di Delphine Jean, “Atlas Alternatif” | Traduzione a cura di Marx21.it
Da molti anni, il Partito Comunista moldavo (PCRM) rappresenta un ostacolo all’allineamento della piccola repubblica della Moldavia ai parametri di Bruxelles, di fronte a una destra che, alla caduta dell’URSS, ha rispolverato il sogno della “Grande Romania”, il cui progetto potrebbe essere realizzato con l’adesione all’Unione Europea.
Dopo essere stato al potere dal 2001 al 2009 sotto la presidenza di Vladimir Voronin, il PCRM ha dovuto abbandonare il governo in seguito alle elezioni legislative dell’aprile 2009 convocate dopo i disordini probabilmente organizzati dagli Occidentali (si è allora evocata una somiglianza con le rivoluzioni colorate). Ne è seguito un lungo periodo di stallo istituzionale.
In seguito alle elezioni legislative del luglio 2009, quattro partiti di opposizione (Liberal-democratico, liberale, socialdemocratico e cristiano-democratico) si sono uniti per formare l’Alleanza per l’Integrazione Europea (AIE) che ha ottenuto 53 seggi contro i 48 del Partito Comunista (44,7% dei voti). Tuttavia, la coalizione non ha potuto eleggere un suo candidato alla presidenza della Repubblica, poiché secondo gli emendamenti costituzionali votati nel luglio 2000, sono necessari 61 voti sui 101 membri del Parlamento.
In tale condizione, si sarebbero dovute svolgere nuove elezioni, ma la Costituzione stessa limita il numero delle elezioni che si possono tenere in un lasso di tempo così breve, producendo una situazione di blocco istituzionale. Per superarlo, la coalizione di destra al potere ha deciso di organizzare un referendum che prevedeva l’elezione del Presidente della Repubblica a suffragio diretto.
Il Partito Comunista ha allora fatto appello al boicottaggio del referendum. Il tasso di partecipazione ha raggiunto appena il 30%, mentre avrebbe dovuto oltrepassare il 33,3% perché fosse valido.
Nuove elezioni legislative si sono tenute il 28 novembre 2010. IL PCRM malgrado un’erosione ha ottenuto 42 seggi che privano comunque la coalizione uscente dei 61 seggi necessari per eleggere il presidente della Repubblica. Anche il nuovo parlamento non ha potuto eleggere il suo presidente per assicurare l’interim della presidenza della Repubblica assunto dal primo ministro dimissionario , Vlad Filat. E’ stato solo il 30 dicembre scorso che Marian Lupu è riuscito ad accedere alla presidenza del parlamento, e alla funzione di capo dello Stato ad interim.
Lo stallo istituzionale ha potuto trovare una via d’uscita poco gloriosa il 4 novembre scorso con il tradimento di tre deputati eletti nella lista del Partito Comunista: Igor Dodon, 36 anni, ex vice primo ministro che ha guidato a giugno la lista comunista alle elezioni municipali della capitale Chisinau (ottenendo più del 48% dei voti), Zinaida Greceanii, ex primo ministro del governo comunista, e Veronica Abramchuk, capo del partito socialista moldavo, bizzarramente eletta tre volte nelle liste del PCRM.
Questa pugnalata alla schiena dovrebbe permettere alla destra filo-romena di accedere finalmente al controllo della presidenza. All’indomani della defezione, il Partito Comunista ha dichiarato in un comunicato che “le conseguenze politiche di tale tradimento potrebbero pregiudicare seriamente lo Stato moldavo. I risultati di questo tradimento sono evidenti: l’Alleanza per l’Integrazione Europea ha ormai il numero di voti necessari per eleggere il presidente della Repubblica e più della metà della società moldava viene completamente ignorata”. L’ex presidente V.Voronin in occasione della commemorazione del 7 novembre ha dichiarato che i tre deputati hanno tradito in cambio del denaro versato da lobbies potenti, precisando che secondo lui queste lobbies non sono russe (per cui il denaro verrebbe dall’Occidente). Voronin ha aggiunto di aver saputo in anticipo del tradimento di Dodon, ma non quello dei suoi accoliti. Non ce l’aspettavamo da una donna, perché per le donne è più difficile tradire. Le donne non tradiscono. O devono avere delle ragioni più importanti”. Da parte sua, Dodon ha ammesso di aspettarsi che come premio per il suo tradimento la sua accolita Zinaida Greceanii ottenga la presidenza della Repubblica. Ha riconosciuto di essersi recato a Bruxelles specialmente per avere il riconoscimento della Greceanii quale migliore candidata a quel ruolo. Ha anche sottolineato di avere delle buone relazioni con Gazprom, tali da garantire la neutralità russa in questa operazione.