di Giulietto Chiesa | da www.globalist.it
da La Voce delle Voci di giugno 2013
Per la corte costituzionale tedesca è incostituzionale lo sbarramento del 5% per il Parlamento Europeo. Possibili effetti clamorosi
La Corte Federale Costituzionale tedesca (nel suo Secondo Senato), ha dichiarato incostituzionale la legge tedesca che impone una barriera del 5% per l’entrata di un partito nel Parlamento Europeo.
Si tratta di una sentenza clamorosa destinata forse a produrre ondate di cambiamenti anche nelle legislazioni nazionali di altri paesi dell’Europa attuale a 27 stati membri. Sicuramente questa sentenza costringerà il Parlamento tedesco a modificare la legge elettorale per le europee del 2014. Penso che sarebbe il caso di sollevare una questione di costituzionalità analoga per quanto concerne l’Italia.
Secondo i calcoli dei giudici costituzionali tedeschi, se non ci fosse stata quella barriera, altri sette partiti tedeschi sarebbero stati rappresentati a Bruxelles in base alle elezioni del 2009. In Italia la barriera attuale, fissata dalla legge, è del 4%. Secondo gli stessi calcoli, togliendola, potrebbero entrare nel Parlamento Europeo del 2014 una decina di nuovi partiti italiani, di destra e di sinistra.
Ovvio che i partiti maggiori faranno fuoco e fiamme per impedire che questa barriera venga tolta, adducendo l’unico argomento che è stato fino ad ora usato, per sbarrare il passo a una rappresentazione comunque più democratica della volontà popolare: cioè che troppi partiti produrrebbero frammentazione politica e impedirebbero la possibilità di prendere decisioni.
I giudici tedeschi affermano, al contrario, che questo rischio proprio non esiste. Lo dice l’esperienza concreta. I partiti europei esistenti hanno fino ad ora saputo “assorbire” molto facilmente la frammentazione. I partiti nazionali presenti attualmente a livello europeo sono infatti ben 162. Ma, una volta giunti a quel livello – anche in virtù del sistema di lavoro di quella camera, che assegna ai gruppi parlamentari una grande quantità di funzioni – i partiti nazionali minori finiscono per accorparsi in più vaste formazioni, dove sperano di contare di più che restando isolati e fuori dal mainstream legislativo. I gruppi parlamentari del Parlamento Europeo sono infatti soltanto sette, mentre i deputati europei che sono rimasti all’esterno di tutti i gruppi e agiscono “in solitudine” sono soltanto 30.
Dunque non esiste, in Europa, il problema della cosiddetta “ingovernabilità”. In realtà, come sappiamo, si è visto che, anche in Italia, l’introduzione di barriere all’ingresso, il passaggio al maggioritario, in primo luogo (che produce altre barriere), e l’introduzione di regole astruse e complicate, anch’esse congiunte con barriere di ogni tipo, non ha affatto garantito una migliore “governabilità” del paese. Tutto si è rivelato per quello che era: un trucco per espropriare il cittadino del suo diritto di concorrere, con il suo voto, alla definizione della politica del paese, come detta con grande chiarezza la Costituzione italiana (art. 49).
Ed è qui che la Corte federale Costituzionale tedesca, nella sua motivazione, infligge un severissimo giudizio contro i legislatori di Berlino (e contro i nostri). Dicono i giudici tedeschi, e con piena ragione “liberale”, che “ogni cittadino deve avere la stessa influenza sulla composizione del corpo legislativo da eleggere”. In altri termini il voto di ogni cittadino dev’essere uguale, identico a quello di tutti gli altri. Non possono esserci voti che “valgono di più”. Orbene, la clausola della barriera del 5% (caso tedesco) produce un peso diverso dei voti dei cittadini. Infatti l’elettore che vota per un partito che rimane al di sotto della barriera vede il suo voto annullato, pur essendo pienamente valido. Le persone e il partito che egli o ella avrebbe voluto eleggere vengono esclusi dalla ripartizione dei seggi.
Di converso gli altri partiti (cioè i voti di quegli elettori ) ricevono una maggiore influenza e peso, poiché la ripartizione di tutti i seggi disponibili viene fatta tra un numero di aspiranti minore di quello reale.
Stessa, identica considerazione va fatta per i partiti esclusi, i quali, in quanto “minori” (ma chi decide, in base a quali criteri e parametri questa minoria viene definita?) vengono privati delle “eguali opportunità” di cui, in principio, dovrebbero godere.
Tiriamo ora le somme anche per quanto concerne le leggi elettorali italiane che si sono succedute in questi decenni in cui l’inciucio tra i partiti ha assunto funzioni di legge. I vari maggioritari, mattarellum, porcellum, non solo non hanno garantito una maggiore governabilità al paese, ma hanno permesso alla casta di escludere tutti i “disturbatori”, di eliminare la concorrenza, di uniformare le diversità, di impedire i controlli. Qualche volta queste manovre di espropriazione del voto dei cittadini hanno consentito di aumentare la durata di questo o quel governo, ma abbiamo sperimentato che si è trattato di aumentare la durata del malgoverno e della corruzione. Infatti le performances dello Stato italiano sono andate irrevocabilmente peggiorando, di anno in anno, dimostrando il contrario di ciò che il Palazzo (esattamente come la Trilaterale di Kissinger e di Enrico Letta) ha sempre asserito, e cioè che “troppa democrazia” equivale a “grande inefficienza”.
Falsa, questa affermazione, come fu falsa la tesi che bisognasse privatizzare tutta l’attività economica, per sottrarla al “pubblico”, descritto come “inefficiente” per definizione. Come si vede il pensiero unico ha colpito in tutte le direzioni: la democrazia è inefficiente, lo Stato è inefficiente (salvo poi fare ricorso a ciò che ne resta per salvarsi quando si va in bancarotta). Abbiamo privatizzato tutte le banche e portato a zero ogni possibilità di decisioni democratiche pubbliche. E adesso scopriamo che tutte le banche private sono in fallimento tecnico (anche se nessuno lo dice) e se sopravvivono è perché sono i denari pubblici che le salvano. E’ un unico discorso quello che oggi s’impone: un ritorno alla democrazia e al controllo pubblico della ricchezza nazionale. I giudici costituzionali tedeschi ci hanno ricordato che anche noi abbiamo una Costituzione da far rispettare. E, già che ci siamo, potremmo copiare anche noi quella parte della loro Costituzione che afferma il diritto del cittadino di opporsi, anzi di “resistere” con ogni mezzo, contro i poteri che violano i loro diritti fondamentali.