Alla fine ha avuto la meglio l’astensione, e chi non è andato a votare – per disinteresse o perché contrario – ha deciso che la piccola Repubblica di San Marino, incastonata tra Emilia e Marche, rimanga fuori da un’Unione Europea che non appare più come la panacea ditutti i mali come accadeva solo qualche anno fa. Sembrano assai lontani i tempi in cui l’Italia era al top delle classifiche continentali sul tasso di euro entusiasmo. Ma questo succedeva prima che la Banca Centrale Europea e la Commissione Europea, insieme al Fondo Monetario internazionale, iniziassero a macinare diritti e salari, ad imporre sacrifici a senso unico, a commissariare i singoli governi in nome di un’austerity pagata solo dalle classi popolari. A San Marino certo non hanno i problemi della Grecia o del Portogallo, ma l’idea di aderire all’UE non deve essere piaciuta molto se il tasso di partecipazione al referendum di ieri non ha raggiunto neanche un quorum bassissimo, il 32%, che rendesse validi i due quesiti sui quali sono stati chiamati ad esprimersi i cittadini residenti nella piccola enclave ed anche quelli residenti fuori.