La vittoria di Emmanuel Macron alle presidenziali francesi imprime una nuova difficile direzione di marcia all’Europa e quindi anche all’Italia. Dalla Cina, Lao Xi
I timori nazionalisti, che montavano dietro l’aumento dei consensi di Marine Le Pen, sfumano. Restano invece questioni più ampie sulla governabilità del paese e sulla rapida applicazione di misure di liberalizzazione dell’economia. Infatti è probabile che Macron debba fare i conti con un parlamento dove il suo partito En Marche non avrà la maggioranza.
Con Macron in sella e con le elezioni tedesche quasi alle spalle (in Germania chiunque vinca non cambia la linea europeista) è probabile che nella Ue si rafforzi la volontà “punitiva” contro il Brexit britannico. Ci sono già stati segni inequivocabili in questo senso. Il Regno Unito andrà infatti al voto a giugno proprio per dare al governo di Theresa May una maggioranza certa con cui trattare con Bruxelles l’uscita in posizione di forza. Ma sarà forza contro forza, evidentemente, perché nel frattempo a Parigi e Berlino, asse storico della vecchia Ue, si sarà ricomposta la Framania, Francia più Germania, come la definì lo storico Michel Korinman vent’anni fa.