di Ângelo Alves, Commissione Politica del Partito Comunista Portoghese | da www.avante.pt
Traduzione di Marx21.it
La natura e le conseguenze delle politiche dell’Unione Europea
Tre recenti notizie testimoniano bene della profondità della crisi in cui è sprofondata l’Europa e allo stesso tempo della natura e delle conseguenze delle politiche dell’Unione Europea nel quadro della crisi del capitalismo.
La scorsa settimana la Croce Rossa ha diffuso un rapporto che illustra con le cifre la profonda crisi sociale in Europa. Dei 52 paesi analizzati 34 registrano tassi di povertà superiori al 10% della popolazione. Come sappiamo alcuni di questi paesi registrano tassi ben superiori come nel caso della Grecia in cui più di un quinto della popolazione vive nella povertà. Ma questo è appena un aspetto della realtà.
Se prendiamo in considerazione il rischio di povertà, il numero delle persone sale a 120 milioni, il che significa che con l’attuale linea di tendenza di autentica disgregazione sociale e di estensione di massa della disoccupazione, in un breve spazio di tempo la situazione sarà simile a quella dell’America Latina dopo le crisi degli anni 80 e 90 sia nel numero di poveri che negli indici di disuguaglianza sociale. Alcune organizzazioni hanno previsto l’aumento di poveri nell’Unione Europea nei prossimi 10 anni, in ragione di 2,5 milioni all’anno. Lo scenario di catastrofe sociale non è ormai più solo un’ipotesi. La fame, per esempio, lo evidenza bene. Secondo il rapporto già citato, più di 18 milioni di persone in Europa ricorrono oggi all’aiuto alimentare e più di 42 milioni non riescono a far fronte alle proprie necessità quotidiane di alimentazione.
Ma tutto ciò in nome di cosa? Della “lotta alla crisi”. L’UE insiste, e i governi come quello portoghese ripetono a pappagallo che la ripresa è a portata di mano. Mai che mettano il dito nella piaga. Un insospettabile professore della Nottingham Business School afferma in un intervista a RT che l’Unione Europea cammina verso la catastrofe, poiché le istituzioni finanziarie e i governi non hanno risolto nessuno dei problemi economici e che è una bugia parlare di crescita economica con gli attuali tassi di disoccupazione, che saliranno ancora di più.
Questi sono solo alcuni dati che illustrano alcune delle conseguenze della politica dell’Unione Europea. Esistono altre conseguenze ugualmente gravi. Molti ora si spaventano nel leggere le notizie che annunciano la vittoria di Laurent Lopez, candidato del Fronte Nazionale (fascista) nelle cantonali a Brignoles, nel Sud della Francia. Dimenticano, o non ne vogliono parlare, che in un quadro di profonda crisi sociale, di oppressione della sovranità nazionale, di aumento delle asimmetrie di sviluppo causate dalla natura capitalista del processo di integrazione capitalista, di disillusioni dopo disillusioni con la socialdemocrazia, e di inesistenza di forti partiti comunisti e movimento sindacale, la cosa più “naturale” è che sia la destra ad alzare la testa. La percezione che l’Unione Europea sia una “forza aggressiva” viene strumentalizzata dall’estrema destra quando a sinistra la necessaria critica alle politiche, matrice e natura dell’UE è ancora titubante e indefinita.
Ma fuori dalle “frontiere” dell’UE cosa vediamo? Vediamo l’Unione Europea fortezza, potenza imperialista, praticare politiche che nella loro natura non differiscono molto dalla xenofobia vomitata nei discorsi del Fronte Nazionale. Il modo con cui l’UE guarda agli immigrati è uno degli esempi più lampanti e le notizie della settimana scorsa sulla morte di centinaia di esseri umani nel Mediterraneo al largo di Lampedusa sono la prova di un’autentica guerra contro gente che fugge dalla povertà, dalla fame, e dalla guerra (fomentata e condotta dalla stessa UE), come nel caso dei rifugiati e migranti provenienti dalla Libia. Il bilancio di FRONTEX, un programma che è un autentico piano di guerra contro questi esseri umani, è illuminante: dalla metà degli anni 90 sono stati spinti alla morte 20.000 migranti.
Come si è detto all’inizio queste tre notizie sono molto significative della gravità della situazione in Europa. Sono collegate, sono espressioni simultanee dello sviluppo di quel polo imperialista che è l’Unione Europea e che, con sempre maggiore urgenza, si impone di sconfiggere e rovesciare con la lotta.