di Giulio Chinappi
da https://giuliochinappi.wordpress.com
Le recenti elezioni in Sassonia e Turingia hanno segnato una svolta storica nella politica tedesca, con l’affermazione dell’estrema destra di AfD e l’ascesa del nuovo partito di sinistra BSW. Questi risultati riflettono la crescente disillusione degli elettori verso i partiti tradizionali.
Le elezioni svoltesi lo scorso 1º settembre nei due Länder orientali della Sassonia e della Turingia hanno avuto grande eco mediatica non solo in Germania, ma anche nel resto d’Europa, rappresentando un nuovo capitolo della crisi dei sistemi politici del nostro continente, con l’emergere di forze percepite, per l’appunto, come anti-sistema, a fronte di un sistematico calo dei “partiti tradizionali”.
Il risultato più clamoroso giunge dalla Turingia, dove Björn Höcke (in foto a destra), candidato del partito di estrema destra Alternativa per la Germania (Alternative für Deutschland, AfD) ha vinto le elezioni, mettendosi in pole position per occupare l’incarico di ministro-presidente del Land. AfD ha infatti conquistato il 32,8% delle preferenze ed eletto 32 rappresentanti nell’emiciclo di Erfurt, superando in questo modo l’Unione Cristiano-Democratica di Germania (Christlich Demokratische Union Deutschlands, CDU), fermatasi al 23,6% dei consensi con 23 seggi conquistati.
In Sassonia, invece, la CDU del ministro-presidente Michael Kretschmer, in carica da due mandati, è riuscita a mantenere il primato, battendo di poco Jörg Urban (AfD). I cristiano-democratici, nonostante un leggero calo rispetto alle precedenti elezioni, hanno ottenuto il 32,1% delle preferenze, eleggendo 41 rappresentanti, mentre l’Afd, sconfitta per poco meno di 30.000 schede, si è fermata al 30,6%, conquistando un solo seggio in meno rispetto alla CDU.
Ma l’emergere dell’estrema destra in Germania non deve offuscare i risultati ottenuti dal nuovo partito di sinistra fondato da Sahra Wagenknecht (in foto a sinistra), BSW (nome ufficiale Bündnis Sahra Wagenknecht – Vernunft und Gerechtigkeit, ovvero “Alleanza Sahra Wagenknecht – Ragione e Giustizia”). Dopo aver ottenuto sei seggi alle recenti elezioni europee, ottenendo poco più del 6% su scala nazionale, BSW ha raggiunto risultati notevoli nelle prime elezioni regionali alle quali ha preso parte, emergendo come terza forza politica sia in Sassonia che in Turingia. Nel primo caso, BSW ha ottenuto l’11,8% delle preferenze con 15 seggi conquistati nell’emiciclo di Dresda, mentre in Turingia ha addirittura raggiunto il 15,8%, eleggendo lo stesso numero di rappresentanti nel Landtag.
A pagare le conseguenze dell’emergere della nuova formazione di sinistra sono sia Die Linke che il Partito Socialdemocratico di Germania (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD), che perdono consensi in entrambi i Länder. Dopo aver governato la Turingia con la presidenza di Bodo Ramelow, Die Linke ha visto i suoi voti più che dimezzati, ottenendo solo il 13,1% delle preferenze e 12 seggi, meglio comunque della SPD, relegata al rango di quinta forza politica regionale con il 6,1% delle preferenze (6 seggi). In Sassonia, invece, la SPD ha limitato i danni, confermando i suoi dieci scranni (7,3%), mentre Die Linke non ha superato neppure il 5%, passando da 14 a soli sei eletti.
I successi dell’estrema destra e l’esplosione del nuovo partito di Sahra Wagenknecht possono apparire sulla carta contraddittori, ma in realtà sono entrambi figli della grande insoddisfazione dell’elettorato tedesco nei confronti del sistema dei “partiti tradizionali” (soprattutto CDU e SPD, ma oramai anche Die Linke, sempre più percepita come stampella dei socialdemocratici). Se l’ascesa di un partito come AfD deve certamente preoccupare, viste le malcelate simpatie naziste di molti dei suoi militanti, non bisogna incorrere nell’errore di scambiare il sintomo per la malattia, quest’ultima risiedendo proprio nello stesso sistema politico democratico borghese, di cui abbiamo già trattato in un nostro recente articolo.
Come dichiarato da Sahra Wagenknecht in campagna elettorale, le due elezioni regionali – e anche la prossima in Brandeburgo – rappresentano un referendum contro la “coalizione semaforo”, che, oltre ai socialdemocratici, include anche gli ecologisti (Bündnis 90/Die Grünen) e i liberaldemocratici (Freie Demokratische Partei, FDP), altri due partiti fortemente ridimensionati dalle elezioni in Sassonia e Turingia, al punto che alcuni analisti immaginano già una possibile crisi di governo a livello federale, con il cancelliere Olaf Scholz che ne esce decisamente indebolito.
“È molto probabile che le fratture che stiamo ora osservando nel sistema partitico dell’est siano il preludio di uno sviluppo a livello nazionale“, si legge in un articolo pubblicato da Wolfgang Hübner su Neues Deutschland, quotidiano di stampo socialista. “Questo avviene anche perché i partiti tradizionali falliscono di fronte alle sfide del mondo odierno, di fronte alle contraddizioni sempre più accentuate“. Tutto questo viene ulteriormente accentuato proprio nei Länder orientali, quelli dell’ex DDR, nei quali non si è mai realmente realizzato quel miracolo economico promesso dopo la tragedia dell’Anschluss.
Per quanto riguarda la formazione dei nuovi governi regionali, le prossime settimane si annunciano molto intense dal punto di vista delle contrattazioni tra le forze politiche. I partiti tradizionali vorrebbero evitare a tutti i costi un governo dell’AfD, ma questo appare sempre più difficile, soprattutto i Turingia. L’alternativa sarebbe la formazione di un governo regionale di Große Koalition con il coinvolgimento del maggior numero possibile di forze politiche, probabilmente sotto la guida del cristiano-democratico Mario Voigt. In Sassonia, invece, un nuovo patto tra CDU, SPD e Verdi, la stessa alleanza che ha governato fino adora, potrebbe garantire un terzo mandato al ministro-presidente Michael Kretschmer, ma con un solo seggio di margine.
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