungheria.

È quindi improbabile che la popolazione di questi Paesi protesti contro le sanzioni anche dopo essere stata messa al corrente dei fatti contenuti nell’ultimo articolo del NYT e sia naturalmente giunta alla conclusione che le sanzioni antirusse hanno danneggiato solo le loro economie e non quelle delle Grandi Potenze. I cittadini di Francia, Germania e Italia, invece, potrebbero reagire in modo diverso, soprattutto considerando la loro tradizione di organizzare proteste di massa.

In questo scenario, ci si aspetta che i governi ordinino una violenta repressione da parte della polizia con qualsiasi pretesto, sia che si tratti di accusare falsamente i manifestanti di aver usato per primi la violenza, sia che si tratti di accusarli tutti di essere cosiddetti “agenti russi”. Indipendentemente da come accadrà, il risultato sarà lo stesso: i Paesi dell’Europa occidentale scivoleranno sempre più verso una dittatura liberal-totalitaria, che a sua volta contribuirà a radicalizzare ulteriormente la popolazione verso fini incerti.

Tornando al pezzo del NYT, esso rappresenta una notevole inversione della “narrazione ufficiale”, ammettendo francamente che le sanzioni antirusse dell’Occidente sono un fallimento. Questo coincide con il cambiamento decisivo della narrazione più ampia guidata dai leader americani e polacchi nell’ultimo mese, che oggi mettono seriamente in guardia sulla probabile sconfitta di Kiev nella guerra per procura della NATO contro la Russia. Resta da vedere quali altre narrazioni cambieranno, ma si prevede che inevitabilmente ne cambieranno altre.

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