di Giuseppe Amata
- Nelle ultime settimane ed in particolare nei giorni scorsi, alcuni avvenimenti hanno riportato in primo piano nella stampa main stream il conflitto in Ucraina, messo in secondo piano per diverse settimane dall’aggressione e dal genocidio compiuti dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza ed in Cisgiordania: a) il blocco, almeno per il momento, dei finanziamenti americani deciso dal Congresso; b) la conferenza stampa del presidente Putin, nella quale ha ripetuto che finché non saranno raggiunti gli obiettivi che hanno dato vita all’Operazione militare speciale, vale a dire la denazificazione, la smilitarizzazione, la neutralità dello Stato ucraino, infine la completa liberazione del territorio delle due Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, ormai quasi ultimata dopo il fallimento della controffensiva estiva dell’esercito di Kiev e di rimando l’avanzata delle forze armate popolari e dell’esercito russo; c) la riunione del Consiglio dell’Unione Europea che ha deciso all’unanimità, senza la presenza in votazione della delegazione ungherese (la quale aveva manifestato il suo netto dissenso) di iniziare la procedura per l’ammissione dell’Ucraina; inoltre i 26 governi favorevoli alla decisione volevano approvare il finanziamento di 50 miliardi di euro (che non sono bruscolini!) per sostenere il regime nazifascista e permettergli di pagare stipendi per la pubblica amministrazione e grosse prebende per politici e generali asserviti agli interessi dell’Occidente collettivo, masono stati bloccati dal veto ungherese e contano di riparlarne entro febbraio per una nuova votazione. Comunque, a parte il veto ungherese, i maggiori leaders dell’Unione sono convinti di trovare il modo per aggirare l’ostacolo e mandare i soldi al regime in sofferenza per le sconfitte militari subite, in modo da combattere fino all’ultimo ucraino disponibile.
- Questi avvenimenti rafforzano la mia convinzione, peraltro manifestata in precedenti articoli, che i maggior sponsor della situazione che sì è determinata ai confini della Russia a partire dal dissolvimento dell’Unione Sovietica sono stati politicamente ed economicamente i paesi dell’Unione Europea, anche se gli Stati Uniti hanno fornito il maggior contributo finanziario e militare a partire dalla fine di febbraio del 2022 ed hanno inglobato le aspirazioni espansionistiche della UE nella dinamica geo-politica statunitense. A mia memoria, negli anni Sessanta e Settanta, tali mire espansionistiche venivano definite dall’Unione Sovietica e dai partiti comunisti europei come “revancismo tedesco”, almeno fino all’inizio della Ostpolitik intrapresa dal cancelliere socialdemocratico Willy Brandt. Conseguentemente, se per ipotesi i deputati e senatori repubblicani del Congresso americano non si piegheranno alla volontà di Biden di continuare a finanziare in modo massiccio l’Ucraina, il peso economico della guerra cadrà maggiormente sui popoli europei, visto che i loro governi dichiarano ad alta voce che sosterranno l’Ucraina fino alla vittoria e in questa solenne dichiarazione fanno a gara a chi è più convinto sostenitore di Kiev, tanto che è difficile giudicare se è Scholz o Macron, se è Meloni o Tusk, a differenza di quanto appariva all’inizio del conflitto, allorché a cospetto di Boris Johnson, ultra sostenitore dei nazifascisti, gli anzidetti personaggi mostravano una certa cautela, ma si è capito dopo che era soltanto un’ipocrisia di facciata essendo coperti dallo scatenato britannico.
- Per capire fino in fondo non soltanto la posizione dei leader europei e la funzione imperialistica della UE, seppur al seguito degli USA e con la copertura NATO, bisogna risalire al dissolvimento dell’URSS, promosso da Eltsin già dopo la sua elezione a presidente della Federazione socialista sovietica russa e In seguito appoggiato da tutte le baronie delle varie Repubbliche sovietiche (leader dei governi federali e regionali nonché dirigenti dei grossi combinat economici, tutti tesserati del PCUS). Ma, a quel tempo, al potere a Mosca non ci stava Ivan il terribile che stroncò la rivolta dei boiardi per difendere l’unità della Russia, ma Gorbacev, il Ponzio Pilato sovietico, che ha indetto il referendum e non ha saputo fare rispettare l’esito a favore dell’Unione. Dato che tutti i boiardi dell’URSS erano a favore dello scioglimento perché pensavano di spartirsi le ricchezze minerarie ed economiche sovietiche (obiettivo realizzato in pieno!), in barba all’esito del referendum è stato decretato lo stesso la fine dell’URSS. Così come, per capire le attuali difficoltà politiche e militari della Russia per sconfiggere i nazifascisti di Kiev e allontanare la minaccia della NATO dai confini russi, bisogna analizzare il dissolvimento dell’URSS e la struttura economica della Russia dopo quel dissolvimento, struttura che è molto diversa ad esempio dalla Bielorussia, unico Stato della ex Unione a rivendicare in gran parte il passato sovietico.
- In una rara critica del periodo eltsiniano, Putin ha detto (se ricordo bene al Forum di San Pietroburgo di due anni addietro), rispondendo ad una domanda, che coloro che hanno deciso lo scioglimento dell’URSS non “sapevano a cosa sarebbero andati incontro”. Questa affermazione non basta, occorre fatti per determinare un’inversione di tendenza. La debolezza politica nella posizione di Putin è di non mettere sotto accusa, come chiede il Partito comunista russo, la gestione di Eltsin revocando tutte quelle decisioni in favore delle privatizzazioni. Anche nel 2014 dopo il golpe a Kiev, Putin ha commesso l’errore di non riconoscere subito le due Repubbliche popolari, come chiedeva il partito comunista, andando invece a firmare gli accordi di Minsk. Giustamente ha dichiarato Angela Merkel qualche mese addietro che quegli accordi davano tempo all’Ucraina di organizzare il suo esercito e riarmarsi con il sostegno NATO. Organizzare significava anche mettere a riposo o espellere tutti i comandanti che non manifestavano entusiasmo verso i nazifascisti. Riconoscere subito le Repubbliche popolari e firmare un accordo di assistenza militare avrebbe comportato l’intervento immediato dopo l’inizio dell’aggressione militare alle Repubbliche popolarii. Infine, quando nel febbraio 2022 Putin riconosce giustamente le Repubbliche e inizia l’operazione militare speciale non la limita al sostegno alle due Repubbliche ma manda l’esercito allo scoperto in direzione di Kiev dove non aveva alcun appoggio da parte della popolazione civile. Il compromesso accettato, in cambio di un falso pronunciamento di Kiev a favore della neutralità dell’Ucraina, permetteva di ritirare le truppe da zone scomode per riposizionarle in altri punti strategici che poi in seguito permetteranno la liberazione di Mariupol e di altre città del Sud costiero. Ma i nazifascisti, con l’aiuto anglo americano, mettevano in scena i “crimini di Bucha”, così come nel 1989, per rovesciare Ceausescu i golpisti rumeni con al seguito le telecamere occidentali, s’inventarono il massacro di Timshoara, riesumando i cadaveri dall’obitorio del cimitero o addirittura dalle stesse tombe. Dopo Bucha si scatena ancora di più la guerra mediatica contro Putin. Certo con il riposizionamento delle truppe russe e con il sacrificio dei giovani combattenti delle due Repubbliche popolari, dopo due anni di conflitto, buona parte del territorio è stato liberato ed è stata respinta la controffensiva dell’esercito ucraino, ormai super armato a livello tecnologico, più di quello russo, a parte l’aviazione e la missilistica in cui la supremazia russa è netta. Due anni di conflitto attestano, a mio modesto avviso, che soltanto facendo leva sulla guerra popolare le posizioni che si conquistano si difendono e si vince, così come è stato per respingere l’invasione napoleonica e quella nazifascista. Se leggiamo attentamente Guerra e Pace notiamo che Tolstoi racconta, dopo l’incendio e l’abbandono della città di Mosca da parte dell’aristocrazia, che i contadini armati iniziarono la guerriglia a Borodino per sconfiggere i francesi e solo dopo è avvenuta la controffensiva dell’esercito zarista comandato dai generali Katuzov, Suvorov ed altri. Così anche a Stalingrado e in generale nelle fasi decisive della resistenza alle armate naziste si ottenne la vittoria grazie alla guerra di popolo e non solo dell’Armata Rossa.
- Se l’Operazione militare speciale ha avuto l’andamento che conosciamo, oggi le contraddizioni che bisogna superare per un esito positivo non sono soltanto di natura militare ma principalmente di natura economica e politica, considerato che le posizioni dei leaders europei non sono orientate ad un cessate il fuoco sulle posizioni attuali delle parti in conflitto. E’ quanto suggerisce il Partito comunista della Federazione russa, sollecitando il presidente Putin a rivedere tutte le decisioni economiche prese da Eltsin e ad operare quelle trasformazioni economiche e sociali che la situazione richiede, perché di fronte all’aggressione della NATO ed alla politica espansiva dell’Occidente collettivo soltanto l’unità delle masse popolari e la guerra di popolo può condurre alla vittoria. Diversamente il conflitto può ristagnare per diverso tempo con esiti imprevedibili. Quello che dopo due anni si può attestare è che l’andamento del conflitto richiede urgentemente la trasformazione economico-sociale della Russia. In mancanza di essa può accadere anche una involuzione che porterebbe a lungo andare alla disgregazione della Federazione. Ma oggettivamente penso che esistano le condizioni per la prima soluzione. Soltanto da essa può avvenire la forza determinante affinché il partenariato strategico tra Cina e Russia possa avanzare in futuro verso livelli superiori, come quel Trattato di Amicizia firmato da Stalin e Mao nel 1950 e in seguito violato da Kruscev a partire dal 1959 e potrà decisamente avanzare la giusta linea politica del Partito comunista cinese per la creazione di una comunità mondiale dal destino condiviso. Soltanto in quel momento si schiuderà la strada anche ai popoli europei, del nord America, del Giappone e dell’Australia per minare le fondamenta dell’imperialismo che porteranno al declino finale dell’Occidente collettivo e aiuteranno il proletariato occidentale a riorganizzarsi come classe antagonistica cosciente e combattiva sotto la guida di ricostruiti Partiti comunisti.
Unisciti al nostro canale telegram