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di Giulio Chinappi
Ex ambasciatrice cinese nelle Filippine, in Australia e nel Regno Unito, nonché ex viceministro agli Affari Esteri, Fu Ying è attualmente presidente della Commissione Affari Esteri del parlamento di Pechino. Di seguito la traduzione dell’articolo pubblicato da Fu Ying lo scorso 26 agosto sulle pagine del South China Morning Post di Hong Kong.
Negli ultimi mesi sono passati dagli uffici di Capitol Hill più documenti legislativi riguardanti la Cina di quanto non sia mai avvenuto in passato, per lo più suggerendo politiche di contrasto o restrittive nei confronti della Cina e del popolo cinese.
Il 9 giugno, il Senato degli Stati Uniti ha approvato l’Innovation and Competition Act del 2021. Combinazione di diversi progetti di legge relativi alla Cina, tra cui l’Endless Frontier Act, lo Strategic Competition Act del 2021 e il Meeting the China Challenge Act del 2021, l’Innovation and Competition Act copre un’ampia gamma di questioni e dimostra un consenso bipartisan affinché gli Stati Uniti si impegnino in una competizione strategica a lungo termine con la Cina.
Capitol Hill è ora in prima linea nella formulazione della strategia di contenimento degli Stati Uniti contro la Cina. Ma la sua credibilità è in serio dubbio, poiché i suggerimenti politici presenti nella legge sono tratti da conclusioni basate su disinformazione e immaginazione personale.
Non c’è niente di sbagliato nello scopo dell’atto, che è quello di stimolare il ringiovanimento americano, poiché qualsiasi paese può scegliere di motivarsi attraverso la competizione esterna. Tuttavia, è irresponsabile o addirittura pericoloso rendere la Cina un nemico immaginario, persino uno spauracchio della scienza e della tecnologia, che non farà altro che suscitare l’antagonismo tra i due popoli.
Ecco alcuni dei difetti presenti nella legge. Le sezioni 3002 e 3401 affermano che la Cina manca di protezione della proprietà intellettuale. Eppure la Cina ha fatto rapidi miglioramenti nell’ultimo decennio nella protezione della proprietà intellettuale per amore dell’innovazione.
Una mossa legislativa degna di nota, tra le tante, è la legge sugli investimenti esteri del 2020 che salvaguarda i diritti e gli interessi legittimi degli investimenti esteri contro la violazione della proprietà intellettuale. La legge vieta anche l’uso di mezzi amministrativi per forzare il trasferimento di tecnologia.
Inoltre, diverse leggi relative alla proprietà intellettuale sono state modificate, con un risarcimento punitivo per gli illeciti che è stato quintuplicato. Le principali città, tra cui Pechino, Shanghai e Guangzhou, hanno istituito tribunali speciali per la proprietà intellettuale e, nel 2020, sono stati segnalati 3.176 casi di proprietà intellettuale relativi alla tecnologia, di cui 2.787 conclusi.
Anche la Camera di commercio americana in Cina, nell’edizione 2021 del suo libro bianco sull’ambiente imprenditoriale cinese, ha riconosciuto il miglioramento della Cina sulla protezione della proprietà intellettuale. Bisogna ricordare a Capitol Hill che le sue cosiddette nuove scoperte sono obsolete.
La sezione 3252 sostiene che il governo cinese intende rafforzare il proprio controllo raccogliendo i dati privati dei cittadini tramite società tecnologiche. Neppure 1uesta affermazione non può essere supportata dalla realtà in Cina.
Il codice civile cinese e la legge sull’e-commerce vietano la raccolta eccessiva di dati individuali e richiedono alle autorità competenti di adottare le misure necessarie per proteggere la sicurezza dei dati e delle informazioni fornite dalle imprese di e-commerce.
La sezione 3252 afferma inoltre che la Cina sta esportando un modello di governance basato su un sistema di monitoraggio dei dati. Sul fronte politico, la politica coerente della Cina è stata quella di non imporre la sua ideologia e il suo sistema politico ad altri Paesi, così come non accetterebbe che gliene fosse imposto uno. Gli Stati Uniti possono imparare dalla Cina e smettere di interferire negli affari interni di altri Paesi e imporre il proprio modello e i propri valori.
Le sezioni 3002 e 3401 della legge accusano il governo cinese di incoraggiare e autorizzare il furto di tecnologie critiche e segreti commerciali da imprese straniere. Tuttavia, gli attacchi informatici sono vietati in Cina.
La Cina ha lanciato l’Iniziativa globale sulla sicurezza dei dati lo scorso settembre, invitando le nazioni a opporsi alla sorveglianza, agli attacchi informatici e al furto di informazioni contro altri paesi. La stessa Cina è stata vittima di attacchi di hacking.
Secondo il National Computer Network Emergency Response Technical Team/Centro di coordinamento della Cina, nella prima metà del 2020 sono stati registrati un totale di 5,31 milioni di attacchi contro host cinesi da parte di 52.000 programmi stranieri. Come indicato, tra le catture di malware stranieri, il numero di attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) esteri e backdoor impiantate nei siti Web cinesi, gli Stati Uniti erano in realtà la fonte più comune.
La sicurezza dei dati e di internet è una sfida globale, e sia la Cina che gli Stati Uniti stanno combattendo il crimine informatico. I due Paesi dovrebbero scambiarsi informazioni e lavorare insieme per reprimere questi crimini invece di inimicarsi l’un l’altro, il che non farà altro che esacerbare il problema.
Sulla Belt and Road Initiative (nota in italiano come Nuova Via della Seta, ndt) della Cina, le sezioni 3235 (a) e 3401 (11) della legge affermano che “espande le capacità di proiezione del potere per l’Esercito Popolare di Liberazione” e minaccia la sicurezza degli Stati Uniti e dei suoi partner strategici. Sostengono inoltre che l’iniziativa escluda la partecipazione di Stati Uniti ed Europa.
Questa visione contrasta con la realtà. La Belt and Road Initiative presenta progetti infrastrutturali senza alcuna componente militare. Per ogni progetto infrastrutturale, le questioni di sicurezza sono di competenza degli Stati sovrani interessati.
La Cina ha una sola base militare estera, a Gibuti, il cui ruolo è quello di rifornire la marina cinese nelle missioni dell’ONU nelle acque del Golfo di Aden e della Somalia.
La Belt and Road Initiative comprende circa 140 Paesi e oltre 30 organizzazioni internazionali. Anche alcune società statunitensi si sono unite per fornire attrezzature, esperienza di gestione e servizi finanziari. Sebbene l’iniziativa Build Back Better World guidata dagli Stati Uniti sia vista da alcuni media come una rivale della Belt and Road Initiative, se messe in moto, le due potrebbero completarsi piuttosto che indebolirsi a vicenda.
In generale, il testo della legge è pieno di informazioni inaffidabili e non verificate sulla Cina che non possono fungere da solide basi politiche. Come ha detto alla stampa il nuovo ambasciatore cinese negli Stati Uniti, Qin Gang, la Cina spera in una relazione “razionale, stabile, gestibile e costruttiva” con gli Stati Uniti.
Per raggiungere un tale obiettivo, i due Paesi devono prima prendere una misura ragionevole e realistica l’uno dell’altro ed evitare di essere fuorviati da storie e informazioni inaffidabili. Da parte della Cina, questa dovrebbe compiere uno sforzo maggiore per comunicare con il mondo, anche con la società americana, per ridurre le incomprensioni.
È anche importante che la Cina e gli Stati Uniti agiscano come esempi e cooperino per affrontare le sfide globali, comprese quelle menzionate nella legge, a beneficio dei popoli di entrambi i Paesi e del mondo.
Se vogliamo competere, è necessario guidare la concorrenza in una direzione equa e positiva. Come notato dal presidente cinese Xi Jinping, la competizione tra Stati Uniti e Cina dovrebbe essere più simile a una gara in pista e meno a una lotta nell’arena del wrestling.