Il diavolo è nei dettagli: Trump annuncia colloqui per il cessate il fuoco “immediati” tra Russia e Ucraina

di Andrew Korybko

da https://korybko.substack.com

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Trump sembra aver riconosciuto i limiti della mediazione tra Russia e Ucraina nel post pubblicato lunedì dopo l’ultima telefonata con Putin. Ha annunciato l’inizio “immediato” dei negoziati per il cessate il fuoco tra le due parti, ma ha specificato che “le condizioni saranno negoziate tra le due parti, come è giusto che sia, perché solo loro conoscono i dettagli di una trattativa di cui nessun altro è a conoscenza”. Ecco le dieci analisi che spiegano la sua ultima posizione:

* 12 Marzo: “Will Putin Agree To A Ceasefire?

* 1 Aprile: “Trump’s Latest Sanctions Threat Against Russia Suggests That He’s Getting Impatient For A Deal

* 4 Aprile: “Putin’s Economic Envoy Helped Break The Russian-US Impasse On Ukraine

* 10 Aprile: “How Might The US’ Relations With Ukraine & Russia Change If It Abandons Its Peace Efforts?

* 28 Aprile: “Five Significant Disagreements Account For Trump’s Newfound Anger With Putin

* 2 Maggio: “The Amended Minerals Deal Will Likely Lead To More American Weapons Packages For Ukraine

* 3 Maggio: “Five Benefits That The US Would Reap From Coercing Ukraine Into More Concessions To Russia

* 10 Maggio: “The US Is Toughening Its Negotiating Stance Towards Russia

* 13 Maggio: “Third-Party Mediation Between Russia & Ukraine Is Approaching Its Limits

* 17 Maggio: “The Ball’s In Trump’s Court After The Latest Istanbul Talks

Per ricapitolare, finora gli Stati Uniti hanno voluto che la Russia accettasse il congelamento della linea di contatto (LOC) in cambio di una serie di accordi vantaggiosi (probabilmente incentrati sulle risorse), in assenza dei quali potrebbe essere attuato un altro round di sanzioni americane e forse anche la ripresa su larga scala degli aiuti militari all’Ucraina. Le sanzioni sono ancora sul tavolo, ma l’ultimo post di Trump è stato scritto in modo molto più cortese rispetto ad alcuni precedenti che esprimevano una crescente impazienza nei confronti di Putin, suggerendo così che sono stati compiuti alcuni progressi.

Si può solo speculare su ciò che hanno ottenuto durante la loro discussione durata due ore, ma Trump ha lasciato intendere che una diplomazia economica/energetica creativa da parte degli Stati Uniti potrebbe aumentare le possibilità che la Russia scenda a compromessi sull’Ucraina. Ha scritto che “la Russia vuole fare COMMERCIO su larga scala con gli Stati Uniti quando questo catastrofico ‘bagno di sangue’ sarà finito, e io sono d’accordo. Questa è un’enorme opportunità per la Russia di creare un’enorme quantità di posti di lavoro e ricchezza. Il suo potenziale è ILLIMITATO”.

Putin rimane contrario a un cessate il fuoco incondizionato da quando, lo scorso giugno, ha dichiarato che la Russia lo accetterebbe solo se l’Ucraina si ritirasse dall’intero territorio conteso, abbandonasse i suoi piani di adesione alla NATO e fosse tagliata fuori da tutte le forniture di armi straniere. Zelensky ha dichiarato, dopo i colloqui di lunedì, che l’Ucraina non si ritirerà, rimarrà impegnata ad aderire alla NATO e che sarà difficile per gli Stati Uniti convincere gli europei a smettere di armare l’Ucraina, quindi non è chiaro come proseguiranno i colloqui sul cessate il fuoco.

Ciononostante, Putin ha anche affermato dopo la sua telefonata con Trump che “la questione fondamentale, ovviamente, è ora che la parte russa e quella ucraina dimostrino il loro fermo impegno per la pace e raggiungano un compromesso accettabile per tutte le parti. In particolare, la posizione della Russia è chiara. Eliminare le cause profonde di questa crisi è ciò che conta di più per noi”. Il suo desiderio di raggiungere un compromesso reciprocamente accettabile suggerisce che potrebbe mostrare una maggiore flessibilità rispetto al passato, forse attirato dalle offerte economiche degli Stati Uniti.

Sebbene egli desideri che la relazioni tra Russia e Stati Uniti si evolvano in un partenariato strategico a tutti gli effetti dopo la fine del conflitto, la sua riaffermazione della necessità di eliminare le cause profonde della crisi dovrebbe dissipare le speculazioni secondo cui egli sarebbe disposto a “svendersi” abbandonando in cambio gli obiettivi dell’operazione speciale. Ricordiamo che questi obiettivi sono il ripristino della neutralità costituzionale dell’Ucraina, la sua smilitarizzazione, la sua denazificazione e ora anche il riconoscimento delle nuove realtà sul terreno dopo i referendum del settembre 2022.

Il primo e l’ultimo sono chiari, mentre gli altri due lasciano ampio spazio all’interpretazione. Ciò significa che è improbabile che la Russia scenda a compromessi sul ripristino della neutralità costituzionale dell’Ucraina o sul ritiro da qualsiasi territorio che rivendica come proprio. Ipoteticamente, potrebbe congelare la dimensione territoriale del conflitto rinunciando a cercare di ottenere il controllo militare sull’intera regione contesa, a condizione che il resto del territorio controllato dall’Ucraina ottenga l’autonomia promessa al Donbass con gli accordi di Minsk.

Per essere chiari, non vi è alcuna indicazione che ciò sia stato preso in considerazione e si tratta solo di congetture, come la proposta di una regione “trans-dnieperiana” smilitarizzata controllata da forze di pace non occidentali che comprenderebbe tutto il territorio a nord della linea di contatto e a est del fiume. Quest’ultima potrebbe rappresentare un compromesso reciprocamente accettabile sulla smilitarizzazione e la denazificazione, i cui obiettivi lasciano ampio spazio all’interpretazione, come scritto sopra, ma non sembra far parte dei colloqui in corso.

In ogni caso, il punto è che la smilitarizzazione e la denazificazione potrebbero essere i due obiettivi su cui Putin potrebbe realisticamente scendere a compromessi, ma solo per garantire un miglioramento tangibile degli interessi di sicurezza nazionale a lungo termine della Russia. In termini generali, ciò significa che l’Ucraina non dovrà più fungere da proxy della NATO al termine del conflitto, oppure che le minacce che ancora rappresenta in tal senso dovranno essere allontanate dal confine, cosa che potrebbe essere ottenuta attraverso la proposta “Trans-Dnieper”.

Più in generale, l’ideale sarebbe che ci fosse anche un riavvicinamento epocale tra Russia e Stati Uniti, riducendo così notevolmente la probabilità che il membro più potente della NATO possa essere portato ad entrare in guerra contro la Russia da qualsiasi provocazione dei suoi alleati “canaglia”. Questo risultato sarebbe di gran lunga il più significativo per il suo grande significato strategico, quindi è possibile che Putin possa scendere a compromessi maggiori del previsto se pensasse davvero che questo obiettivo fosse alla sua portata.

Allo stesso tempo, Putin è interessato solo a compromessi, non a concessioni unilaterali del tipo richiesto da Zelensky e fortemente suggerito dagli Stati Uniti. Ciò significa che qualsiasi compromesso proponga, soprattutto se inaspettato, dovrà essere ricambiato dall’Ucraina e/o dagli Stati Uniti. Se Zelensky rifiutasse, spetterebbe a Trump costringerlo a conformarsi per non perdere l’opportunità di pace.

Qualsiasi insubordinazione da parte di Zelensky dovrebbe essere trattata con severità, altrimenti il “COMMERCIO su larga scala” con la Russia previsto da Trump, che egli ritiene abbia un potenziale “ILLIMITATO”, andrebbe perso, così come la possibilità credibile di vincere il Premio Nobel per la Pace. Ciò potrebbe tradursi nella sospensione di tutti gli aiuti militari e di intelligence e forse anche nella minaccia di sanzioni contro i paesi europei che continuano a fornirli.

Trump ha accennato alla possibilità di congelare nuovamente gli aiuti militari all’Ucraina, affermando dopo la sua telefonata con Putin che “Questa non è la nostra guerra. Non è la mia guerra… Voglio dire, ci siamo lasciati coinvolgere in qualcosa in cui non avremmo dovuto immischiarci”. Ha anche confermato che Zelensky “non è una persona facile da trattare. Ma penso che voglia fermarsi… Spero che la risposta sia che vuole risolvere la questione”. Se arriverà a considerare Zelensky l’ostacolo alla pace, e non Putin, potrebbe tagliargli nuovamente i fondi.

In definitiva, il diavolo si nasconde nei dettagli dei prossimi colloqui di cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, che a loro volta determineranno in larga misura se gli Stati Uniti procederanno con le sanzioni alla Russia o con il taglio dei fondi all’Ucraina. L’opinione pubblica non è a conoscenza delle strategie negoziali di ciascuna delle parti, né della flessibilità concessa loro dai rispettivi leader, quindi d’ora in poi circoleranno molte fake news, speculazioni e congetture. È quindi necessario prepararsi a tutto questo e migliorare la propria alfabetizzazione mediatica per non essere fuorviati.

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