Giudichiamo il papato di Leone XIV dai fatti non da affermazioni di circostanza

di Giuseppe Amata

1. L’articolo di Giulio Chinappi, Leone XIV e il Cattolicesimo sociale che nega la lotta di classe, affronta in modo a mio modesto avviso appropriato il significato dell’elezione del nuovo Papa dopo la scomparsa di Francesco.

E già perché immediatamente dopo la sua proclamazione, nel discorso di presentazione ai fedeli, la sua scandita affermazione “la pace sia con voi …e la pace sia disarmata e disarmante” ha dato il via ai commenti giornalistici dei media ufficiali, i quali ovviamente, come è noto, servono a manipolare l’opinione pubblica e non a capire i fatti e sono stati tutti improntati sulla continuità tra i due Papi. Era facile dirlo ed era un fatto scontato sia per la popolarità conquistata da Bergoglio sia per accreditare bene Leone XIV, anche se tutti i lodatori di Bergoglio post mortem in forma sottile e recondita auspicavano prima ed auspicano ora una netta e tendenziale inversione di tendenza. 

Se ciò va riferito ai commentatori laici, nel linguaggio ufficiale della Chiesa ex abrupto non si coglie mai una inversione di tendenza tra Papi, anche quando essa è stata netta, mentre si coglie caso mai la “differenza di accento” dovuta alla diversa personalità e al loro curriculum pastorale. 

Ed obiettivamente è così, non troveremo mai un rapporto segreto (alla Kruscev per incederci) di un Papa che dileggia un suo predecessore neanche a distanza di tempo.

Pertanto, sono portato ad intervenire con questo mio articolo dopo la pubblicazione dell’articolo di Giulio Chinappi, raccogliendo l’invito esplicito del direttore di marx21.it Marco Pondrelli verso tutti coloro che di tanto in tanto scriviamo nella sua apprezzata rivista comunista ondine per il lavoro che svolge per dibattere i temi che dividono i comunisti e nello stesso tempo per operare verso la ricostruzione del Partito comunista in Italia. 

Dico subito che condivido nella sostanza l’articolo di Giulio Chinappi e farò delle aggiunte tematiche a quanto da lui scritto, sia perché, a parte le affermazioni manipolatore dei mass media, in molti settori progressisti ha fatto un grande effetto l’affermazione “pace disarmata e disarmante”, tanto che alcuni elementi di questi si sono troppo sbilanciati in positivi commenti che un giorno del prossimo o medio futuro dovranno rettificare.

Per far comprendere appieno ai lettori quanto sto per dire, faccio una premessa e quindi riporto alcuni elementi di storia recente per spegnere i facili entusiasmi di molti compagni invitandoli alla riflessione sui fatti che matureranno. 

Per gli elementi, invece, di storia passata, in particolare del periodo in cui avvenne l’elezione di Papa Leone XIII e della sua enciclica “Rerum Novarum” fondante la dottrina sociale della Chiesa per allontanare lo spettro della lotta di classe organizzata (spontanea c’è sempre stata), inoculata dalla teoria marxista con il grande sostegno di Engels e fatta propria dai nascenti Partiti socialisti ed operai, non aggiungo niente a quanto scritto bene da Giulio Chinappi che, come già detto, condivido in pieno.

La premessa è la seguente: la Chiesa Cattolica è un sistema politico di monarchia assoluta non ereditaria ma elettiva e pertanto riesce ad assorbire nel tempo le contraddizioni economiche e politiche che si determinano nel corso della sua storia. Inoltre la Chiesa cattolica, come tutte le altre Chiese nel mondo, anzi forse meglio delle altre, oltre ad avere una sua religione come formazione spirituale e quindi sovrastrutturale, esprime una struttura economica organizzata dai tempi di Costantino che esercita un potere temporale strettamente legato alle classi dominanti di ogni tempo e a quello dei Regni o degli imperi più forti. E quando i maggiori Regni o i maggiori imperi o imperialismi sono entrati in conflitto tra loro la struttura economica della Chiesa sì è dimenata nella conflittualità per cercare di superare quei contrasti, come ad esempio fece Benedetto XV che cercò di non aggravare il conflitto interimperialistico che produsse la prima guerra mondiale, oppure ha appoggiato la parte imperialistica che riteneva più forte, vedi Pio XII che sostenne in forma non tanto mascherata l’asse nazifascita (prima di diventare Papa era stato nunzio apostolico a Berlino) che gli sembrava più forte e vincente, salvo a rettificare man mano che gli alleati risultavano più forti sul campo di battaglia per diventare negli anni seguenti al secondo conflitto un aperto sostenitore della guerra fredda scatenata dall’imperialismo americano e dal suo braccio armato la Nato costituita nel 1949 e che dominava i governi europei (in particolare quello italiano di De Gasperi che già nel 1947 aveva allontanato i partiti socialcomunisti dopo aver accettato un primo assegno di un milione di dollari elargitogli da Truman e poi oltre alle imposizioni del Piano Marshall le prebende per la concessione delle basi militari agli USA nel nostro territorio) scomunicando i socialcomunisti e invitando apertamente a votare per la DC in ogni elezione, a partire da quelle politiche del 1948.

2. Dopo la premessa riporto alcuni fatti:

In seguito alla scomparsa di Pio XII nell’ottobre del 1958, il mondo era completamente diverso da quello della sua elezione (marzo 1939). Il campo socialista rappresentava quasi la metà del mondo ed era ancora compatto, mentre avanzavano i Movimenti di liberazione nazionale spesso legati al campo socialista e di rimando crollava il colonialismo. L’Unione Sovietica, in particolare, aveva lanciato nel 1957 il primo missile balistico intercontinentale di lunga gittata e successivamente i primi satelliti artificiali, di cui uno con la cagnetta Laika a bordo per una settimana per verificare la possibilità di vita di una specie animale). 

La struttura economica della Chiesa cattolica, già storicamente legata alla proprietà terriera e alla classe aristocratica si evolveva nella speculazione immobiliare, rimanendo intrappolata in famosi scandali, ed anche nel capitale finanziario. Il potere della Curia romana era stato incontrastato, ma incominciava a scricchiolare per l’azione di alcuni cardinali e vescovi europei, francesi e tedeschi in particolare, e per i pochi che provenivano dal Terzo Mondo. Il cardinale della Curia indicato da una nutrita forza tradizionalista nel Conclave per l’elezione a Papa fu Alfredo Ottaviani, ma non riusciva ad ottenere la maggioranza dei due terzi dopo lunghe estenuanti votazioni che determinavano lacerazioni interne. I rinnovatori non avevano da parte loro i numeri necessari per imporre un nuovo Papa, magari non italiano allorché stava nascendo l’asse franco-tedesco nell’ambito del MEC dopo il colpo di Stato in Francia nel 1958 che aveva sciolto la IV Repubblica governata dai socialdemocratici, i quali avevano imposto nel secondo dopoguerra il mantenimento del colonialismo in Indocina e in Algeria pagando un elevato prezzo in vite umane (la clamorosa sconfitta a Dien Bien Phu ad opera dei partigiani del presidente Ho Chimin e del generale ministro della Difesa Vo Nguyen Giap e la nascita nel 1956 del FLN in Algeria comandato da Ben Bella e catturato con un atto di pirateria aerea facendo atterrare l’aereo in cui volava in un aeroporto francese) e riportato al potere il generale De Gaulle. 

Venne quindi scelto Angelo Maria Roncalli di 77 anni, patriarca di Venezia, un bonaccione non impegnato nei grandi dibattiti teologici e per la sua età e per il fatto che era un italiano fu proclamato per essere un “Papa di transizione”. Rimase un Papa bonaccione, ma non fu di transizione; tutt’altro, perché approfittando del fatto che la Chiesa è una monarchia assoluta, anche se elettiva, impose decisivi cambiamenti promuovendo il Concilio Ecumenico Vaticano II, scrivendo due importanti Encicliche, la “Mater et Magister”, collocata nel segno della dottrina sociale della Chiesa iniziata da Leone XIII con la “Rerum Novarum” e soprattutto la “Pacem in Terris” che era una netta contrapposizione alla guerra fredda e alla politica del roll back formulata nel 1953 dal Segretario di stato americano Foster Dulles ed allora fallita (ritornerà vittoriosa in seguito al revisionismo krusceviano e all’immoblismo brezneviano con l’azione politica di Giovanni Paolo II impegnato a sostenere Solidarnosc, un sindacato nettamente clericale con obiettivi rivendicativi estremizzanti, o massimalistici che dir si voglia, tipo Potere operaio o Lotta continua degli anni Settanta, e sia in Solidarnosc che nei due gruppetti italiani ci stava dietro la CIA!). Nella “Pacem in Terris” si accettava la nuova realtà del mondo e la coesistenza pacifica fra Stati a regime sociale contrapposto. Inoltre Giovanni XXIII compì atti personali spettacolari, come il ricevimento in Vaticano del direttore della Pravda Agiubei (cognato di Kuscev), fatto molto strumentalizzato dal revisionismo krusceviano e da quello del PCI (nelle elezioni politiche del 1963 il PCI aumentò di un milione di voti) che alla lunga da positivo si trasformò in negativo perché un elemento di corretto rapporto interstatuale (URSS – Santa Sede) divenne considerato un fatto ideologico a sostegno del moderno revisionismo nella polemica ideologica contro il Partito comunista cinese bollato come guerrafondaio perché sosteneva apertamente i Movimenti di Liberazione contro la politica krusceviana che li subordinava alla sua strategia per la creazione di un condominio americano sovietico del mondo.

Quindi dopo la morte di Giovanni XXIII fu eletto nel giugno del 1963 Papa un “dottore della fede”, il cardinale Montini, assumendo il nome di Paolo VI, già arcivescovo di Milano, città che sperimentava una giunta di centro sinistra, mentre nel novembre dello stesso anno dopo l’assassinio di J. F. Kennedy, si costituirà il primo governo di centro-sinistra con la partecipazione organica dei PSI (presidente del Consiglio Aldo Moro, vice-presidente e ministro degli esteri Pietro Nenni).

Paolo VI senza rinnegare le due precedenti Encicliche e la realizzazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, operò una lenta inversione di tendenza, non compì mai facili spontaneismi alla Giovanni XXIII, scrisse l’importante Enciclica “Populorum Progressio” e portò avanti con coerenza la politica di reinserimento della Chiesa al fianco delle grandi potenze occidentali, sebbene non in posizione subordinata.

3. La stessa inversione di tendenza avvenuta alla morte di Giovanni XXIII sono portato a dire, a mio modesto avviso, avverrà adesso con l’elezione di Leone XIV, il quale non rinnegherà certamente l’azione di Francesco, ma la convoglierà nei binari della normalizzazione, cancellando quelle brillanti affermazioni spontanee tipo “la NATO è andata ad abbaiare ai confini della Russia” od anche a commento del 2 per cento del PIL assegnato al riarmo, “ma sono pazzi!” oppure quelle meditate, scritte nelle Encicliche “Laudato si” e “Fratelli tutti”, nelle quali si denunciano le politiche del capitale finanziario internazionale che alimentano le industrie delle armi e quindi per il loro consumo si fomentano le guerre regionali, che danneggiano il sistema ambientale per come richiamato da Francesco d’Assisi in “Fratello sole sorella luna” ed inoltre che le guerre e la devastazione climatica aggravano i movimenti migratori, mentre specificatamente la politica americana del bloqueo verso Cuba o verso altri Paesi aggrava le condizioni di esistenza di quei popoli.

Certo noi valuteremo nei fatti e senza pregiudizi la politica di Leone XIV, non nell’aspetto religioso che non è di nostra competenza perché siamo atei, sì in quello dei rapporti civili fra i popoli e fra le persone, e soprattutto nei rapporti interstatali, proprio perché la Chiesa cattolica è una struttura economica intrecciata con il sistema economico capitalistico e riflette le contraddizioni che si determinano nelle relazioni tra Paesi capitalistici ed imperialistici e anche nelle relazioni tra Paesi a sistemi sociali diversi, sulla base dei 5 principi della coesistenza pacifica sanciti a Bandung in seguito all’azione propulsiva della Repubblica Popolare cinese ed allora anche dell’India di Nehru e dell’Indonesia di Sukarno travolto nel 1965 dal colpo di Stato del generale Suharto, spalleggiato dall’imperialismo americano impegnato nell’aggressione al Vietnam, che portò al massacro di un milione di comunisti (il PC indonesiano era in Asia il più forte partito comunista non al potere). 

Pertanto, proprio nell’epoca attuale caratterizzata dalla crisi del mondo unipolare a guida americana, che ebbe il sostegno negli anni Novanta della UE e del Giappone, in quanto sul dissolvimento dell’URSS la torta da spartire era immensa e sanava i contrasti interimperialisrici degli anni Settanta ed Ottanta, dopo la crisi finanziaria ed economica del 2008, la riorganizzazione della Russia, l’ascesa della Cina come grande potenza economica, la formazione dei BRICS come nuovo modello di relazioni fra Stati a sistemi sociali diversi, sono risorti i contrasti interimperialistici, mentre le guerre diffuse nel mondo, il genocidio dei palestinesi da parte di Israele con l’assistenza militare degli USA e la complicità degli Stati della UE, nonché la politica di riarmo della UE e la sua tendenza verso la fascistizzazione all’interno e all’esterno la guerra alla Russia, il modo come lo Stato Vaticano si collocherà nelle relazioni internazionali, l’azione che svolgerà se moderatrice nei conflitti bellici o se moderatrice nelle contraddizioni interimperialistiche dovrà essere attentamente esaminato senza settarismi ma anche senza facili entusiasmi su frasi di circostanze, anziché sulle azioni reali. 

Non dimentichiamo gli insegnamenti gramsciani, proprio perché la Chiesa cattolica è, come già detto, principalmente una struttura economica consolidata, oltre che espressione di una religione altrettanto consolidata in due millenni, consistenti ad esempio non solo nell’individuare la grande “Questione meridionale” dopo l’unità d’Italia, ma anche che tale “Questione” si scindeva in quelle “contadina” e “vaticana”.

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