Il gioco degli aiuti afgani è una scommessa che nessuno può permettersi di perdere

di Andrew Korybko

da http://oneworld.press/

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

questo interessante articolo su una possibile e imminente crisi umanitaria in Afghanistan dimostra i tentativi degli USA di destabilizzare il Paese e la regione per colpire Cina e Russia

L’Afghanistan si sta avvicinando all’abisso, poiché l’imminente crisi umanitaria minaccia di andare fuori controllo se non riceverà urgentemente in un futuro molto prossimo aiuti internazionali per evitare questo terribile scenario. I beni esteri del paese negli Stati Uniti sono stati congelati, mentre le organizzazioni finanziarie globali influenzati dagli USA, come il FMI e la Banca Mondiale, hanno sospeso la partecipazione ai programmi di prestito. I talebani leader de facto dell’Afghanistan non sono riconosciuti da nessun governo del mondo e la maggior parte, come la Russia, li considera ancora ufficialmente terroristi nonostante il Cremlino si impegni pragmaticamente nell’interesse della pace e della sicurezza. Senza una sostanziale assistenza internazionale, la fame e le malattie potrebbero presto scoppiare e potenzialmente catalizzare un altro ciclo di conflitto civile in questa nazione devastata dalla guerra che potrebbe anche portare a una crisi regionale dei rifugiati.

Il problema è interamente politico poiché questi esiti drastici sono qualcosa che nessun paese, tranne i più cinici, vorrebbe che si verificasse, ma la terribile reputazione dei Talebani e le sanzioni internazionali contro di loro rappresentano un serio ostacolo a qualsiasi possibile soluzione. Alcuni paesi come la Cina, il Pakistan, il Qatar, la Turchia ed altri stanno già estendendo l’assistenza senza vincoli all’Afghanistan, ma sono incapaci di prevenire questa crisi apparentemente inevitabile senza che la comunità internazionale si mobiliti sinceramente per questa causa. I 1,2 miliardi di dollari promessi dall’ONU finora non sono sufficienti, dato che il direttore generale del prestigioso Consiglio russo per gli affari internazionali (RIAC) stima che anche la teorica ripresa dei precedenti 5 miliardi di dollari di aiuti annuali degli Stati Uniti all’Afghanistan sarebbe ancora lontana dall’essere sufficiente per evitare che tutto peggiori.

Ciò che impedisce al mondo di unirsi al popolo afgano è la sfiducia prevalente nei confronti dei loro leader de facto. Pochi credono che i talebani si siano riformati, con i sospetti resi ancora più acuti dalla recente nomina del governo ad interim che non ha mantenuto la promessa talebana di inclusione etno-politica. Ci sono preoccupazioni che i Talebani non rispettino i diritti delle minoranze e delle donne e alcuni temono che possano anche mantenere segretamente legami con gruppi terroristici. Organizzare la più ambiziosa campagna di aiuti della storia non solo salverebbe vite afgane e forse eviterebbe un altro ciclo di conflitti civili innescati dall’imminente crisi umanitaria che potrebbe presto scoppiare, ma permetterebbe anche ai talebani di mantenere la loro presa sul potere senza soddisfare le aspettative della comunità internazionale che si aspetta delle riforme.

In parole povere, la vita di milioni di persone è tenuta in ostaggio dalle paure strategiche di alcuni membri della comunità internazionale che hanno una mentalità politica e che vorrebbero presentare il conto ai Talebani per non aver soddisfatto le loro aspettative. Queste ottiche sono anche particolarmente sensibili in molti paesi occidentali dove l’opinione pubblica gioca ancora un ruolo relativamente importante. Nell’attuale contesto di crescente sentimento nazionalista negli ultimi anni e specialmente come risultato dei processi di cambiamento di paradigma a tutto campo catalizzati dagli sforzi non coordinati della comunità internazionale per contenere il COVID-19, potrebbe essere inaccettabile per molte persone che i loro governi promettano generosi pacchetti di aiuti all’Afghanistan anziché investire per i loro cittadini che sono quelli che finanziano questi aiuti internazionali.

La situazione è quindi molto complicata perché queste tre preoccupazioni – prevenire l’imminente catastrofe umanitaria dell’Afghanistan, non ricompensare i Talebani senza che questi dimostrino di essersi riformati ed evitare qualsiasi cosa che possa peggiorare i disordini pubblici nelle società occidentali – sono tutte legittime. Detto questo, si può argomentare che il primo di questi tre è il più urgente, poiché riguarda letteralmente la vita o la morte. Inoltre, le conseguenze potrebbero essere di vasta portata per quanto riguarda i rischi di destabilizzazione regionale che potrebbe seguire. I talebani potrebbero continuare a deludere la comunità internazionale e molti occidentali potrebbero essere disgustati dal loro governo essendo un’organizzazione ancora designata come terrorista, ma il cosiddetto “bene maggiore” di salvare vite umane potrebbe prevalere.

Quando si tratta di organizzare aiuti internazionali per l’Afghanistan siamo difronte ad una scommessa, poiché qualsiasi cosa venga inviata potrebbe non essere sufficiente a prevenire una crisi umanitaria, anche se è sufficiente a salvare la leadership dei Talebani sul paese. La sessione di apertura di questa settimana della 76a Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) e l’inizio della prossima settimana del dibattito generale metteranno alla prova la volontà internazionale per vedere se è possibile organizzare qualche sforzo multilaterale significativo in questo senso. Milioni di vite afgane sono in gioco, ma anche la reputazione di molti paesi di fronte alle accuse di premiare i talebani senza prima riformarsi e rischiare così l’ira dei loro cittadini. Si tratta quindi di una scommessa che nessuno può permettersi di perdere, ma questo non significa che tutti vinceranno perché non esiste una soluzione perfetta.