di Alinda Ricci, PdCI Alessandria per Marx21.it
Nel fine settimana la Grecia ha approvato le misure di rigore economico per il 2013, sempre che di rigore si possa ancora parlare, dacché ormai il popolo è letteralmente entrato in uno stadio di povertà mortificante e trasversalmente disperata.
Stiamo assistendo alla lenta agonia di una Nazione che dovrebbe essere considerata patrimonio dell’Unesco e, per tanto, tutelata a dovere, non fosse altro per il grado di civiltà e cultura tramandati da ovest, a sud, a est, nel corso di millenni; un simbolo di sapere cui le vestigia permangono, a tutt’oggi, nell’eredità di conoscenza e architettura di popoli straordinariamente distanti per usi e costumi e disseminati su migliaia di km q, che vanno dalle Colonne di Eracle alla lontana India, dall’Egitto all’Uzbekistan, ai confini dell’odierno Turkestan cinese, dalla Magna Grecia, all’Idaspe.
A fronte di questa storia leggendaria, oggi la Grecia, per il mondo moderno e mediatico, si riduce a Piazza Syntagma, che torna a essere tristemente il centro vitale di una polis vissuta in un’agorà, sede di assemblee popolari, di proteste sfociate nel tentativo di assalto al Parlamento, di contrattacchi della polizia che ha reagito con lanci di lacrimogeni e, per la prima volta, nel caso di un dissenso anti-austerity, con l’uso di idranti contro i manifestanti.
In questa storia, non ha molta importanza il numero dei contusi dell’una e dell’altra parte o come sia stata, per ora, sopita la protesta ma come questa gente dal DNA pregno di orgoglio e dignità, manifesti fieramente il proprio disagio per i tagli operati nei confronti di tutte le categorie di lavoratori e pensionati che non ne possono più del macello sociale, operato dalla ‘troika’ dei creditori internazionali (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) che chiedono l’anima in cambio del prestito da 31,5 miliardi di euro, con cui il Parlamento spera di poter sostenere le sue banche e ripagare i debiti.
I parlamentari hanno approvato la macelleria sociale nonostante 100.000 greci su una popolazione di circa 11.300.000 abitanti, composta per il 98% da greci e per il restante 2% da varie minoranze, siano scesi in piazza Syntagma, sventolando bandiere greche, esibendo anche bandiere italiane, spagnole, portoghesi e scandendo slogan contro queste misure, che i paesi del sud Europa possono fare propriamente loro: “Combattiamo! Stanno bevendo il nostro sangue”.
Un coordinamento sincronico e potente ha dunque congiunto, in un’operazione di dissenso orgoglioso e combattivo, cittadini di ogni ceto e genere: uomini e donne, giovani e anziani, casalinghe e pensionati, esercenti e operatori ecologici, magistrati e avvocati, farmacisti e operai, insegnanti e studenti, in un coro tragico di reazioni più o meno violente, sicuramente dettate dallo stremo di chi, ridotto in ginocchio da leggi di mercato che nessuno comprende, se non gli addetti ai lavori, i detentori dei capitali e i corrotti, si sente senza più nulla da perdere.
Se nel 460 a.C. compariva sulla scena politica ateniese Pericle, capo del partito popolare, che rivolgeva la sua azione politica al rafforzamento delle istituzioni democratiche, alle quali avrebbero potuto accedere anche i cittadini delle classi meno abbienti, nel 2012 d.C. il primo ministro conservatore Antonis Samaras e l’alleato Movimento Socialista Panellenico PASOK hanno conseguito 153 dei 300 voti sufficienti in Parlamento per varare le nuove misure di austerità, fondamentali per disincagliare ulteriori aiuti dai creditori esteri, attraverso il pacchetto di interventi che renderà più facile assumere e licenziare lavoratori, altre riforme “lacrime e sangue” del mondo del lavoro, aumenti di tasse, tagli di spesa.
I partiti di sinistra Syriza e Kke, insistono sull’argomento per cui, con queste politiche sociali dissennate, si continuerà sempre più pericolosamente e in caduta libera ad ottenere l’effetto opposto di profonda decrescita e recessione, cosa che per altro in Grecia risulta essere giunta al suo sesto anno.
Un lavoratore su quattro ormai è condannato alla disoccupazione, senza avere speranza di rientro in un circuito che gli permetta il sostentamento proprio e della famiglia.
L’opposizione è persuasa che, il nuovo pacchetto di tagli, già dai prossimi giorni, non consentirà ai greci di procurarsi beni di prima necessità quali cibo, carburante e medicine, giudizio confermato da un’inchiesta pubblicata da ‘To Vima’ , “La Tribuna”, settimanale che continua a seguire l’attualità quotidiana sul suo sito, per cui oltre l’85 per cento della popolazione greca si trova ad affrontare problematicità economiche molto sotto la soglia della povertà.
Noi italiani, siamo proprio certi che Piazza Syntagma sia così lontana da Piazza Montecitorio? Siamo sicuri che questa sequenza di bandiere di fronte alla BCE, sia proprio casuale?