Unione Europea: una minaccia per la democrazia

di Rui Paz, “Avante”, settimanale del Partito Comunista Portoghese | www.avante.pt

europa crisiTraduzione a cura di Marx21.it

Una parte significativa delle élites federaliste che oggi si vede obbligata a prendere le distanze dall’euforia che ha salutato l’euro, il Trattato di Lisbona e altre tappe del processo di integrazione dell’Unione Europea (UE), continua a difendere la tesi secondo la quale la soluzione all’attuale crisi politica, economica e sociale passerebbe per “più Europa!”. Critica, e a ragione, la cancelliera della Germania come dittatore per le sue minacce e azioni contro la sovranità dei popoli, ma ripete le parole d’ordine che conducono esattamente a ciò che è preteso dal grande capitale tedesco, il rafforzamento del suo potere d’intervento nell’orientamento politico dei governi degli altri stati. “Più Europa!” significa in realtà ulteriore approfondimento del federalismo, più egemonia tedesca, più regressione sociale e attacchi alla democrazia, più militarismo.


In verità, l’UE, nella misura in cui prosegue il suo sviluppo, si trasforma sempre di più in un’autentica minaccia contro la sovranità della maggior parte degli stati-membri e in un pericolo mortale per le conquiste democratiche e sociali ottenute dalla lotta dei lavoratori dopo la sconfitta del nazifascismo.

La brutale offensiva sul piano sociale è accompagnata da un attacco serrato contro la sovranità dei popoli e i principi della democrazia. Gli adepti del federalismo cercano di nascondere che senza il rispetto della sovranità di ogni Stato e della volontà di decisione di ogni popolo non c’è democrazia possibile.

Non dobbiamo dimenticare che tutto il processo di integrazione dell’UE ha evitato la democrazia come il diavolo la croce. Quante decisioni importanti sono state prese nel chiuso delle stanze ministeriali, proibendo referendum e consultazioni popolari? Quanti processi elettorali in cui gli elettori avevano votato contro le proposte dell’UE sono stati ripetuti fino a quando il risultato è corrisposto agli obiettivi desiderati?

Nel momento in cui la “troika interna”(i partiti di governo e dell’ opposizione “socialista” del Portogallo, ndt) si mette d’accordo all’Assemblea della Repubblica per ratificare il cosiddetto “trattato di bilancio” è indispensabile ricordare che il principale obiettivo del passaggio federale che si sta preparando non è solo la riduzione del deficit ma, con il pretesto della diminuzione del debito, far pagare alla stragrande maggioranza del popolo gli effetti della crisi, ottenendo così un cambiamento fondamentale della distribuzione della ricchezza prodotta a favore del grande capitale. Nella logica imperialista, il prezzo della forza lavoro dovrà scendere a un livello insopportabile per chi lavora in tutti gli Stati dell’UE. E’ una mentalità da campo di concentramento e di lavoro schiavistico che si pretende di legalizzare con la parola d’ordine “più Europa!”.

Quanto più il processo di integrazione dell’UE avanza, tanto più i popoli colpiti avvertono il carattere sovversivo e antidemocratico del processo di integrazione capitalista in Europa e l’esistenza di un potere illegittimo destinato ad alimentare una situazione di colpo di Stato permanente contro gli stessi principi del parlamentarismo.

Oggi, è facile verificare come il Partito Comunista Portoghese, attraverso la voce dell’allora suo Segretario Generale, Alvaro Cunhal, avesse avuto perfettamente ragione quando metteva in guardia: “Con strutture federative e un governo centrale di fatto, con politiche comuni imposte dai paesi più sviluppati e potenti, con la trasformazione dei paesi meno sviluppati in paesi periferici senza una propria politica, con l’accettazione passiva e sottomessa di una NATO autonoma comandata dagli Stati Uniti e che trascina i popoli in guerre criminali – questa nuova Europa soffoca e liquida la sovranità degli stati meno sviluppati , non serve gli interessi del popolo e della nazione portoghese”.

Come in altri momenti della storia dovranno essere i popoli a difendere e a conservare i loro diritti e conquiste e la stessa Democrazia.