Huelga General in Spagna! Quando da noi?

di Franco Tomassoni, Responsabile Esteri FGCI

huelga generalIl 29 marzo la Spagna si è fermata per lo sciopero generale. Milioni di lavoratori e giovani spagnoli hanno sfilato per le città di tutto il paese e hanno manifestato contro le politiche di austerità imposte dell’UE e dal governo di destra spagnolo a guida Rajoy – PP ed in modo particolare contro la nuova riforma del lavoro che, come nel resto d’Europa, introduce la precarietà lavorativa nella sua versione più radicale cancellando diritti e attaccando il costo del lavoro. Questa riforma del lavoro viene proposta dal governo con la scusa di risolvere l’elevata disoccupazione che con una media nazionale del 23% e con punte del 29% in Andalusia fa della Spagna uno dei paesi con il tasso di disoccupazione più alto d’Europa. La partecipazione allo sciopero è stata elevatissima con una adesione complessiva di poco sotto alla soglia dell’80% e con punte dell’90% in alcuni settori ed in alcune zone del paese. Partecipazione di gran lunga maggiore rispetto a quella dell’ultimo sciopero generale spagnolo, il 29 settembre 2010, che fu già un successo straordinario.

Un dato importante riguarda l’elevata la partecipazione giovanile e delle sigle studentesche allo sciopero poiché la riforma del lavoro colpisce principalmente i giovani la cui situazione, già negativa, con un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 40%, peggiorerebbe nel caso la riforma passasse. Questo ci fa capire come la coscienza dei giovani spagnoli stia crescendo e testimonia la volontà di una generazione di lottare, per conquistare un futuro migliore, contro le politiche di massacro sociale volute dalla troika che impongono ai giovani spagnoli, in particolar modo a quelli che vengono dagli strati popolari e dai ceti in via di impoverimento, un futuro incerto all’insegna dell’insicurezza sociale e dello sfruttamento.

La portata e la rilevanza di questo sciopero non è testimoniata solamente dalla grande partecipazione popolare, ma anche dal tentativo dei media di criminalizzare e come accade a casa nostra di tacere, lo sviluppo di una forte opposizione sociale che cresce e coinvolge settori importanti della società. Assieme a questa manipolazione mediatica, in Spagna come in Grecia abbiamo assistito ad una risposta delle forze dell’ordine che per un verso hanno tentato, riuscendovi, con le solite tecniche della provocazione di creare disordini, e dall’altro hanno tentato di far crescere un clima di paura arrestando preventivamente a Barcellona, prima dell’inizio delle dimostrazioni, due compagni della gioventù comunista catalana e dell’associazione degli studenti progressisti, ancora oggi detenuti e sottoposti nei primi giorni dell’arresto ad un regime di isolamento senza alcuna ragione.
 

Come abbiamo visto in Grecia ed in Portogallo, paesi che come il nostro soffrono maggiormente la crisi economica e le politiche dell’UE, anche in Spagna, in forme e modalità differenti, è decisivo per lo sviluppo dell’opposizione sociale il ruolo del sindacato e delle forze comuniste e nel caso spagnolo l’importante ruolo delle organizzazioni giovanili comuniste specialmente UJCE e CJC in Catalogna, e delle organizzazioni e delle associazioni giovanili legate al sindacato CCOO (commissione operaia). Inoltre possiamo dire che il successo dello sciopero è sicuramente un fatto di straordinaria importanza ed è un passo avanti nello sviluppo della lotta di classe in Spagna ed in generale nel continente, tuttavia non è un fatto inaspettato. Le ultime elezioni nazionali in Spagna hanno segnato una sconfitta delle politiche liberiste di Zapatero che non ha rappresentato quello sperato cambio di passo rispetto ad Aznar e hanno consegnato la Spagna alla destra, tuttavia chi ha migliorato decisamente la sua influenza elettorale è stata la sinistra di Izquierda Unida ed i comunisti al suo interno. La campagna elettorale è stata condotta contro le politiche dell’UE e contro la troika. Dalle elezioni fino allo sciopero generale del 29 marzo abbiamo assistito ad una costante crescita dell’opposizione sociale che ha svestito i panni degli indignados e ha dimostrato un avanzamento nella coscienza riconoscendo il nemico principale nel governo reazionario del PP e nelle politiche di austerità imposte dall’UE. Inoltre appena 4 giorni prima dello sciopero generale le elezioni nello stato dell’Andalusia e quelle in Asturia hanno visto nuovamente la crescita e l’affermarsi delle forze di sinistra. Questi fatti sono importanti e testimoniano che anche in Spagna vi è un progressivo avanzamento delle coscienze e di un senso comune, che affonda le sue radici nella condizione materiale di vita delle persone, di opposizione alle politiche di austerità. Negli ultimi mesi abbiamo assistito in Grecia, in Portogallo ed ora in Spagna (seppur in modalità decisamente differenti rispetto agli elementi che caratterizzano la situazione portoghese e quella greca) a scioperi generali e manifestazioni di opposizione sociale che vanno tutte nella direzione della contestazione delle politiche che i governi mettono in campo su pressione della UE, in queste manifestazioni giocano un ruolo decisivo le forze comuniste. Questo è il segno di un avanzamento complessivo della lotta di classe in Europa. A quando l’ora dell’Italia? Dipende dalla nostra capacità di mettere in campo un progetto rivoluzi0onario all’altezza dei tempi, di essere attrattivi ed attraenti e di saper far crescere l’opposizione sociale.