di Vincenzo Brandi
Nei giorni scorsi è stato ricordato nei mass media italiani, in modo meno evasivo di quanto ci si potesse aspettare, l’assassinio di Gheddafi 10 anni fa da parte di bande jihadiste sostenute da vari paesi europei, dagli USA e dalla NATO, con il probabile intervento diretto di agenti francesi o di altri paesi occidentali.
La rivolta contro Gheddafi da parte di bande jihadiste tribali istigate e finanziate da servizi segreti e agenti occidentali e turchi sarebbe stata facilmente repressa dall’esercito libico, se nel momento della prossima sconfitta degli insorti non fosse intervenuta a loro sostegno l’aviazione della NATO con pesanti bombardamenti, con il sostegno di truppe di terra da parte di alcune monarchie reazionarie del Golfo Arabo e di “consiglieri” della NATO.
Il vero motivo di quell’attacco proditorio non fu la sbandierata difesa dei fantomatici “diritti umani”, ma il fatto che Gheddafi, grande sostenitore dei movimenti anticolonialisti africani (e per questo lodato dallo stesso Nelson Mandela), avesse programmato di creare una banca africana. Questa banca avrebbe danneggiato l’azione del Fondo Monetario Internazionale e di altre grandi banche internazionali e soprattutto il Franco francese ancora usato in gran parte dell’Africa occidentale. Inoltre Gheddafi aveva imposto alle compagnie petrolifere dei contratti estremamente favorevoli alla Libia.
Oggi la Libia, che era il paese con il tenore di vita più alto di tutta l’Africa, è un paese distrutto percorso da bande armate in conflitto. Metà della popolazione è fuggita all’estero. 200 miliardi di Euro libici depositati nelle banche europee ai tempi di Gheddafi sono stati letteralmente rapinati dagli aggressori e mai restituiti.
In occasione dell’anniversario dell’assassinio sono state versate da vari commentatori italiani tardive ed ipocrite lacrime di coccodrillo. Il commentatore più lucido è stato certamente il giornalista esperto di politiche mediorientali e nordafricane, Antonio Negri, già commentatore del Sole 24 Ore ed ora del “Manifesto”. Negri ha ricordato che il criminale attacco alla Libia, cui ha partecipato anche l’Italia su ordine della NATO, si è risolto, non solo nella distruzione della Libia, ma anche in una grave sconfitta per l’Italia. Il nostro paese, che aveva ottimi rapporti economici con la Libia, accordi per la fornitura di gas e petrolio, e persino un patto di amicizia e non aggressione con quel paese, ha operato un vergognoso voltafaccia che si è ritorto a suo danno. Infatti il governo e le imprese italiane si sono viste sostituite da altri contendenti che hanno messo le mani su varie zone della Libia: tra questi soprattutto la Francia, e poi il Regno Unito, la Turchia, e gli Emirati Arabi Uniti. Ѐ rimasta solo qualche modesta fornitura di gas all’ENI.
La vicenda libica ci fa riflettere sulla necessità da parte di molti paesi indipendenti ex-coloniali di difendersi dalle mire neo-colonialiste ed imperialiste. La tanto deprecata Corea Popolare si è assicurata uno scudo protettivo con la sua capacità di rappresaglia attraverso il possibile lancio di missili a lunga gittata con eventuali testate nucleari. Per questo è molto criticata; ma forse bisognerà ricordare la vicenda dell’Iraq di Saddam Hussein, falsamente accusato di possedere armi di distruzione di massa dall’ex presidente Bush, l’ex primo ministro Blair ed il recentemente scomparso ex capo di stato maggiore Colin Powell. Se veramente l’Iraq avesse posseduto quelle armi forse non sarebbe stato mai attaccato e distrutto.
Ha anche destato grande scalpore il lancio di un potente missile supersonico da parte della Cina che ha fatto il giro del mondo. Ma come si dovrebbe comportare la Cina, che spende per gli armamenti 4 o 5 volte di meno degli USA e non ha mai invaso nessun altro paese nei 72 anni della sua esistenza, di fronte a minacciose alleanze come l’AUKUS (Australia, USA, Regno Unito) che esplicitamente prevedono la costruzione di una flotta di sommergibili atomici in funzione anticinese? Il mondo è un luogo sempre più pericoloso. Speriamo che il buon senso prevalga.