di Ângelo Alves | da www.avante.pt
Si è conclusa a Cascais la riunione del Consiglio dell’Internazionale Socialista. Delle sei dichiarazioni diffuse al termine della riunione, dalle notizie circolate in merito e dai discorsi dei suoi principali responsabili è possibile trarre alcune conclusioni. Innanzitutto sulla crisi, in Europa e nel mondo: il discorso dell’Internazionale Socialista ripete la stessa litania inaugurata da Hollande e ripetuta da Lagarde: vale a dire, al caos provocato dalla “bibbia” dell’austerità incollare l’adesivo “della crescita e del lavoro”. E’ il medesimo discorso che il Partito Socialista Europeo utilizza nelle istituzioni europee per approvare e difendere l’approfondimento di tutti gli strumenti che mirano a rendere eterni e a istituzionalizzare le politiche cosiddette di “austerità” e concentrare ancora di più il potere economico e politico.
A leggere la dichiarazione sull’ “economia globale” uscita dalla riunione e a metterla a confronto con ciò che, ad esempio, nella stessa settimana è stato discusso nel Parlamento Europeo, si ricava quasi la sensazione di una certa dose di schizofrenia nel discorso dell’Internazionale Socialista. Da un lato leggiamo in questo documento riferimenti specifici a Keynes, alla necessità di un aggiustamento nel sistema monetario internazionale (l’IS ha scoperto l’acqua calda!), la difesa dell’impiego, dei settori pubblici, e persino della maggiore equità nella distribuzione degli utili. Dall’altro vediamo i governi e i partiti dell’Internazionale Socialista applicare e difendere, nel passato, nel presente e nel futuro, misure che provocano l’invidia dei più convinti neoliberisti.
Ciò significa che, come il Partito Socialista fa in Portogallo, anche l’Internazionale Socialista, sul piano internazionale, sta cercando di lavarsi la faccia e nascondere le sue responsabilità per l’attuale situazione. Ma su altri piani, l’Internazionale Socialista non riesce mantenere il volto così pulito, avendolo sporcato con i colori di guerra: Siria, Iran, Mali e persino il Venezuela, sono alcuni dei punti in cui, sia dai documenti che dalle notizie diffuse, emerge chiaramente che la socialdemocrazia sempre più rappresenta uno dei pilastri fondamentali dell’imperialismo.