di Albano Nunes, Segreteria del Partito Comunista Portoghese | da avante.pt
Traduzione di Marx21.it
Sono sorpresi e disorientati. Il grande capitale finanziario ha subito una sconfitta storica in Gran Bretagna. Le ingerenze e le pressioni di ogni genere sul popolo britannico non hanno funzionato. Né il vergognoso accordo dell’Unione Europea con Cameron contro i diritti dei migranti, né l’impegno di Obama per una “forte Europa”, né gli scenari di catastrofe disegnati dai grandi gruppi economici e finanziari della City e dagli eurocrati di Bruxelles hanno impedito la Brexit. La crisi nella e dell’UE è in verità molto più profonda, ed essendo essa irriformabile la sorpresa e il disorientamento che dilagano nei suoi circoli dominanti sono inevitabili.
Non si sottovaluti però la capacità di adattamento della classe dominante – che tra l’altro non ha ancora rinunciato a rovesciare il risultato del referendum – e soprattutto si mantenga ben viva la vigilanza per la nota teoria delle “crisi creative” e i tentativi di trasformare questa sconfitta in un pretesto per effettuare un nuovo salto neoliberale, militarista e federalista che è stato consigliato e progettato dal nucleo duro del processo di integrazione capitalista. Le onde d’urto della Brexit si faranno sentire per molto tempo. Sono molte le incertezze. Ma non ci può essere alcun dubbio che il blocco imperialista che è la UE farà di tutto per assicurare il proprio potere.
Per questo c’è una prima battaglia che esso sta conducendo senza alcuna esitazione mobilitando tutto il suo poderoso arsenale di manipolazione mediatica. Si tratta di una battaglia nel campo delle idee che può essere decisiva per i suoi obiettivi immediati e che consiste nell’illudere e nel falsificare le ragioni di fondo della vittoria del si all’uscita della Gran Bretagna dall’UE. L’eccesso di protagonismo, gli errori di calcolo di Cameron e la mancanza di impegno di Corbin, la lotta per il potere dentro il Partito Conservatore e la cospirazione per rimuovere l’ala sinistra del Partito Laburista, masse di elettori ingannate da questa o quella personalità e, soprattutto, l’insinuazione secondo cui il voto per la Brexit sarebbe un voto xenofobo e razzista – tutto questo serve a nascondere l’essenziale: che il voto per l’uscita è fondamentalmente un voto popolare contro il deterioramento della situazione sociale che colpisce particolarmente regioni operaie di tradizioni progressiste e un voto contro l’oppressione nazionale derivante dalle politiche e dalla dinamica sovranazionale dell’UE. Che ciò sia in gran parte capitalizzato da forze di estrema destra, in Gran Bretagna come in Francia e in altri paesi, è un pericolo la cui responsabilità ricade in primo luogo sulle politiche antisociali e di oppressione nazionale del grande capitale.
Un altro terreno in cui la classe dominante non mostra alcuna esitazione, riguarda il rafforzamento del braccio militare europeo della NATO. La “politica di sicurezza e difesa comune europea”, a suo tempo giustificata dagli “europeisti di sinistra” come atto di “autonomia” e contrappeso all’egemonia nordamericana, è sempre più coordinata con gli USA e strettamente inserita nella macchina da guerra di una NATO che non cessa di estendere la sua sfera di intervento a tutto il pianeta. Non è un caso che proprio il giorno seguente il voto sulla Brexit tante e di ogni tipo sono state le domande in merito alle relazioni future della Gran Bretagna con l’UE tranne che quelle riguardanti il piano militare, che evoca il potere delle forze amate britanniche e il trattato di Saint-Malo franco-britannico (1998) che ha significato un poderoso impulso alla militarizzazione dell’UE. Alla vigilia del Vertice della NATO di Varsavia e della sua pericolosissima agenda, questo è un motivo in più perché, domani a Lisbona e sabato a Porto, il popolo portoghese faccia sentire la sua voce in difesa della Pace e per lo scioglimento della NATO.