La Romania tra volontà popolare e interessi stranieri

di Constantin RotaruPresidente del Partito Alleanza Socialista | da www.oltre-confine.it

L’evoluzione rapida, e in qualche misura spettacolare, della vita politica romena degli ultimi due mesi è il risultato delle politiche antiromene, delle politiche capitaliste che generano corruzione e crisi.

Il regime di destra instaurato alla fine del 2004 con l’insediamento di Traian Basescu alla presidenza della Romania e con l’ingresso del suo partito (il Partito Democratico Liberale, membro del Partito Popolare Europeo) al governo ha orientato il paese sull’asse Washington – Londra – Bucarest e lo ha regalato al Fondo Monetario Internazionale.

In questi circa otto anni, Traian Basescu è riuscito ad appropriarsi di ogni potere essendo, infatti, capo del governo, della Procuratura, del Dipartimento Anticorruzione, della Corte Costituzionale ecc., mentre il parlamento è diventato lo strumento attraverso il quale sono state imposte leggi aberranti, per lo più proposte dal FMI.

Lo stile di Traian Basescu è stato quello di attaccare, continuamente, le istituzioni e i gruppi o le singole persone (l’opposizione parlamentare, gli ex presidenti e primi ministri, il vecchio re, gli intellettuali…) che non condividevano il suo operato; il suo stile è stato quello di mentire senza scrupoli e addirittura di piangere quando aveva bisogno di fare appello alla compassione del popolo per guadagnare voti…

Negli ultimi tre anni, rincarando le sollecitazioni del FMI, ha ridotto i salari del 25%, ha ridotto le pensioni, ha aumentato l’IVA dal 19 al 24%, ha chiuso alcune scuole e ospedali, ha ridotto la gratuità e i rimborsi sulle medicine, ha tolto la polizia dai villaggi, ha tagliato le sovvenzioni all’agricoltura e così via, il tutto con la motivazione di ridurre le spese del bilancio, mentre la sua clientela politica beneficiava di contratti onerosi a carico dello stesso bilancio statale.

Il grave deterioramento del livello di vita ha portato a manifestazioni di piazza in tutte le principali città, che hanno avuto come risultato il cambio del primo ministro, Emil Boc, presidente del PDL. Il nuovo primo ministro, Mihai Razvan Ungureanu, ex capo del Servizio di Informazione Esterna, che ha dimostrato di essere ubbidiente come Basescu, è riuscito in breve tempo ad aggravare la situazione, e ciò ha creato una grande insoddisfazione tra le file dei parlamentari che si trovavano al potere. In questo contesto, molti di loro, spaventati dal malcontento popolare, si sono affiancati all’opposizione parlamentare (Unione Social Liberale, formata dal Partito Social Democratico, dal Partito Liberale e dal Partito Conservatore), cosa che ha portato alla formazione di una nuova maggioranza parlamentare e ovviamene ad un nuovo governo, il governo Victor Ponta, presidente del Partito Social Democratico. Come conseguenza, le elezioni amministrative di giugno sono state vinte dall’Unione Social Liberale con una percentuale superiore al 60%.

In questa situazione, il presidente Traian Basescu ha continuato ad implicarsi nel gioco politico dei partiti parlamentari e assieme all’ex partito di governo, ha animato ancora di più gli animi.

La nuova maggioranza parlamentare, attraverso azioni rapidissime, ha cambiato i presidenti delle due camere con dei propri rappresentanti e, cosa davvero inaspettata, ha deciso per la sospensione del presidente Traian Basescu.

L’ex partito al governo, assieme agli europarlamentari di Basescu, ha scatenato una vera e propria tempesta, sia in patria ma soprattutto in Europa e non solo, dichiarando che la „maggioranza parlamentare ha compiuto on colpo di stato” che „le azioni della maggioranza parlamentare minano lo stato di diritto” o che „i valori democratici dell’Unione Europea sono messi in pericolo dalla nuova maggioranza parlamentare della Romania ecc.”.

Siamo stati sorpresi dalle reazioni di alcuni stati che hanno ripreso queste affermazioni che incriminano la „maggioranza parlamentare romena”. La domanda che si pongono i romeni è: come sarà fatta la democrazia di quegli stati in cui i dirigenti considerano che „la maggioranza parlamentare può compiere un colpo di stato”?

In tali condizioni, noi domandiamo: che tipo di democrazia esiste in quei paesi? Oppure: come può essere uno stato di diritto in cui le decisioni non si prendono con la maggioranza parlamentare?

Il Partito Alleanza Socialista considera che la sospensione di Traian Basescu sia il risultato del comportamento vandalico e offensivo che lo stesso presidente ha tenuto nei confronti del popolo. Sicuramente, consideriamo che l’intera classe politica trovatasi al potere dopo il 1989 in Romania sia colpevole della straordinaria regressione del nostro paese in tutti i settori: economico, finanziario, educativo, sociale. Se vivessimo davvero in democrazia, i responsabili di questa situazione, tutti, dovrebbero essere giudicati per la rapina messa in atto in complicità con i gangster mondiali, a danno della ricchezza nazionale. Non deploriamo la sorte di Basescu, il fattore n. 1 nell’elaborazione della cosiddetta requisitoria contro il comunismo, un documento pieno di menzogne e odio per la classe operaia. D’altra parte, consideriamo che questo genere di avvenimenti rifletta il fallimento della restaurazione capitalista in Romania e lo stesso fallimento del capitalismo in generale, il fatto che non esso non risponde correttamente alle sollecitazioni del mondo contemporaneo, cosa che, crediamo, significa che la missione storica del capitalismo sia giunta al termine. D’altro canto, sospettiamo che non si tratta soltanto di una resa dei conti interna, ma del conflitto di più interessi stranieri. La Romania è diventata una colonia, sfruttata dall’UE e dagli USA. Non conosciamo esattamente chi si sta scontrando qui (come anche in Grecia), l’imperialismo tedesco o quello americano, altre forze e servizi, ma è evidente che esistono potenti interessi stranieri che alimentano il conflitto. Per questo motivo, consideriamo che, indifferentemente dal cambiamento registratosi, la Romania rimarrà una colonia dell’UE e degli USA, senza alcuna prospettiva di progresso sociale ed economico, fino a quando non si metterà in discussione il cambiamento del sistema.

I membri e i simpatizzanti del Partito Alleanza Socialista, pur essendo coscienti del fatto che anche l’Unione Social Liberale è un potere subordinato agli organismi finanziari internazionali, e che questi continueranno la politica d’impoverimento delle risorse naturali e finanziarie del paese, parteciperanno al referendum e voteranno per la destituzione di Basescu.

Il Partito Alleanza Socialista considera che la Romania non abbia bisogno, assolutamente, di un nuovo presidente o di un nuovo governo. La Romania ha bisogno di una politica diversa, veramente democratica, una politica fatta nell’interesse di ogni romeno e della Romania nella sua interezza, una politica di sinistra autentica.

Traduzione dal romeno di Flavio Pettinari