La lezione delle europee

salvini 26maggioda aginform.org

Sui risultati delle elezioni europee Mauro Gemma ha scritto a caldo su Marx XXI [qui] un giusto commento, che si tratta ora di approfondire e portare alle conclusioni necessarie.

O, perlomeno, sulle sue considerazioni va aperta una discussione che faccia uscire i compagni dalle nicchie in cui sono collocati e che somigliano a bunker. Una discussione che rompa soprattutto i tabù rispetto agli ancoraggi arrugginiti a cui molti di noi sono legati.

Partiamo dal significato elettorale del 26 maggio. Se cerchiamo di dare una interpretazione non superficiale e consideriamo il diverso esito di Lega e 5 Stelle, ci accorgiamo che la vittoria di Salvini non è dovuta tanto alle sue doti istrionesche, quanto al fatto che i temi su cui egli ha fatto leva corrispondono a un pensiero diffuso e maggioritario degli elettori italiani. E questo non è cosa da poco nè transitoria. A questo proposito alcuni risultati elettorali, Riace, Lampedusa, Capalbio danno la misura della situazione. Ma non è solo questo. Il risultato della Lega è arrivato anche dopo una intensa campagna ‘antifascista’, che ha cercato di presentare Salvini come il rappresentante di un nuovo fascismo, puntando alla sua demonizzazione per eroderne i consensi. Si può votare un fascista? Questa era la domanda che veniva portata in primo piano, a cui il 34% dei votanti (non dimentichiamo però che quasi un elettore su 2 non vota) avrebbe risposto di sì . 

Ma che cosa è la Lega? Considerando la distribuzione elettorale della sua presenza, si può constatare che essa è maggioritaria nelle grandi regioni del Nord e tende ad espandersi anche in Emilia Romagna e in altre parti del centro Italia dove esiste una base produttiva dinamica che ha bisogno di prospettive diverse da quelle offerte dalla cialtroneria del PD, succube del poteri mondialisti e dell’UE. Per questo la Lega, avendo al suo seguito personaggi come Bagnai e il neoeletto Rinaldi, non è solo la faccia rubiconda di Salvini e punta, con significative competenze, a ridiscutere in sede europea il ruolo dell’Italia e le regole del gioco. Aspettiamoci dunque l’apertura di un nuovo scontro di cui, a poche ore dal voto, già si colgono le avvisaglie. 

La Lega non è solo questo. Punta anche, come sappiamo, alle questioni della sicurezza e dell’immigrazione per consolidare il nucleo essenziale degli interessi che vuole tutelare. Non bisogna però confondere l’apparenza con la sostanza. La questione delle forze cosiddette sovraniste va del resto oltre l’Italia. Lo si è visto anche in queste elezioni dove esse marcano, in Francia e altrove, una presenza diffusa che mantiene aperta la questione del futuro dell’UE. Ci sarà compromesso o rottura? Parlando diffusamente di ‘antifascismo’ e cantando Bella ciao ci si è dimenticati del ruolo che la Lega può svolgere in Europa sui trattati e sulle regole comunitarie, un ruolo che spiega anche le ragioni di fondo per cui Lega e 5 Stelle si sono ritrovati assieme al governo. 

I 5 Stelle hanno perso però clamorosamente la prova elettorale. Perchè? I dati ci dicono che i voti del 4 marzo si sono trasformati in astensione, sono andati in parte a Salvini o sono confluiti in un ritorno ‘democratico’ al PD. Perchè sono arretrati così clamorosamente? Il loro programma, anche se va nella direzione giusta, è improvvisato e non collegato alle classi di riferimento, il che conferma il giudizio che stiamo dando: il supporto elettorale della Lega è strutturato da un punto di vista degli interessi sociali che rappresenta, mentre i 5 Stelle non hanno per loro natura un retroterra consolidato, come si vede anche dai risultati delle elezioni amministrative e regionali. Questo è lo specchio della loro sostanziale debolezza. Come reggeranno il confronto con la nuova situazione? Questo è uno dei nodi importanti che andranno sciolti dopo queste elezioni. 

Per quanto riguarda poi i risultati del PD (di poco superiori in percentuale alle precedenti elezioni politiche e anzi inferiori per numero di voti), il partito di Zingaretti, che ha goduto di una grande pubblicità sia coll’antifascismo di maniera sia col buonismo dell’accoglienza, che servono a coprire normalmente la sua linea liberal-imperialista, ha ben poco da festeggiare. 

Nel corso di questi mesi ci siamo sforzati di dire alla sinistra che era necessario sostenere il programma sociale e di legalità costituzionale dei 5 Stelle e non inseguire il buonismo e l’antifascismo di maniera che hanno portato acqua solo al mulino del PD. La maggior parte però ha preferito l’attacco impolitico al governo giallo-verde e questi sono i risultati delle loro campagne. Come abbiamo detto e ripetuto in questi mesi, costoro hanno svolto solo il ruolo di mosche cocchiere per chi poi ci ha guadagnato elettoralmente. 

In questo contesto si è verificata una novità non da poco: il risultato elettorale ha spazzato via pappisti, sinistri di complemento e corsari che si spacciano per comunisti. Questo è un fatto su cui ragionare. Mai come ora, dopo il 26 maggio, la situazione ci dice che non è più possibile continuare a pescare voti con la parola ‘sinistra’ o con qualche falce e martello di latta. Gli illusionisti non potranno continuare a recitare la stessa parte. Bisognerà pensare a qualcosa di diverso. 

Ci consola tutto questo? Neanche per sogno! Però il disastroso risultato del 26 maggio potrebbe indurre a una riflessione più profonda. E da questo potremmo partire, sgombrando il campo dalle cortine fumogene.

Aginform

28 maggio 2019