da “Atlas Alternatif” | Traduzione a cura di Marx21.it
Nell’Assemblea generale dell’ONU, Stati Uniti e paesi UE votano contro una risoluzione, presentata dalla Russia, che condanna la glorificazione del nazismo.
Venerdì 16 marzo (http://fr.rian.ru/) a Riga, i veterani della Legione Lettone della Waffen SS e i loro simpatizzanti che hanno, come tutti gli altri anni, deposto fiori davanti al Monumento della Libertà erano 1.500 secondo un’agenzia occidentale (http://www.rtbf.be/).
La Commissione Europea (http://stopnazism.wordpress.com/) ha condannato questa manifestazione come incompatibile con i valori dell’Unione.
Le manifestazioni dei veterani SS hanno un sostegno istituzionale forte in Lettonia. Nella primavera 2010, una corte amministrativa aveva annullato un’ordinanza del sindaco di Riga che proibiva la marcia, e persino il presidente del parlamento aveva preso posizione contro tale ordinanza.
Anche il ministro degli affari esteri si era espresso per la continuazione della manifestazione. Secondo l’ONG “Mondo senza nazismo” (http://stopnazism.wordpress.com/), i responsabili politici lettoni quest’anno non hanno fatto nessun sforzo per dissociarsi dalla marcia, e il presidente lettone Valdis Dombrovskis ritiene addirittura che il mondo dovrebbe “inchinarsi” davanti a questi “liberatori” della Lettonia (dove il 90% degli ebrei è stato sterminato sotto l’occupazione tedesca…).
Molti degli anti-SS nei paesi baltici sostengono oggi che la loro posizione è indebolita dal rifiuto costante degli occidentali di votare le risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che condannano la nostalgia del nazismo. Il 23 dicembre 2010 (http://rt.com/usa/news/us-fight-baltic-world/) 129 paesi all’ONU hanno votato una risoluzione russa che condanna la glorificazione del nazismo. Gli Stati Uniti hanno votato contro. L’anno seguente, il 19 dicembre 2011 (http://real-agenda.com/2012/01/27/united-nations-anti-nazi-resolution-and-falsification-of-history/), la risoluzione A/66/460 (http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/66/460) sul “carattere inammissibile di certe pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee del razzismo, della discriminazione razziale, la xenofobia e intolleranze dello stesso tipo” che esprime anche “inquietudine profonda di fronte alla glorificazione del movimento nazista e degli ex membri della Waffen SS” è stata votata da 134 paesi anche diversi fra loro come Israele, Siria, Iran, Bielorussia, India e Venezuela, 24 paesi hanno votato contro, tra cui gli Stati Uniti e i paesi europei. Il rappresentante degli Stati Uniti (http://www.minorityperspective.co.uk/2012/01/23/america-and-britain-vote-against-un-racism-and-nazi-resolution/) ha sottolineato che la risoluzione non distingueva nettamente ciò che andava messo in rilievo di tale delitto e ciò che ne sarebbe derivato per la libertà di espressione.
Inoltre, i diplomatici occidentali hanno punti di vista strani sul tema, come dimostra una lettera dell’ambasciatore britannico a Riga datata 1 marzo scorso e pubblicata in http://defendinghistory.com/monica-lowenberg-in-dialogue-with-latvias-ambassador-to-the-uk/32025. In risposta a una lettera di Monica Lowenberg che ha raccolto 6.000 firme nel mondo contro la marcia del 16 marzo, egli sostiene che la petizione riprodurrebbe “la vecchia propaganda sovietica sulla “Lettonia fascista” e sottolinea che, secondo lui, le SS lettoni non hanno mai commesso crimini di guerra e non sono mai stati in realtà partigiani dell’ideologia nazista (i cui simboli sarebbero secondo lui assenti dalle commemorazioni del 16 marzo).
La Russia da parte sua resta in prima linea in merito al dossier del revisionismo baltico. Il ministro degli affari esteri Serghey Lavrov ha definito vergognoso (http://fr.rian.ru/world/20120323/194019426.html) il voto degli Occidentali all’ONU e ha ricordato che dovrebbe essere applicata la giurisprudenza di Norimberga. La banalizzazione del nazismo in Lettonia entra in sintonia con la politica di esclusione dei cittadini di lingua russa. Il 16% degli abitanti della Lettonia (http://fr.rian.ru/world/20120314/193897060.html), spesso di condizioni molto modeste e e molto legati al ricordo dell’URSS, sono oggi apolidi per il fatto di essere di origine russa. Il paese con un referendum ha rifiutato il 18 febbraio scorso di elevare il russo al rango di lingua ufficiale a fianco di quella lettone, mentre un quarto degli elettori ha sostenuto la proposta, (oltre al 16% privato del diritto di voto). Inoltre, il 1 marzo il Parlamento lettone ( http://fr.rian.ru/world/20120301/193582409.html) ha rifiutato di riconoscere il Natale ortodosso come giorno di ferie, il che significa per esempio che a Riga, dove circa la metà della popolazione è di cultura ortodossa (russi, ucraini, bielorussi), costoro dovranno prendere un giorno di permesso il 7 gennaio per celebrare il loro Natale.
Sul dossier riguardante la minoranza russa l’Unione Europea rimane esitante come sulle manifestazioni degli ex SS. Così gli sforzi dell’eurodeputata Tatiana Jdanovka dell’Alleanza libera europea (che include i Verdi francesi) perché il russo sia riconosciuto come lingua dall’Unione allo stesso titolo del gaelico ad esempio (dal momento che ci sono più parlanti il russo nei paesi baltici che parlanti il gaelico in Irlanda) si sono fino ad ora rivelati inutili e la Commissione si è persino scusata con le autorità lettoni (http://www.regard-est.com/home/breves.php?idp=1294&;PHPSESSID=95858012f3f5f63671d0139cf0eb48ed) per avere pubblicato per errore un testo della lingua di Tolstoj il 10 marzo scorso.