Uscire dall’euro si può, anzi si deve

euro grungedi Alessandro Pascale*
da collettivostellarossa.it

Pubblichiamo come contributo alla discussione

A leggere l’articolo uscito sul Manifesto (http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=25215) del grande economista Giorgio Lunghini si rischia di rimanere traumatizzati. Non solo per le cifre e i dati spaventosi elencati, ma soprattutto per la totale subalternità culturale-ideologica che offre l’autore nei confronti di quella che Marx chiamava la “merda economica”. Lunghini presenta uno scenario terrificante facendo riferimento ad un’uscita dell’euro sviluppata entro gli schemi capitalistici e con politiche di sostanziale continuità con quelle liberiste. Dimentica però che un’uscita dall’euro si può svolgere in maniere diverse: da destra o da sinistra dicono i volgarizzatori; sarebbe meglio dire: andando ad intaccare i rapporti di produzione capitalistici oppure no. L’idea che basti uscire dall’euro per raggiungere la salvezza non passa per la testa di nessuno. È infatti evidente a tutti che un passo del genere genererebbe enormi difficoltà di gestione ad un Paese che intenda procedere per questa strada, qualunque siano le modalità con cui si svolge tale processo. Tante sono le domande che bisognerebbe fare, ma una cosa è certa: lo scenario catastrofico immaginato da Lunghini non solo non sembra essere realistico, ma se non fosse nota la buona fede e gli anni di provata competenza teorica nella critica dell’economia politica, si sarebbe quasi costretti a pensare che sia stato scritto appositamente per favorire lo status quo attuale, nell’interesse cioé dei gruppi di potere imperialisti che oggi dominano l’Europa.

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