I Paesi socialisti sono al fianco della Russia

di Giulio Chinappi

da https://giuliochinappi.wordpress.com/

Messaggi di solidarietà nei confronti della Russia sono arrivati dai governi di Venezuela, Cuba e Repubblica Popolare Democratica di Corea, dimostrando in maniera palese quali sono gli schieramenti in campo nel conflitto ucraino.

La Federazione Russa contemporanea non è l’Unione Sovietica, che ha cessato di esistere nel 1991. Non si tratta dunque di un Paese socialista, né il presidente Vladimir Putin può essere considerato come appartenente a quell’area politica. Queste cose dovrebbero essere scontate, ma è sempre bene ribadirle, in quanto la realtà viene spesso travisata in un modo o nell’altro per estrapolare tesi a proprio vantaggio, tanto da chi afferma che la Russia sia portatrice di un imperialismo identico a quello statunitense, quanto da chi invece paventa addirittura una rinascita dell’URSS sotto Putin.

Non essendo un Paese socialista, la Russia certamente difende i propri interessi politici, strategici ed economici, ovvero non va semplicemente in giro a fare beneficenza. Allo stesso tempo, però, riteniamo che la Russia rappresenti un importante argine all’imperialismo statunitense ed alle sue ambizioni egemoniche su scala globale. Se Mosca effettivamente lavora, come tutte le grandi potenze, per crearsi e mantenere una propria sfera d’influenza, gli Stati Uniti sono l’unico Paese al mondo che ha la pretesa di estendere la propria sfera d’influenza all’intero pianeta, un dato che spesso sfugge ai sostenitori della tesi degli “opposti imperialismi”.

Non è un caso che i Paesi socialisti del mondo si siano schierati a favore della posizione russa nella crisi ucraina, dimostrando una capacità di comprensione della realtà certamente superiore rispetto a quella di molti compagni italiani ed europei, che si sono ridotti a scendere in piazza “per la pace” insieme all’estrema destra.

Il 22 febbraio, il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha espresso la propria solidarietà nei confronti del governo russo di fronte alle continue provocazioni del blocco occidentale a guida statunitense. “Il Venezuela annuncia tutto il suo sostegno al presidente Vladimir Putin nella difesa della pace in Russia, nella difesa coraggiosa del suo popolo e della sua Patria. Tutto il sostegno al presidente Putin!“, ha dichiarato in diretta nazionale il leader della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

Allo stesso tempo, il presidente Maduro ha condannato la NATO per aver voluto circondare la Russia militarmente e strategicamente. Il governo venezuelano attribuisce infatti all’imperialismo nordamericano ed ai complessi di superiorità degli europei occidentali la responsabilità della crisi esplosa in Ucraina: “La coraggiosa Rivoluzione Bolivariana segue la verità, aprendo strade al mondo. Non ci lasciamo sedurre da bugie ripetute mille volte. Sappiamo che Putin sta difendendo il diritto alla pace e la dignità del popolo russo”, ha sottolineato il presidente del Venezuela, condannando la campagna mediatica denigratoria messa in atto contro Mosca.

Il 23 febbraio, anche il Ministero degli Esteri della Repubblica di Cuba ha pubblicato un comunicato con il quale ha espresso il proprio sostegno nei confronti dell’operato del governo russo: “Lo sforzo statunitense di imporre la progressiva espansione della NATO verso i confini della Federazione Russa costituisce una minaccia alla sicurezza nazionale di questo Paese e alla pace regionale e internazionale“, si legge nel comunicato. Cuba ha sempre sostenuto le posizioni russe sin dal colpo di Stato ucraino del 2014, quando Raúl Castro Ruz, allora presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, aveva profeticamente avvertito che le azioni degli Stati Uniti e dei loro alleati nell’ex repubblica sovietica avrebbero potuto portare seri problemi e minacciare la stabilità e la pace nel mondo.

Queste stesse posizioni sono state ribadite anche in un comunicato del 26 febbraio, nel quale Cuba condanna ancora l’imperialismo statunitense ed il doppio standard utilizzato dai mass media occidentali, che condannano la Russia ma non fanno altrettanto con gli Stati Uniti, che si sono resi colpevoli della morte di centinaia di migliaia di civili a causa delle proprie “guerre predatorie”. “La Russia ha tutto il diritto di difendersi, non è possibile raggiungere la pace circondando e mettendo alle strette altri Paesi”, si legge.

Sempre il 26 febbraio, la stampa ufficiale della Repubblica Popolare Democratica di Coreaha diffuso un articolo a firma di Ri Ji Song, ricercatore della Società di Studi Politici Internazionali: “Il pericolo più grande che il mondo deve affrontare ora è la prepotenza e l’arbitrarietà degli Stati Uniti e delle sue forze vassalle che stanno scuotendo la pace e la stabilità internazionali alla base”, esordisce l’accademico nordcoreano. Nell’articolo, Ri ripercorre le principali guerre imperialiste condotte da Washington in tutto il mondo, affermando che “è diventata una legge immutabile che i semi della discordia siano seminati in ogni regione e Paese in cui intervengono gli Stati Uniti e che le relazioni tra gli Stati si deteriorino”.

Successivamente, l’autore si concentra specificatamente sulla questione ucraina: “La causa principale della crisi ucraina risiede a sua volta nell’arroganza e nell’arbitrarietà degli Stati Uniti, che si sono aggrappati esclusivamente alle sanzioni e alle pressioni unilaterali perseguendo solo l’egemonia globale e la supremazia militare in disprezzo della legittima richiesta della Russia per la sua sicurezza. Non a caso i media e gli esperti internazionali commentano che il fattore che ha contribuito alla crisi ucraina è lo squilibrio di potere in Europa dovuto all’espansione unilaterale della NATO e alla sua minaccia, nonché alla grave minaccia per la sicurezza nazionale della Russia”.

Gli Stati Uniti abbelliscono la propria ingerenza negli affari interni degli altri definendola “giusta” per la pace e la stabilità del mondo, ma denunciano senza una buona ragione le misure di autodifesa adottate da altri Paesi per garantire la propria sicurezza nazionale come “ingiustizia” e “ provocazione” – questa è solo l’arroganza dello stile americano e il suo doppio standard”, si legge ancora nell’articolo.

L’autore afferma anche che “sono finiti i giorni in cui gli Stati Uniti regnavano supremi”. Un augurio che speriamo si realizzi in maniera definitiva e al più presto per l’intero pianeta.