di Chris Cole* | rebelion.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
26/10/2013
Anche se i media dedicano giustamente molta attenzione alla guerra dei droni degli USA in Pakistan e Yemen, c’è una “guerra dei droni” molto diversa, ma trascurata, in atto in questo momento in Europa. Nelle sale delle commissioni parlamentari, nei consigli di amministrazione delle compagnie di armamento e negli affollati incontri pubblici, le discussioni abbondano sul fatto se l’Europa debba abbracciare o rifiutare l’uso dei droni armati.
Molte forze armate europee hanno nei loro arsenali veicoli aerei senza equipaggio (VAST), comunemente noti come droni, ai fini della ricognizione, intelligence e vigilanza. Tuttavia, i paesi europei sono sempre più sotto pressione per seguire le orme degli USA e sostenere l’uso dei droni armati.
Il Regno Unito è un vecchio partner degli Stati Uniti nell’uso dei droni armati. Le forze militari britanniche hanno utilizzato i droni Predator statunitensi in Iraq dal 2004, prima di acquisire i propri droni Reaper per usarli in Afghanistan nel 2007. Da allora, il Regno Unito ha lanciato più di 400 missili e bombe dai suoi droni in Afghanistan, un dato destinato ad aumentare quando il Regno Unito raddoppierà la sua flotta di droni armati nel prossimo anno, operando droni sia dal proprio territorio che dal suolo statunitense.
Finora nessun altro paese europeo ha utilizzato droni armati. Le forze francesi hanno utilizzato droni Harfang senza armi (basati sull’Heron israeliano) in Afghanistan, Libia e Mali; le forze tedesche in Afghanistan hanno utilizzato droni Luna e Heron israeliani, e l’Italia sta adoperando droni senza armi insieme agli USA in Libia e in Afghanistan da una stazione di controllo congiunta italo-statunitense nella base aerea Amendola nel sud-est Italia.
Ma, nonostante la diffusa opposizione dell’opinione pubblica, la crescente pressione della lobby pro droni e delle compagnie di armamento spinge i paesi europei ad acquisire una capacità di droni armati. Dopo un lungo dibattito, il ministro della Difesa francese, Jean -Yves Le Drian ha annunciato improvvisamente in estate, che la Francia acquisterà droni armati dagli USA. Molto celermente i piloti francesi hanno iniziato la formazione in droni Reaper negli USA e sembra probabile che la Francia collocherà droni armati sul Mali entro la fine dell’anno. In Germania, nonostante l’immensa opposizione, il ministro della Difesa tedesco Thomas de Maiziere ha dichiarato: “Non possiamo continuare ad usare diligenze mentre gli altri sviluppano la ferrovia”.
In tutta Europa, l’acquisizione di droni armati è molto controversa. Molti partiti politici sono divisi sulla questione – o si oppongono direttamente – e vi è molta ostilità pubblica. Un sondaggio della Pew Research realizzato nel 2012 ha mostrato un’ampia opposizione agli attacchi dei droni: il 59% degli intervistati in Germania, il 63% in Francia, il 76% in Spagna, il 55% in Italia e un colossale 90% in Grecia. Solo nel Regno Unito non c’è stata una maggioranza dei cittadini avversi all’uso dei droni armati, ma solo il 44 % era a favore.
Negli Stati Uniti, l’opposizione alle guerre dei droni si è concentrata sull’utilizzo dei droni per le uccisioni mirate. In Europa, tuttavia, l’attenzione si rivolge maggiormente sulla natura del cosiddetto “risk-free” della guerra dei droni, che potrebbe semplicemente condurre a un aumento dei conflitti armati, a un’espansione di omicidi mirati e a una riduzione della sicurezza globale in generale. In tutta Europa aumentano le proteste, audizioni parlamentari e incontri pubblici sull’uso di droni armati.
Ma la lobby pro droni tuttavia non alza bandiera bianca. La lobby dei droni cerca di convincere i governi europei a ignorare l’ansia pubblica e a impegnarsi nei sistemi armati senza esitazione. Le loro opinioni strategicamente lodano la virtù economica dello sviluppo dei droni armati, consentendo tra l’altro di non “segnare il passo”. Allo stesso tempo, funzionari della NATO e dell’Unione Europea esortano i paesi europei ad aumentare la spesa per i droni. Compagnie militari statunitensi cercano attivamente di modificare i trattati internazionali al fine di esportare la tecnologia dei droni armati in Europa. Gli alti esecutivi delle compagnie di armamento stanno facendo pressione direttamente sui governi europei per impegnarsi a sviluppare e costruire un futuro drone armato europeo. Compagnie militari europee già dedicano molti sforzi e risorse ai futuri droni da combattimento. Ci sono programmi in via di sviluppo tra cui i droni Taranis e Mantis della BAE Systems, Neuron de Dassault e Talarion di EADS. Ci sono anche programmi coperti che non sono ancora pubblici.
Mentre le forze di combattimento statunitensi ed europee andranno ritirandosi dall’Afghanistan nei prossimi 12 mesi, è probabile che la guerra dei droni in Europa si farà più intensa. La lobby dei droni cercherà di assicurare accordi dicendo che è improbabile che un pubblico stanco di guerre appoggi l’invio di altri soldati di terra in qualsiasi momento e quindi sosterrà una guerra telecomandata. Gli scettici chiederanno maggiore trasparenza e informazioni sull’impiego dei droni in Afghanistan, compresi i dati sulle vittime, per valutare la presunta precisione degli attacchi dei droni armati per prendere decisioni informate circa l’utilizzo futuro. E gli oppositori aumenteranno le loro proteste. Al momento, non è previsto un cessate il fuoco nella guerra dei droni in Europa.
* esperto di fama in droni europei e direttore della Drone Wars UK.