a cura di Enrico Vigna
In questo articolo si connotano molto chiaramente alcuni aspetti che potrebbero portare, ad una lettura che vada al di là delle situazioni di realtà contingenti, a intravedere futuri sviluppi, che non sono certo portatori di pace e comprensione tra i paesi, ma al contrario di possibili nuove conflittualità, anche militari; che per ora non sono evidenti anche se già presenti, pur se a bassa intensità, nella realtà politica dell’est Europa.
Il primo aspetto è la pressione al riarmo dei governi che sono sotto il controllo politico della NATO e degli USA, che incrementano politiche aggressive. Ciò avviene con un’aperta e rischiosa strategia, fatta di ostilità politiche, culturali e storiche, che si configura come “russofobia”. Questo accade utilizzando spregiudicatamente le forze neonaziste e fasciste lì presenti.
Il secondo aspetto si verifica a causa delle contraddizioni esistenti in questi paesi tra le forze nazionaliste più radicali; tali forze si ispirano ad una forma di neonazismo, che portano i vari governi, per tenerle alleate, a spingerle su temi identitari nazionali e sciovinisti, anche se nella storia, queste posizione sono sempre state responsabili di conflitti e guerre.
Nel caso di Ucraina e Polonia, citato specificatamente nell’articolo, vi è il caso del Kresy orientale: il 15 luglio 2009 il Parlamento, polacco saldamente legato a logiche nazionaliste identitarie, adottò una risoluzione sul “Tragico destino dei polacchi del Kresy orientale”, dove è usata la definizione di “genocida” in relazione al “massacro di Volyn”, nella Galizia orientale. In questa regione, tra marzo e luglio del 1943, l’esercito collaborazionista ucraino dell’UPA- OUN (i cui banditi, oggi sono riconosciuti istituzionalmente come eroi dell’Ucraina), massacrò la popolazione civile polacca con decapitazioni, impiccagioni, stupri ed esecuzioni di massa; si trattò di quasi 60.000 uccisi, tra cui vecchi, donne e bambini. Contemporaneamente operarono una spietata pulizia etnica tesa a cacciare i polacchi lì residenti.
Questo massacro da parte dei nazisti ucraini, provocò, di conseguenza, rappresaglie in Polonia contro la popolazione ucraina lì stanziata, che vennero compiute dall’esercito di Craiova (AK) e da altre organizzazioni nazionaliste polacche ad esso alleate.Военно-политическое руководство АК считало Западную Украину «исконно польскими землями» и стремилось создать там относительно сильные структуры, для того, чтобы встретить Красную армию.La leadership militare-politica dell’AK considerava l’Ucraina occidentale come una “terra primordialmente polacca” e riteneva l’UPA-OUN il principale nemico della Polonia, persino più dell’Armata Rossa.
Польский Сейм квалифицирует Волынскую резню как геноцид[4] польского населения.
Ecco, in questo caso, oggi di fronte alle politiche scioviniste polacche (ispirate a letture che ideologicamente dovrebbero essergli vicine: anticomunismo, russofobia, neonazismo, aspirazioni al totalitarismo), Volodymyr Viatrovych, una delle figure politiche più rilevanti del nazionalismo radicale ucraino, direttore dell’Istituto ucraino del ricordo nazionale,(un ente che ha il compito di propagandare sotto il profilo accademico nel paese, le letture più estreme e scioviniste della storia ucraina), rispecchia una profonda contraddizione. Su chi può contare l’Ucraina del golpe di Maidan e dei Battaglioni neonazisti ATO?
Ma questa contraddizione, propria di tutte le politiche identitarie e scioviniste nazionali, per l’Ucraina di oggi, investe anche le relazioni con la Romania (per via della minoranza rumena nella Bucovina), e con l’Ungheria in Transcarpazia, ed anche il nodo con Moldova e Pridnestrovie. Stessi protagonisti, stesse esplosive contraddizioni.
L’ultimo dato che emerge dall’articolo (che rappresenta anche un seme di speranza per il popolo ucraino soggiogato dagli eventi, per una ripresa del suo futuro nelle proprie mani), è che tutto questo groviglio di contraddizioni ideologiche e politiche, potrebbe portare a intravedere un processo crescente di conflittualità interne alle forze radicali e neonaziste, che combinate al costante impoverimento economico e alla distruzione delle condizioni di vita degli ucraini, potrebbe causare processi di riorganizzazione e di lotta degli strati popolari contro questi falsi patrioti, in realtà utili idioti e servi delle politiche straniere imperialiste di NATO, USA e UE.
Alla faccia delle dichiarazioni dei nazionalisti radicali e neonazi che si dicono difensori degli interessi nazionali e di indipendenza del proprio paese e Patria.
UCRAINA
Le priorità del nuovo budget statale dell’Ucraina saranno per la Difesa e la sicurezza.
Per i bisogni dei combattenti saranno stanziati un quarto delle spese dello stato: 245 miliardi di grivnie (9,9 miliardi di dollari). Rispetto al 2019, le spese militari aumentano del 16%.
Kiev continua ad aumentare le spese per l’esercito, la polizia e i servizi speciali del MAI ( Ministero degli Affari Interni), nonostante la debolissima economia e l’alto livello del debito pubblico, rilevano gli esperti. Tale politica concernente l’intento di spesa dichiarata, dimostra il desiderio del governo di Vladimir Zelenskij di continuare le scelte di guerra nel Donbass, nonostante le sue dichiarazioni ufficiali fossero di: “finire la guerra e attivare trattative di pace”, come ha indicato il portale russo RT.
Il Governo di Kiev ha aumentato le spese per la sicurezza e la difesa.
Nel 2020 per le spese delle Forze Armate saranno destinati 245,8 mlrd di grivnie (9,9mlrd di dollari), più di 33,8 mlrd di grivnie (1,3 mlrd di $) rispetto di 2019.
La priorità del governo di Kiev saranno la liquidazione del debito pubblico ed i pagamenti relativi agli accordi internazionali; per questo necessiterà di 438 mlrd. di grivnie (17,7mlrd.$), questa cifra è quasi la meta del profitto interno lordo.
I progetti di spesa sociale del governo attuale sono i seguenti:
Per il fondo pensionistico prevede una spesa di 172,6 mlrd. di grivnie (6,9 mlrd.$)
Per l’istruzione 136,4 mlrd. di grivnie (5,5mlrd.$)
Per la Sanità 108 mlrd. di grivnie (4,3mlrd.$).
In intervista con RT, il politologo ed economista ucraino A. Dudchak, ha dichiarato che il nuovo governo di Kiev, conduce una politica di autodistruzione del budget. Kiev, infatti, non può continuare ad aumentare le spese per le strutture militari, in presenza del forte debito pubblico e della sempre più grave situazione economica.
Questo è un ennesimo budget per la guerra. Le forze politiche del periodo post Majdan, concordano nuovamente per spese militari esagerate (rapportate alla propria economia), per ciò che essi chiamano “difesa”. Kiev, fra l’altro, non riesce a onorare nemmeno i debiti astronomici con i creditori occidentali. “Evidente che stante queste scelte, siano tagliate le spese sociali con il conseguente attacco alle condizioni di vita della popolazione più bisognosa”, ha fatto osservare Dubchak.
Come ha spiegato alla conferenza di presentazione a Kiev il Ministro delle Finanze ucraino, O. Markarova, nel budget il governo ha pianificato prestiti per 380 mlrd. di grivnie (15,3mlrd.$)
Il Ministero delle Finanze ucraino vede i pericoli della continua crescita delle spese militari. Come suppongono nel Ministero, la sicurezza economica è danneggiata della corruzione dilagante ai più alti livelli, ed i tempi a rilento delle riforme ” intensificano i pericoli alla sicurezza nazionale”, conseguentemente, il deficit dei finanziamenti causano una “restrizione delle possibilità di accesso ai mercati internazionali dei capitali”.
Ancora oggi non si sa, come saranno distribuiti i fondi per le Forze armate. In accordo con le ultime correzioni alla legge ucraina, il ruolo principale in questo processo lo avrà il Consiglio della Sicurezza Nazionale della Difesa, guidato da A. Daniliuk.
Normalmente i soldi di questo capitolo di spesa, sono usati:
per mantenere le Forze Armate della Ucraina
per il Ministero degli Interni
per la Guardia Nazionale
per la Polizia Nazionale
per i Servizi Segreti ucraini
per l’Intelligence
per i Servizi della Emigrazione.
Nel 2019 metà delle risorse del budget per la sicurezza nazionale, lo ha ricevuto il Ministero della Difesa.
Vediamo come sono cresciute dal 2014 ad oggi le spese per le Forze Armata in Ucraina:
nel 2014 erano stati spesi 48mlrd. di grivnie (1,9 mlrd. $)
nel 2017 poco più di 60 mlrd. di grivnie (2,4mlrd.$)
nel 2018 ben 86mlrd. di grivnie (3,4mlrd.$)
nel 2019 si è giunti a 108 mlrd. di grivnie (4,3mlrd.$)
Solo una piccola parte di questa spesa, è utilizzata per il rinnovamento degli armamenti e per la creazione di nuova tecnologia.
Nell’aprile 2019 il consigliere del presidente, I. Arshyn ha dichiarato che le risorse destinate al Ministero della Difesa sono insufficienti. Secondo le sue parole, l’80% delle risorse stanziate, servono solamente per coprire il costo degli stipendi, dei sussidi vari e del normale rifornimento di materiale tecnico per l’esercito.
Arshyn sostiene che la crescita della spesa militare è necessaria oltre che per il rinnovo degli armamenti, anche per aumentare gli stipendi ai soldati, ed ha promesso che i militari semplici avranno uno stipendio equivalente a 1000 euro mensili, mentre per gli ufficiali saranno di 2500 euro mensili.
Le sue affermazioni sono in sintonia con le dichiarazioni di Vladimir Zelenskij, che ha spiegato come deve essere la ripartizione della spesa militare e cioè: il 30% sarà destinato per il rinnovamento degli armamenti dell’esercito, il 20% per la preparazione dei militari, il restante 50% per il mantenimento delle Forze Armate della Ucraina.
In un’intervista con RT, l’esperto della rivista “Arsenale della Patria”, D. Drozdenko ha dichiarato che le ambizioni politico militari di Kiev sono “estremamente lontane” dalle possibilità finanziarie. Secondo la sua opinione, la maggior parte dei soldi finiscono nelle tasche degli uomini d’affari, dei burocrati e dei deputati, che gestiscono il complesso militare.
Queste di seguito riportate sono le precise affermazioni di Drozdenko:
“A Kiev mancano i soldi per lo sviluppo delle Forze Armate dell’Ucraina. La pratica ci insegna che più aumentano i finanziamenti e più aumentano le ruberie! Durante il periodo dell’indipendenza, l’Ucraina non ha acquistato alcuna nuova tecnologia militare, ma ha semplicemente riadattato i vecchi armamenti ereditati dall’Unione Sovietica, e questo non sempre ha avuto senso”.
Gli esperti, intervistati da RT, pensano che questa corsa all’aumento delle spese militari, potrebbe influenzare negativamente l’immagine di Zelenskij, che ama essere rappresentato , come il “presidente della pace“. Occorre ricordare, che la promessa politica principale della sua campagna elettorale, era fondata sull’obiettivo di una pacifica reintegrazione del Donbass.
Finora Zelenskij ha fatto riattivare il lavoro dl gruppo trilaterale del contatto, il quale ha stabilito una “tregua per la pace“. Era stato anche raggiunto un accordo per il ritiro delle truppe armate nella regione di Staniza Lugovskaja. Adesso, vicino all’abitato, si è avviata la ricostruzione del ponte che era stato distrutto durante gli scontri, sul fiume Severnyj Donets.
In settembre Mosca e Kiev si sono scambiati dei prigionieri secondo la formula “35 per 35“.
Ora a Kiev si aspetta lo svolgimento dell’incontro “Formato Normandia“, e il “ritorno di tutti i connazionali“. Nello stesso tempo, i poteri di Kiev rifiutano il graduale rispetto dei punti politici degli accordi di Minsk e il dialogo con le repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk.
O. Bondarenko, direttore del “Fondo della Politica Progressista”,nella rubbrica dei commenti di RT, a proposito dell’operato di Zelenskij, afferma che, nonostante alcune cose buone fatte e pur tenendo conto delle promesse dichiarate, nei fatti continua ad operare secondo il “paradigma di Petr Poroshenko” e cioè che Kiev non ha alcuna intenzione di rispettare” Minsk-2“.
La crescita delle spese militari è indicativa delle reali intenzioni del nuovo governo di Kiev.
Su questo tema, l’analista di politica internazionale ed economista ucraino, A.Dudchak, ha ricordato che anche Poroshenko, dopo le elezioni del 2014 si era presentato come “presidente della pace”, ma poi si era rifiutato di avere colloqui con le Repubbliche Popolari autoproclamate nel DONBASS ed era intervenuto usando la forza militare contro le locali forze di autodifesa.
Riportiamo le parole di A.Dudchak:
”Finora per l’affermazione della pace, Zelenskij non ha fatto nulla, nonostante sia sostenuto dalla maggioranza dei deputati e della popolazione. La scelta dell’aumento del budget militare dell’Ucraina, di sicuro farà intimorire i poteri e la popolazione del territori non controllati. Nella sua opzione questo significa una prospettiva di continuità con una logica di conflitto..io non riesco a vedere che Zelenskij e il suo governo, davvero vogliono finire questa guerra”.
Polonia
Contemporaneamente, alle frontiere occidentali dell’Ucraina, anche in Polonia cresce notevolmente il processo di militarizzazione, uno dei pochi paesi membri della Nato, che ubbidendo all’ordine di Washington, ha portato le spese militari oltre il 2% del prodotto nazionale lordo.
A settembre del 2019 il Governo polacco ha ratificato un accordo commerciale per la somma di 6,5 mlrd. $, che prevede l’acquisto e l’importazione di 32 caccia invisibili F-35, sia di servizio che per addestramento.
Le scelte ricorrenti del presidente A. Duda, hanno portato al raffreddamento delle relazioni tra Polonia e gli altri paesi dell’Est Europa, la destra polacca è molto vicina a Washington e ritiene che la Russia sia la più grande minaccia. Con questa posizione, scrive l’agenzia di stampa americana “The National Interest”: ” Non solo F-35, la Polonia ha grandi piani di preparazione per una guerra con la Russia”.
“…Varsavia con grandi difficoltà cerca di modernizzare la sua tecnologia militare, nella quale, ci sono le rimanenze dei caccia-bombardiere Cy-22 e i carri armati T-72 dell’epoca sovietica. Oltre ai più moderni caccia bombardieri F-16c/D “Dalkon” e i carri armati Leopard-, e gli elicotteri W-3 “Sokol” e i carri armati PT-91, di produzione nazionale.
Gli F35 USA potranno migliorare le Forze Aeree Polacche, e gli daranno più possibilità di contrastare i sistemi anti-aerei russi. Però, possono essere utili solo nel caso, che non vengano liquidati a terra dai missili balistici russi…”,ha scritto l’agenzia statunitense.
Ecco perché la Polonia spende 4,7 mlrd.$, questa sarà la più grande trattativa per acquisto di tecnologia militare, insieme all’acquisto di 2 batterie dei complessi missilistici per i “Patriot”PAC-3, dei 4 PLC, con 16 installazioni di lancio e 218 missili.
Nell’esercito polacco questo complesso sarà denominato “Visla”.
L’analista militare polacco Krysztof Kuska ha fatto notare, che “i più famosi esemplari della tecnologia militare, come il sistema “Patriot” e quello PC30 M142 e gli aerei F-35, non risolveranno il problema. Questo sono pezzi di un rebus, pezzi molto importanti, però, ci sono tanti altri sistemi che necessitano attenzione”
Poi, sottolinea ancora l’analista polacco, con alcuni contratti chiave per l’importazione dei complessi della Difesa antiaerea e di elicotteri combattenti, molto non è chiaro.
Così conclude l’articolo del “The National Interest” statunitense:” “Le trattative sono avviate, però è difficile indovinare cosa succederà, se, ad esempio, crescerà la crisi finanziaria, potrà la Polonia, in questo caso, continuare la modernizzazione, o rimarrà solo con qualche buon sistema, i quali non sono in grado di chiudere tutte le falle?“,
Romania
La Romania ha problemi economici e notevoli difficoltà rispetto alle esigenze sociali della sua popolazione, la quale si è vista ridurre gli stipendi di fronte ad un costo della vita che, al contrario, ha subito un aumento vertiginoso. C’è quindi una grande quantità di persone che versano in condizioni di vita molto precarie, di fronte ad un esiguo numero di cittadini che si è arricchito.
Questo problema è presente sia in Romania, che in Polonia, che in Ucraina, ma in tutti e tre i paesi, le riduzioni delle spese sociali va di pari passo con l’aumento delle spese militari; possiamo affermare che è una costante che si presenta immancabilmente soprattutto quando questi paesi hanno deciso, in particolare, di aderire all’alleanza atlantica (NATO) e da ex appartenenti al vecchio patto di Varsavia, si sono caratterizzati nei più agguerriti contestatori dell’attuale Russia.
Ora anche in Romania gli Usa impongono l’incremento delle spese militari, ormai obbligatorie, come forma di collaborazione per essere adeguatamente membri della NATO ed allora ecco che devono essere acquistati, come per la Polonia, il complesso dei PAC-3 per il costo di 3,9 mlrd.$ ed anche i PLC “Idgis Ashor” assieme agli anti missili SM-3. Insomma spese in uscita che alimentano la grande industria bellica statunitense e impoveriscono oggettivamente la Romania.
Noi, come sanno i nostri lettori, non facciamo ideologia, ma presentiamo “fatti”, ed i fatti sono questi: più armi, meno sanità; più armi, meno pensioni; più armi più contraddizioni, ed anche la Romania è ricca di tensioni con gli stati confinanti, pur se uniti da ideologie simili; tensioni con l’Ucraina a proposito delle minoranze rumene che vivono nella Bucovina, tensioni con Moldavia, rispetto al nodo della Moldova e pure Pridnestrovie. Del resto a Bucarest è sufficiente, per esempio, semplicemente guardare negli archivi del loro Ministero dell’Interno, dove sono già registrate le migliaia di ucraini che hanno già i passaporti rumeni e glieli si possono levare solo usando le forze armate!
CHE DIRE! Solo alcune riflessioni sulle contraddizioni del passato che riemergono.
Con le continue e insistenti pressioni della Casa Bianca verso i paesi dell’Est Europa, cresce visibilmente una nuova corsa degli armamenti. I budget dei nuovi paesi della Nato, certamente sono piccoli, ma le armi le devono comperarle dalla “guida” americana.
Però, con la destabilizzazione, e la già molto difficile situazione in Ucraina, nessuno può garantire che a Varsavia, per esempio, non si ricorderanno dei Kresi Orientali (territori di confine con la Polonia, dell’Ucraina occidentale, che dal 1918 al 1939 facevano parte della Polonia, ndt). Specialmente, quando le forze neonaziste e nazionaliste più radicali di Kiev, guidate da V. Viatrovich impongono ad ogni angolo, di installare monumenti ai “veri patrioti“, il merito dei quali più rilevante fu che, durante la 2° guerra mondiale, massacrarono e sterminarono i contadini polacchi di Volyn (storicamente conosciuto come il massacro di Volyn, ndt).
18/09/2019 da ucraina.ru Traduzione di Larissa L. per SOS UcrainaResistente/CIVG