di Mauricio Miguel | da “Avante”, settimanale del Partito Comunista Portoghese
Traduzione a cura di Marx21.it
“Per i monopoli, “il tempo è denaro” e le decisioni devono seguire i loro ritmi e interessi contraddittori. E questi non sono compatibili con la coscienza sociale e con le libertà e i diritti democratici. E molto meno con l’accettazione della volontà popolare, come si è espressa in Francia, in Olanda e poi in Irlanda. E neppure sono compatibili con i cicli elettorali della democrazia borghese, come è avvenuto in Grecia e in Italia dove i monopoli finanziari hanno stabilito chi fossero quelli che meglio garantivano i loro interessi”.
Le notizie si succedono al ritmo nervoso del degrado della situazione economica, politica e sociale nell’Unione Europea. Non c’è giorno in cui non emergano nuove e più gravi notizie di una crisi che si approfondisce e di cui si sta approfittando per tentare di imporre soluzioni reazionarie al corso della Storia. La situazione è complessa, ma non è più possibile nascondere la recessione economica e la crisi strutturale che sta attraversando l’economia reale, aggravata dalla crisi sistemica del capitalismo e dalle politiche antisociali che si stanno attuando nell’UE. I limiti imposti alla crescita economica dalla futura penuria di energia e materie prime per produrre di più e più rapidamente beni di consumo, come pure ulteriori stanziamenti di plusvalore rubato al lavoro, non consentono i tassi di profitto supplementari di cui i grandi monopoli, in particolare i monopoli finanziari, hanno bisogno. Il momento esige la concertazione tra le potenze capitaliste dell’UE, che tentano di forzare sugli aggiustamenti strutturali nella base economica e nella sovrastruttura politica. L’UE assume un ruolo fondamentale in questo “cambiamento”. Costruita a spese dei popoli e contro i popoli, beneficia dell’attiva connivenza delle borghesie nazionali che hanno trasferito ciò che dovrebbe appartenere solo ai popoli: la sovranità nazionale. Leva determinante per la realizzazione delle speranze e delle aspirazioni dei popoli, la sovranità è stata trasferita sul piano formale alla strutturazione di un potere politico sovranazionale, distante e che non si identifica con il procedere collettivo dei popoli. L’UE si è trasformata in una struttura di potere che impedisce la loro partecipazione e il loro coinvolgimento nei processi di decisione, accentuando il suo carattere di classe in quanto strumento di sfruttamento del lavoro e di dominazione ideologica. Impoverendo i lavoratori e il popolo, i monopoli e il potere politico al loro servizio cercano di indebolirlo e renderlo più suscettibile alla manipolazione politica e ideologica contro i suoi stessi interessi. Quanto più si approfondisce la crisi dell’UE, maggiore è la tendenza alla creazione di meccanismi di subordinazione delle sovranità e di imposizioni violente contro chi lavora. I ritmi intensi e la grande interdipendenza generati dall’internazionalizzazione dell’economia dominata dai monopoli, particolarmente dai monopoli finanziari, entrano in contraddizione con la costruzione e l’approfondimento dei processi democratici. Per i monopoli, “il tempo è denaro” e le decisioni devono seguire i loro ritmi e interessi contraddittori. E questi non sono compatibili con la coscienza sociale e con le libertà e i diritti democratici. E molto meno con l’accettazione della volontà popolare, come si è espressa in Francia, in Olanda e poi in Irlanda. E neppure sono compatibili con i cicli elettorali della democrazia borghese, come è avvenuto in Grecia e in Italia dove i monopoli finanziari hanno stabilito chi fossero quelli che meglio garantivano i loro interessi.
La democrazia borghese ormai non serve più alle grandi potenze e ai monopoli. La crisi ha fornito le condizioni economiche, politiche e ideologiche perché le grandi potenze tentino di consolidare il loro dominio su paesi e milioni di persone. Il programma di aggressione al popolo portoghese che il FMI e l’UE ci impongono, con l’attiva complicità del governo e del Partito Socialista, è la forma cinica con cui le grandi potenze dell’UE impongono ai popoli di altri paesi ciò che avrebbero più difficoltà ad imporre ai propri popoli, estraendo così profitti favolosi da questa rapina organizzata. L’urgenza di trovare soluzioni fa emergere le proposte più reazionarie che, indipendentemente dal fatto che vengano o meno realizzate, mettono in evidenza l’arroganza antidemocratica delle grandi potenze, particolarmente di Germania e Francia. Non contente di avere mangiato i bocconi più appetitosi dei paesi con economie più fragili, al punto di arrivare a rosicchiare l’osso, vogliono ora imporre loro, tra le altre cose, meccanismi cosiddetti di “disciplina di bilancio”, la cui conseguenza immediata sarà la perdita di sovranità in una questione determinante, la fine dell’indipendenza nazionale e la regressione sociale in paesi come il Portogallo al livello dei paesi del Terzo Mondo.