SOROS PAPERS III: Europee 2014: come la Open Society ci spia su Twitter

soros spalledi Francesco Galofaro, Politecnico di Milano

Con questo articolo Marx XXI prosegue la pubblicazione degli approfondimenti sui Soros papers. Questa volta ci occupiamo di un documento riservato della Fondazione Open Society che mostra come la lobby di Soros abbia speso 6 milioni di dollari per intervenire nelle elezioni europee del 2014. Il documento fa parte di un dossier pubblicato da DC Leaks, purtroppo non più on-line. Come sempre riportiamo in nota l’indirizzo al quale ci è stato possibile reperirlo [1]. A quanto ci risulta il documento è passato inosservato alla stampa italiana nonostante sia pubblico dal 2016.

Come spendere sei milioni di dollari per orientare l’opinione pubblica europea

In occasione delle scorse elezioni europee del 2014, la Open Society Initiative for Europe (OSIFE) ha finanziato progetti per più di 6 milioni di dollari a oltre 90 organizzazioni partner appartenenti agli Stati europei più diversi allo scopo di influenzare le elezioni europee. A provarlo, la lista dei progetti e delle organizzazioni non governative finanziate, completa degli ambiti territoriali di intervento e dei referenti. Trattandosi di un dossier molto corposo, dedicherò questa terza parte al problema della manipolazione dell’informazione operata dalla fondazione open society, rimandando alle prossime uscite alcune considerazioni più generali sul modus operandi della lobby di Soros.

La manipolazione dei media

A prima vista, il meccanismo è trasparente: si tratta di borse (grants) attribuite alle ONG sulla base di progetti presentati alla fondazione. In realtà nel loro insieme i progetti lasciano intravvedere un obiettivo molto meno chiaro: il tentativo di manipolare i mezzi di comunicazione di massa e più in genere l’opinione pubblica. Cosa si intende per manipolazione? La normale propaganda elettorale operata da partiti e movimenti politici non può essere certamente considerata una “manipolazione”, in quanto fa parte delle regole della competizione elettorale. Quando leggo il volantino di una forza politica, mi è ben chiaro chi mi si rivolge e a quali scopi. Tuttavia, la maggior parte delle iniziative che leggiamo nel documento nascondono il reale emittente della campagna e i suoi motivi; associano messaggi politicamente orientati a inviti più generici alla partecipazione al voto; nascondono il messaggio elettorale sotto le mentite spoglie del questionario, dell’indagine scientifica o del gioco; invadono la privacy degli utenti per profilarli. Vediamo subito gli esempi più eclatanti.

Spiare gli utenti di Twitter

A p. 5 scopriamo il progetto Mobilizing the vote through social media in 2014. Ecco lo scopo del progetto, nella descrizione del proponente (la traduzione è mia): «rendere disponibili strumenti per i social media alle organizzazioni della società civile in tutta Europa, in modo che possano mobilitare le persone in modo più efficace per votare alle elezioni europee del 2014. Demos produrrà strumenti e tecniche, ad esempio software open source, utilizzabili per analizzare i dati di Twitter in tempo reale, al fine di consentire agli intervistatori di aumentare i partecipanti ai gruppi target. Questi strumenti saranno resi disponibili online gratuitamente. Demos formerà anche difensori (advocates) e gruppi della società civile interessati alla partecipazione civica e politica attraverso una serie di workshop di due giorni in Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito». Il progetto è stato finanziato con 130 mila euro.

Chi ha tentato di profilarci

Il progetto è presentato da DEMOS, una sigla inglese che si auto-definisce un cross-party think-tank, un “gruppo di esperti trasversale” e che offre servizi di consulenza su temi come “leadership etica”, analisi dei social media e strategie per combattere la radicalizzazione [2]. Se gli strumenti per profilare gli utenti di twitter e targetizzare la campagna di persuasione sono davvero stati realizzati, l’organizzazione se li è tenuti stretti: non sono comunque disponibili sul sito, dove troviamo invece molti rapporti di analisi della comunicazione su twitter, oltre a una guida a criptovalute e blockchain per l’amministratore pubblico [3] piuttosto significativa per comprendere l’orientamento dell’organizzazione.

EUVOX: un progetto del Parlamento europeo

Cospicui finanziamenti riguardano la realizzazione di applicazioni per il web. Ad esempio, 25mila dollari sono stati spesi per un gioco di ruolo interattivo rivolto ai giovani disinteressati alla politica. Tra gli altri progetti, 117 mila dollari sono stati stanziati per la realizzazione di EUVOX, uno strumento per consigliare gli elettori circa il voto (al momento non più online). Si tratta di una delle innumerevoli applicazioni che ci pongono una lista di domande sui temi più importanti delle elezioni, e poi ci posizionano nel panorama elettorale. L’applicazione, sviluppata da Kieskompas [4], era accessibile da tutti i Paesi europei. Ulteriori 22.250 dollari sono stati stanziati per pubblicizzare quest’app su Facebook, e 15.000 dollari sono andati a finanziare una riunione, definita “di alto livello”, dove presentare una ricerca sui dati raccolti sugli utenti. Un dettaglio importante: oltre alla fondazione Open Society, EUVOX è stato co-finanziato dal Direttorato generale per le comunicazioni del Parlamento europeo [5].

Decidere l’agenda politica

Possiamo chiederci che influenza abbiano davvero sulle decisioni di voto le VAA (Voter Advicer Application, “programma consigliere dell’elettore”) come Euvox. Ad esempio, quello proposto da Repubblica per le elezioni del 2018 era particolarmente rozzo, visto che addirittura mancavano liste come Potere al Popolo [6]. Occorre considerare che questi strumenti, senza suggerirci che posizione prendere in merito ai temi su cui ci chiedono di schierarci, fissano tuttavia la graduatoria dei problemi da dibattere: in questo modo, questioni come la sanità pubblica o i diritti del mondo del lavoro, assenti o quasi dai questionari, passano in secondo piano. E’ un effetto sociale dei media noto come agenda setting [7].

Mappe politiche arbitrarie

A maggior ragione, allora, la scelta – arbitraria – degli assi che collocano forze politiche ed elettori in una mappa diviene uno strumento che serve ai propositi dei committenti. Ad esempio, troviamo “fiducia-sfiducia nelle istituzioni” nel caso di Repubblica, mentre nel caso di EUVOX è stato usato un asse “eurofili-euroscettici”. Se, ad esempio, quest’ultimo asse fosse stato usato da Repubblica per la propria VAA, la mappa dei Partiti non avrebbe certamente visto Forza Italia accanto alla Lega, ma notevolmente più vicina al PD. In questo modo la vicinanza o lontananza dei partiti tra loro e la relativa posizione dell’elettore può cambiare significativamente. Suggerire all’elettore che Forza Italia e la Lega hanno posizioni vicine, o che – al contrario – Forza Italia e PD sono molto simili non è indifferente. Se ne conclude che gli assi non danno una rappresentazione “oggettiva” dell’elettore, ma attribuiscono un’interpretazione alle elezioni, costruendo il significato dei comportamenti di voto.

Un sistema integrato di comunicazione

Se cerchiamo EUVOX su un motore di ricerca, ci imbattiamo in un cospicuo numero di pagine che ce lo consigliano caldamente. Dove nasce una passione tanto disinteressata? E’ presto detto. Tra gli altri siti, troviamo New Europeans [8]. Se consultiamo il nostro documento, scopriremo che il sito ha ricevuto 48.558 dollari dalla Fondazione per produrre contenuti multilingue che stimolino la partecipazione al voto dei cittadini europei immigrati nel Regno Unito. Euvox – oltre a un insieme di altri siti finanziati da Soros – è consigliato anche dalla European Women’s Lobby [9], che ha ricevuto 98.465 dollari per selezionare il primo gruppo di undici leader donne appartenenti a minoranze da addestrare nei campi del populismo, comunicazione, risposta a commenti sessisti e da candidare al parlamento europeo per le elezioni venture. La rete di media nuovi e tradizionali costruita dalla Open society ha dimensioni impressionanti: ci proponiamo nella prossima puntata dell’inchiesta di ricostruire puntualmente il “sistema Soros” di manipolazione dell’informazione.

La manipolazione degli elettori

Dedico lo spazio conclusivo di questa puntata ad alcune considerazioni su EUVOX e sulla profilazione di Twitter. Ricordo che Cambridge Analytica è stata per mesi nell’occhio del ciclone per un progetto del tutto paragonabile a quello finanziato da Open Society Foundation. Certamente il budget di Cambridge Analytica era superiore, ma gli scopi sono gli stessi: realizzare una profilazione efficace (nel nostro caso addirittura in tempo reale) per meglio “targetizzare” (mi scuso per l’orribile barbarismo) i messaggi in cui si concretizza l’azione persuasiva del committente. Target, ovvero bersaglio, è il vocabolo che da sempre rende bene l’idea del modo in cui alcune discipline della comunicazione considerano l’interlocutore e più in generale l’essere umano.

Un discorso solo superficialmente diverso vale per EUVOX, che non agisce a nostra insaputa ma ci chiede di rispondere a un insieme di domande e in cambio ci posiziona in una mappa di forze politiche. Dietro la manipolazione pseudo-scentifica qui rinveniamo un meccanismo di un certo interesse semiotico. La privacy è un concetto recente. Comprenderne l’importanza implica l’acquisizione di una consapevolezza. In realtà ci fa piacere essere osservati e giudicati: un tempo, era una funzione svolta dagli Dei; oggi dagli algoritmi. Il soggetto risulta costantemente infantilizzato rispetto a un “Padre” di ordine trascendente, dall’intelligenza misteriosa e di difficile comprensione In questo modo, Euvox ci assoggetta a una struttura più ampia che conferisce ordine e senso al nostro agire di elettori.

Una manipolazione intenzionale

Ci terrei a sottolineare che non intendo pronunciarmi circa la reale efficacia di queste tecniche – una verifica puntuale è un problema di discipline come la statistica o la sociologia della cultura. Quel che vorrei provare è l’intenzionalità della manipolazione. Sia EUVOX sia il progetto DEMOS cercano di sfruttare le nostre vulnerabilità reali o presunte sotto un profilo psicologico. Si tratta di una tecnica ben nota, che qui si ripresenta a noi nella sua versione contemporanea. Come scrive Chomsky, «i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti […] Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli non conosca se stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su se stessa [10]».

Dove trovare la prima e la seconda parte dell’inchiesta

Fin qui abbiamo analizzato approfonditamente la ‘guida del lobbista’ della fondazione, che scheda 226 eurodeputati, definiti di provata o probabile affidabilità, tra i quali 14 italiani [11]. Il lettore troverà la prima parte dell’inchiesta a questo indirizzo. La seconda parte è disponibile qui.

NOTE

[1] https://www.scribd.com/document/343846323/European-Election-Portfolio-Review-Annex-i-Ee14-Project-List-of-All-Elections-Related-Grants-3?secret_password=m3V6G7QksxsGSFvjnXa4#download&from_embed
[2] https://www.demos.co.uk/demos-projects/
[3] https://www.demos.co.uk/research-area/casm/
[4] http://www.kieskompas.nl/en/
[5] http://www.fuds.si/sites/default/files/research_profile_sass_0.pdf
[6] Ringrazio Alessandro Pascale per la segnalazione: http://www.repubblica.it/politica/2018/02/07/news/partitometro_gioca_e_scopri_che_elettore_sei-188194311/
[7] Cfr. Mauro Wolf, Teorie delle comunicazioni di massa, Milano, Bompiani, XI ed. 1994.
[8] https://neweuropeans.net/article/275/which-party-should-i-vote.
[9] https://www.womenlobby.org/European-elections-coming-up-some-useful-websites?lang=en
[10] N. Chomsky, “Le dieci regole per il controllo sociale”, in Media e potere, Lecce, Bepress, 2014.
[11] Abbiamo trovato il documento a questo indirizzo: https://legacy.gscdn.nl/archives/images/soroskooptbrussel.pdf (visitato il 30 luglio 2018).