Il Referendum Britannico: un tentativo di analisi del voto

da contropiano.org

E dunque, alla fine il “Leave” ha prevalso. Un successo largamente preventivato dai sondaggi elaborati dai maggiori istituti demoscopici ad inizio Giugno, salvo registrare una piccolo inversione di tendenza (poi smentita dai fatti) nei giorni immediatamente successivi all’assassinio della parlamentare laburista pro-Remain Jo Cox.

L’esito finale del voto (51.8% a favore del Leave) miete una prima, grande vittima: il primo ministro Cameron, promotore del referendum (scaturito da una promessa elettorale nella campagna delle Politiche del 2015, al fine di arginare il potenziale attrattivo dell’UKIP di Nigel Farage), e capo del fronte schierato a favore della permanenza. Il premier britannico si è infatti dimesso appena preso atto della dura sconfitta, annunciando che passerà la mano (anche come leader del Partito Conservatore) ad Ottobre 2016; simile sorte dovrebbe toccare al Ministro delle Finanze, George Osborne, un fiero nemico delle classi lavoratrici britanniche, protagonista, nei suoi mandati, dell’implementazione di rigide ed anti-popolari misure di austerità. L’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, a capo della campagna per la fuoriuscita dalla UE, spera ora di poter utilizzare la vittoria referendaria anche per guadagnare la posizione di primo ministro (e di leader del partito), a scapito di Cameron. 

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