SOROS PAPERS II: Geografia politica degli eurodeputati affidabili

soros bndi Francesco Galofaro – Politecnico di Milano

Con questo articolo Marx XXI prosegue la pubblicazione degli approfondimenti sui Soros Papers. Il lettore troverà la prima parte dell’inchiesta a questo indirizzo.

Si tratta di documenti riservati della Open Society Foundation che fa capo al discusso finanziere naturalizzato statunitense George Soros, pubblicati dal sito DC Leaks. Nella prima parte ci siamo occupati della fonte e abbiamo spiegato la tecnica usata dai lobbisti della fondazione. In questa seconda parte approfondiremo meglio la geografia politica dei parlamentari considerati affidabili dalla lobby di Soros.

Di cosa si tratta

Il nostro percorso ha preso avvio da un documento di ben 177 pagine [1] che abbiamo definito ‘la guida del lobbista’. Il documento contiene le schede di 226 eurodeputati, tra cui 14 italiani, che la fondazione considera alleati provati o probabili. In seguito a un’utile discussione con la redazione di Marx XXI ritengo di dover precisare meglio che significato abbia trovare il nome di un parlamentare in questo elenco. La grande maggioranza dei giornali italiani, infatti, ha sbattuto i nomi in prima pagina come se si trattasse dell’elenco degli iscritti della loggia P2. Non si tratta di questo: occorre tener presente il destinatario del documento, un lobbista, uno dei tanti che si muovono a Bruxelles, che ha bisogno di capire quali deputati, tra i 751 che affollano l’europarlamento, sono sensibili a un tema dato, in modo da mettere insieme una rete che possa appoggiare efficacemente una proposta di intervento. Non si tratta dunque di corrotti e neppure di persone che si sono affiliate nottetempo a un’organizzazione occulta attraverso qualche ridicolo rituale. Si tratta piuttosto di politici organici, o che han fatto un percorso comune, oppure semplicemente entrati in contatto con la fondazione o con una delle innumerevoli ONG e associazioni che compongono la capillare rete europea connessa alla Open Society, che esploreremo nella prossima puntata dell’inchiesta. Poiché il rapporto tra lobby e istituzioni europee è legale e normato dalla legge, il problema qui non è se la relazione tra un deputato e Soros sia un reato, ma se sia eticamente e politicamente opportuno perseguire alleanze tattiche o strategiche con un’organizzazione che ha sede negli USA, attività in tutto il mondo, una capacità di spesa virtualmente illimitata per perseguire i propri obiettivi, e che risponde alle idee di una persona sola.

Panoramica a volo d’uccello

Chi sono i deputati affidabili? In questo lungo catalogo, che ricorda quello delle donne di Don Giovanni tenuto da Leporello, sono rappresentate tutte le Regioni europee e tutti i gruppi: leggiamo i nomi di 36 membri del PPE; 82 membri del gruppo socialista; 7 appartengono al gruppo conservatore e riformista (euroscettico); l’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa ne conta 38; perfino la sinistra radicale del GUE totalizza ben 34 amici dello speculatore ungherese multimiliardario, battendo nettamente i 29 appartenenti al gruppo dei Verdi.

Martin Schulz

Tra gli amici della Open Society Foundation è interessante il primo della lista: l’allora Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Nella sua scheda, leggiamo che è nel Parlamento dal 1994. Di professione libraio, dal ’91 ha ricoperto numerosi incarichi nel suo partito: consigliere, sindaco, capogruppo al Parlamento europeo, presidente del Parlamento dal 2012, candidato per i socialisti alla presidenza della Commissione europea. Si interessa di affari costituzionali, di governance economica, dell’economia del post-crisi, dei diritti umani e delle minoranze. Infine, leggiamo: estremamente occupato a causa delle sue responsabilità istituzionali, può tuttavia essere avvicinato per impegni di alto livello relativi alla lotta all’estrema destra, la seconda guerra mondiale, la lotta all’antisemitismo. Così, il nostro lobbista trova nella guida il suggerimento giusto per agganciare nientemeno che il presidente Schulz: il futuro candidato cancelliere alle elezioni tedesche, nel 2014 era considerato uomo di fiducia da Soros.

Le strane relazioni tra Soros e il GUE

Alcuni nomi del GUE fanno riflettere. Troviamo infatti Pablo Iglesias, fondatore di Podemos; l’attuale ministro degli affari esteri del governo Tsipras, Georgios Katrougkalos; membri del front de gauche francese, della Linke tedesca, e perfino comunisti portoghesi, ciprioti, cechi, ecc. Tutto questo può strappare un sorriso, visto che Soros è un teorico del pensiero liberale e un seguace di Karl Popper. Oppure può suscitare perplessità: una parte del GUE infatti contrasta l’espansione dell’Unione e della NATO in Ucraina; come vedremo nella prossima puntata, nei propri documenti interni la Fondazione dichiara senza mezzi termini che il proprio obiettivo è il controllo politico di quello Stato. Come è possibile che la fondazione consideri affidabili uomini che da sempre combattono questa prospettiva?

Non guardare ai nomi, ma alle funzioni

Come abbiamo scritto, il destinatario del documento è un lobbista. Per questo la guida si concentra su quello che i deputati possono fare per Soros e mette a disposizione diversi indici tematici per orientare la scelta dell’interlocutore. Facciamo un esempio: tra le schede troviamo quella di Neoklis Sylikiotis, cipriota del partito comunista AKEL e membro del GUE. La sua scheda recita: interessato nel conflitto israelo-palestinese (forti sentimenti antiliberali). Dunque, il nostro lobbista saprà che è l’uomo giusto da coinvolgere quando si tratta di ostacolare le relazioni tra UE e Israele – uno dei bersagli di Soros – ma non va considerato se il problema è quello di combattere le politiche dei dazi.

A chi rivolgersi per l’Ucraina

Così un eurodeputato comunista può essere contattato per motivi legati alla pesca, un’altro perché sensibile al problema dei diritti riproduttivi: ciascuno ha il proprio tema. Ad esempio, Jan Philipp Albrecht (Verdi) è riconosciuto come il più titolato a parlare sui problemi della protezione dei dati: se una proposta del nostro lobbista su questo tema dovesse essere fatta propria da Albrecht, l’europarlamento sarebbe certo più incline a dargli ascolto. Ma se la proposta riguardasse l’Ucraina, il nostro lobbista dovrebbe rivolgersi piuttosto a Kaja Kallas, liberale, estone, che fa parte della delegazione ai rapporti con l’Ucraina e si occupa di come liberarsi dalla dipendenza energetica verso la Russia; a Tonino Picula, crotato, socialdemocratico, la cui scheda recita: Convinto europeista, sarà centrale per le relazioni UE-Ucraina in qualità di relatore permanente del suo gruppo. Grazie alla guida, in cinque minuti chiunque è in grado di trovare la persona che fa al suo caso.

Istruzioni per l’uso

A riprova del fatto che gli eurodeputati schedati non sono dei semplici ‘impiegati di Soros’, troviamo anche note caratteristiche negative: la presidenza Brok (Popolari) del comitato affari esteri è giudicata storica (quindici anni), ma politicamente di parte; inoltre, ha lasciato una posizione di vertice al gruppo Bertelsmann solo nel 2011: un’allusione a un possibile conflitto di interessi. Come il bugiardino di un medicinale, troviamo le avvertenze e le modalità d’uso: ad esempio, di Klaus Buchner, unico parlamentare europeo di un piccolo gruppo ecologista tedesco alternativo ai Verdi, si scrive che potrebbe trovarsi isolato; la sua dipenderà dalla sua capacità di tessere alleanze.

Le funzioni degli eurodeputati italiani

Occorre resistere alla tentazione – cui han ceduto volentieri i giornalisti italiani – di porre sullo stesso piano personalità di livello, seconde file e personalità emergenti su cui la fondazione intende investire per il futuro. Può far sorridere che Barbara Spinelli sia nell’elenco degli interlocutori di Soros, visto che è stata eletta per la sinistra radicale, ma quel che davvero interessa il nostro lobbista è ciò che rappresenta: nel 2013 ha lanciato una campagna di impeachment contro Silvio Berlusconi a causa dei suoi numerosi conflitti di interesse; ha scritto molti saggi ed è figlia dell’uomo di stato europeo Altiero Spinelli. Stando alla guida del lobbista, Benifei è fortemente filo-europeo e coinvolto col Movimento Federalista Europeo, Alessia Mosca si interessa al TTIP, Gianni Pittella fa parte della Conferenza dei Presidenti, Daniele Viotti fa parte dell’intergruppo che si occupa dei diritti LGBT. Troviamo anche investimenti su eurodeputati considerati, a torto o a ragione, emergenti. Così, leggiamo che Sergio Cofferati è una “voce in ascesa” nel suo gruppo politico; o che Elena Ethel Schlein detta “Elly” ha lanciato il movimento Occupy PD.

Un gruppo potente

La vera preoccupazione che la guida del lobbista dovrebbe destare è la capillarità e la pervasività dei “contatti affidabili” di Soros. Dalla difesa allo sviluppo, dal commercio agli affari legali non c’è gruppo in cui non sia presente una numerosa pattuglia di parlamentari “amici”. Come abbiamo visto nella prima parte dell’inchiesta, nell’ECON Soros può contare su 39 deputati su 117 (tra membri effettivi e sostituti), ovvero il 33% della commissione; nel comitato per il commercio internazionale (INTA), la fondazione controlla potenzialmente 28 membri su 81, compreso il presidente e due vicepresidenti; nel sottocomitato per la sicurezza e la difesa 18 su 60 componenti sono persone di fiducia, compresi due vicepresidenti. In questo modo, dalla guerra all’economia alle riforme istituzionali, non c’è tema sul quale la fondazione non sia in grado di assemblare reti di consenso e per orientare le principali politiche europee.

La lobby come dispositivo della governamentalità

In Italia l’attività delle lobby non è regolamentata dalla legge, a discapito della trasparenza, e suscita infatti molte polemiche; in Europa l’attività dei gruppi di pressione di ogni genere è al contrario ben vista come instrumentum regnii. Negli anni sono stati creati numerosi registri dei lobbisti, l’iscrizione ai quali avviene su base volontaria. Il numero dei lobbisti che si occupano degli interessi di grandi aziende, delle associazioni di categoria, di temi politici (ambiente, diritti), ONG è stimato in 15.000 persone [2], a dimostrazione della grande importanza delle decisioni delle istituzioni europee e a confutare certe semplificazioni per cui il Parlamento europeo conterebbe poco. Il modello di democrazia, se così si può chiamare, adottato dall’Europa punta a una governamentalità distribuita [3] più che al modello gerarchico di sovranità che lo ha preceduto da un punto di vista storico e che presiedeva al prelievo e alla redistribuzione della ricchezza [4]. Si tratta a ben vedere di un dei tratti più tipici della filosofia politica liberale: lo Stato dovrebbe infatti lasciar posto agli interessi del privato organizzato e ridursi a svolgere il ruolo di semplice guardiano notturno della proprietà privata [5].

I rischi per la democrazia

Ci si può chiedere cosa ci sia di male nell’attività dei lobbisti e nell’intrattenere relazioni politiche con loro. In fondo, l’attività di lobby non è gestita solo da malvagie multinazionali del farmaco, ma da università, organizzazioni ambientaliste, gruppi religiosi: una rappresentazione, per quanto distorta, della distribuzione del potere nella società contemporanea. Ogni eurodeputato dovrebbe porsi la domanda: è lecito avere rapporti con una lobby, anche solo per motivi tattici o su temi specifici? Oppure l’attività di lobby come quella di Soros rappresentano una minaccia per la democrazia e per la sovranità? Avremo tempo per rispondere a questa domanda per esteso. Per quel che riguarda Soros, i rischi più evidenti sono legati alla sua attività di speculatore finanziario, basata eminentemente sul fatto di ricevere notizie in anteprima o addirittura causare eventi in grado di influenzare gli andamenti di mercato – approfondiremo questo aspetto delle attività di Soros nella prossima puntata della nostra inchiesta.

Prossimamente

Come la Open Society Foundation ha investito nove miliardi di dollari nella campagna delle elezioni europee del 2014. Chi ha finanziato e per quali scopi. La sua rete capillare negli Stati europei. La campagna contro il populismo.

NOTE

1 Ad esempio qui: https://legacy.gscdn.nl/archives/images/soroskooptbrussel.pdf
2 https://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_di_pressione
3 Da non confondere con la nozione di governance, relativa ai processi di governo, intendo il concetto di governamentalità come la razionalità che consente ad alcune organizzazioni di espletare funzioni di governo. Perché si renda utile questa definizione deve essere giocoforza più restrittiva rispetto alla enorme estensione che il termine finisce per avere nell’opera di Foucault e a fortiori in quella dei suoi epigoni.
4 Michel Foucault, il potere psichiatrico, Milano, Feltrinelli, 2003, lezione del 21 novembre 1973.
5 Cfr. ad es. Nozik, R. Anarchia, stato e utopia. I fondamenti filosofici dello ‘Stato minimo’, Le Monnier, Firenze, 1981.

SOROS PAPERS II:

Geografia politica degli eurodeputati affidabili

di Francesco Galofaro – Politecnico di Milano

 

 

 

 

Con questo articolo Marx XXI prosegue la pubblicazione degli approfondimenti sui Soros Papers. Il lettore troverà la prima parte dell’inchiesta a questo indirizzo:

http://www.marx21.it/index.php/internazionale/europa/29192-soros-papers-i-come-la-open-society-foundation-controlla-un-terzo-del-parlamento-europeo

Si tratta di documenti riservati della Open Society Foundation che fa capo al discusso finanziere naturalizzato statunitense George Soros, pubblicati dal sito DC Leaks. Nella prima parte ci siamo occupati della fonte e abbiamo spiegato la tecnica usata dai lobbisti della fondazione. In questa seconda parte approfondiremo meglio la geografia politica dei parlamentari considerati affidabili dalla lobby di Soros.

 

Di cosa si tratta

Il nostro percorso ha preso avvio da un documento di ben 177 pagine[i] che abbiamo definito ‘la guida del lobbista’. Il documento contiene le schede di 226 eurodeputati, tra cui 14 italiani, che la fondazione considera alleati provati o probabili. In seguito a un’utile discussione con la redazione di Marx XXI ritengo di dover precisare meglio che significato abbia trovare il nome di un parlamentare in questo elenco. La grande maggioranza dei giornali italiani, infatti, ha sbattuto i nomi in prima pagina come se si trattasse dell’elenco degli iscritti della loggia P2. Non si tratta di questo: occorre tener presente il destinatario del documento, un lobbista, uno dei tanti che si muovono a Bruxelles, che ha bisogno di capire quali deputati, tra i 751 che affollano l’europarlamento, sono sensibili a un tema dato, in modo da mettere insieme una rete che possa appoggiare efficacemente una proposta di intervento. Non si tratta dunque di corrotti e neppure di persone che si sono affiliate nottetempo a un’organizzazione occulta attraverso qualche ridicolo rituale. Si tratta piuttosto di politici organici, o che han fatto un percorso comune, oppure semplicemente entrati in contatto con la fondazione o con una delle innumerevoli ONG e associazioni che compongono la capillare rete europea connessa alla Open Society, che esploreremo nella prossima puntata dell’inchiesta. Poiché il rapporto tra lobby e istituzioni europee è legale e normato dalla legge, il problema qui non è se la relazione tra un deputato e Soros sia un reato, ma se sia eticamente e politicamente opportuno perseguire alleanze tattiche o strategiche con un’organizzazione che ha sede negli USA, attività in tutto il mondo, una capacità di spesa virtualmente illimitata per perseguire i propri obiettivi, e che risponde alle idee di una persona sola.

 

Panoramica a volo d’uccello

Chi sono i deputati affidabili? In questo lungo catalogo, che ricorda quello delle donne di Don Giovanni tenuto da Leporello, sono rappresentate tutte le Regioni europee e tutti i gruppi: leggiamo i nomi di 36 membri del PPE; 82 membri del gruppo socialista; 7 appartengono al gruppo conservatore e riformista (euroscettico); l’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa ne conta 38; perfino la sinistra radicale del GUE totalizza ben 34 amici dello speculatore ungherese multimiliardario, battendo nettamente i 29 appartenenti al gruppo dei Verdi.

 

Martin Schulz

Tra gli amici della Open Society Foundation è interessante il primo della lista: l’allora Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Nella sua scheda, leggiamo che è nel Parlamento dal 1994. Di professione libraio, dal ’91 ha ricoperto numerosi incarichi nel suo partito: consigliere, sindaco, capogruppo al Parlamento europeo, presidente del Parlamento dal 2012, candidato per i socialisti alla presidenza della Commissione europea. Si interessa di affari costituzionali, di governance economica, dell’economia del post-crisi, dei diritti umani e delle minoranze. Infine, leggiamo: estremamente occupato a causa delle sue responsabilità istituzionali, può tuttavia essere avvicinato per impegni di alto livello relativi alla lotta all’estrema destra, la seconda guerra mondiale, la lotta all’antisemitismo. Così, il nostro lobbista trova nella guida il suggerimento giusto per agganciare nientemeno che il presidente Schulz: il futuro candidato cancelliere alle elezioni tedesche, nel 2014 era considerato uomo di fiducia da Soros.

 

Le strane relazioni tra Soros e il GUE

Alcuni nomi del GUE fanno riflettere. Troviamo infatti Pablo Iglesias, fondatore di Podemos; l’attuale ministro degli affari esteri del governo Tsipras, Georgios Katrougkalos; membri del front de gauche francese, della Linke tedesca, e perfino comunisti portoghesi, ciprioti, cechi, ecc. Tutto questo può strappare un sorriso, visto che Soros è un teorico del pensiero liberale e un seguace di Karl Popper. Oppure può suscitare perplessità: una parte del GUE infatti contrasta l’espansione dell’Unione e della NATO in Ucraina; come vedremo nella prossima puntata, nei propri documenti interni la Fondazione dichiara senza mezzi termini che il proprio obiettivo è il controllo politico di quello Stato. Come è possibile che la fondazione consideri affidabili uomini che da sempre combattono questa prospettiva?

 

Non guardare ai nomi, ma alle funzioni

Come abbiamo scritto, il destinatario del documento è un lobbista. Per questo la guida si concentra su quello che i deputati possono fare per Soros e mette a disposizione diversi indici tematici per orientare la scelta dell’interlocutore. Facciamo un esempio: tra le schede troviamo quella di Neoklis Sylikiotis, cipriota del partito comunista AKEL e membro del GUE. La sua scheda recita: interessato nel conflitto israelo-palestinese (forti sentimenti antiliberali). Dunque, il nostro lobbista saprà che è l’uomo giusto da coinvolgere quando si tratta di ostacolare le relazioni tra UE e Israele – uno dei bersagli di Soros – ma non va considerato se il problema è quello di combattere le politiche dei dazi.

 

A chi rivolgersi per l’Ucraina

Così un eurodeputato comunista può essere contattato per motivi legati alla pesca, un’altro perché sensibile al problema dei diritti riproduttivi: ciascuno ha il proprio tema. Ad esempio, Jan Philipp Albrecht (Verdi) è riconosciuto come il più titolato a parlare sui problemi della protezione dei dati: se una proposta del nostro lobbista su questo tema dovesse essere fatta propria da Albrecht, l’europarlamento sarebbe certo più incline a dargli ascolto. Ma se la proposta riguardasse l’Ucraina, il nostro lobbista dovrebbe rivolgersi piuttosto a Kaja Kallas, liberale, estone, che fa parte della delegazione ai rapporti con l’Ucraina e si occupa di come liberarsi dalla dipendenza energetica verso la Russia; a Tonino Picula, crotato, socialdemocratico, la cui scheda recita: Convinto europeista, sarà centrale per le relazioni UE-Ucraina in qualità di relatore permanente del suo gruppo. Grazie alla guida, in cinque minuti chiunque è in grado di trovare la persona che fa al suo caso.

 

Istruzioni per l’uso

A riprova del fatto che gli eurodeputati schedati non sono dei semplici ‘impiegati di Soros’, troviamo anche note caratteristiche negative: la presidenza Brok (Popolari) del comitato affari esteri è giudicata storica (quindici anni), ma politicamente di parte; inoltre, ha lasciato una posizione di vertice al gruppo Bertelsmann solo nel 2011: un’allusione a un possibile conflitto di interessi. Come il bugiardino di un medicinale, troviamo le avvertenze e le modalità d’uso: ad esempio, di Klaus Buchner, unico parlamentare europeo di un piccolo gruppo ecologista tedesco alternativo ai Verdi, si scrive che potrebbe trovarsi isolato; la sua dipenderà dalla sua capacità di tessere alleanze.

 

Le funzioni degli eurodeputati italiani

Occorre resistere alla tentazione – cui han ceduto volentieri i giornalisti italiani – di porre sullo stesso piano personalità di livello, seconde file e personalità emergenti su cui la fondazione intende investire per il futuro. Può far sorridere che Barbara Spinelli sia nell’elenco degli interlocutori di Soros, visto che è stata eletta per la sinistra radicale, ma quel che davvero interessa il nostro lobbista è ciò che rappresenta: nel 2013 ha lanciato una campagna di impeachment contro Silvio Berlusconi a causa dei suoi numerosi conflitti di interesse; ha scritto molti saggi ed è figlia dell’uomo di stato europeo Altiero Spinelli. Stando alla guida del lobbista, Benifei è fortemente filo-europeo e coinvolto col Movimento Federalista Europeo, Alessia Mosca si interessa al TTIP, Gianni Pittella fa parte della Conferenza dei Presidenti, Daniele Viotti fa parte dell’intergruppo che si occupa dei diritti LGBT. Troviamo anche investimenti su eurodeputati considerati, a torto o a ragione, emergenti. Così, leggiamo che Sergio Cofferati è una “voce in ascesa” nel suo gruppo politico; o che Elena Ethel Schlein detta “Elly” ha lanciato il movimento Occupy PD.

 

Un gruppo potente

La vera preoccupazione che la guida del lobbista dovrebbe destare è la capillarità e la pervasività dei “contatti affidabili” di Soros. Dalla difesa allo sviluppo, dal commercio agli affari legali non c’è gruppo in cui non sia presente una numerosa pattuglia di parlamentari “amici”. Come abbiamo visto nella prima parte dell’inchiesta, nell’ECON Soros può contare su 39 deputati su 117 (tra membri effettivi e sostituti), ovvero il 33% della commissione; nel comitato per il commercio internazionale (INTA), la fondazione controlla potenzialmente 28 membri su 81, compreso il presidente e due vicepresidenti; nel sottocomitato per la sicurezza e la difesa 18 su 60 componenti sono persone di fiducia, compresi due vicepresidenti. In questo modo, dalla guerra all’economia alle riforme istituzionali, non c’è tema sul quale la fondazione non sia in grado di assemblare reti di consenso e per orientare le principali politiche europee.

 

La lobby come dispositivo della governamentalità

In Italia l’attività delle lobby non è regolamentata dalla legge, a discapito della trasparenza, e suscita infatti molte polemiche; in Europa l’attività dei gruppi di pressione di ogni genere è al contrario ben vista come instrumentum regnii. Negli anni sono stati creati numerosi registri dei lobbisti, l’iscrizione ai quali avviene su base volontaria. Il numero dei lobbisti che si occupano degli interessi di grandi aziende, delle associazioni di categoria, di temi politici (ambiente, diritti), ONG è stimato in 15.000 persone[ii], a dimostrazione della grande importanza delle decisioni delle istituzioni europee e a confutare certe semplificazioni per cui il Parlamento europeo conterebbe poco. Il modello di democrazia, se così si può chiamare, adottato dall’Europa punta a una governamentalità distribuita[iii] più che al modello gerarchico di sovranità che lo ha preceduto da un punto di vista storico e che presiedeva al prelievo e alla redistribuzione della ricchezza[iv]. Si tratta a ben vedere di un dei tratti più tipici della filosofia politica liberale: lo Stato dovrebbe infatti lasciar posto agli interessi del privato organizzato e ridursi a svolgere il ruolo di semplice guardiano notturno della proprietà privata[v].

 

I rischi per la democrazia

Ci si può chiedere cosa ci sia di male nell’attività dei lobbisti e nell’intrattenere relazioni politiche con loro. In fondo, l’attività di lobby non è gestita solo da malvagie multinazionali del farmaco, ma da università, organizzazioni ambientaliste, gruppi religiosi: una rappresentazione, per quanto distorta, della distribuzione del potere nella società contemporanea. Ogni eurodeputato dovrebbe porsi la domanda: è lecito avere rapporti con una lobby, anche solo per motivi tattici o su temi specifici? Oppure l’attività di lobby come quella di Soros rappresentano una minaccia per la democrazia e per la sovranità? Avremo tempo per rispondere a questa domanda per esteso. Per quel che riguarda Soros, i rischi più evidenti sono legati alla sua attività di speculatore finanziario, basata eminentemente sul fatto di ricevere notizie in anteprima o addirittura causare eventi in grado di influenzare gli andamenti di mercato – approfondiremo questo aspetto delle attività di Soros nella prossima puntata della nostra inchiesta.

 

Prossimamente

Come la Open Society Foundation ha investito nove miliardi di dollari nella campagna delle elezioni europee del 2014. Chi ha finanziato e per quali scopi. La sua rete capillare negli Stati europei. La campagna contro il populismo.



[i]Ad esempio qui: https://legacy.gscdn.nl/archives/images/soroskooptbrussel.pdf

[ii]https://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_di_pressione

[iii]Da non confondere con la nozione di governance, relativa ai processi di governo, intendo il concetto di governamentalità come la razionalità che consente ad alcune organizzazioni di espletare funzioni di governo. Perché si renda utile questa definizione deve essere giocoforza più restrittiva rispetto alla enorme estensione che il termine finisce per avere nell’opera di Foucault e a fortiori in quella dei suoi epigoni.

[iv]Michel Foucault, il potere psichiatrico, Milano, Feltrinelli, 2003, lezione del 21 novembre 1973.

[v]Cfr. ad es. Nozik, R. Anarchia, stato e utopia. I fondamenti filosofici dello ‘Stato minimo’, Le Monnier, Firenze, 1981.