di Francesco Maringiò, Direzione Nazionale del Partito e membro del Dipartimento Esteri
Il 22 Marzo è stata per il Portogallo una importante giornata di lotta, contro le misure di austerity imposte dal governo attraverso provvedimenti che attaccano i diritti dei lavoratori e per la difesa delle ragioni del mondo del lavoro e del futuro del Portogallo.
Il Partito dei Comunisti Italiani saluta la lotta dei lavoratori portoghesi, l’organizzazione sindacale Cgtp-In ed il Pcp per il ruolo svolto nell’organizzazione e nell’orientamento della classe operaia, aspetti essenziali per la riuscita di una giornata di lotta così importante.
Lo sciopero generale ha avuto un’adesione molto alta, con livelli del 90% in alcuni settori del pubblico impiego, il blocco dei trasporti ed il coinvolgimento di tutte le categorie. È dai tempi del fascismo che in Portogallo non si registravano livelli così alti di disoccupazione, povertà, precarietà e perdita del potere d’acquisto di salari e pensioni. Aspetti, questi, che in una fase di crisi profonda come quella attuale pesano significativamente sui lavoratori che vivono quotidianamente una condizione di ricatto e paura per il rischio di perdere il proprio posto di lavoro.
Uno sciopero così ben riuscito è quindi la conseguenza di un diffuso malcontento da parte dei lavoratori per la propria condizione di vita e di lavoro ed il contributo alla lotta portato attivamente da parte dei giovani lavoratori precari, dagli studenti, dai pensionati e da tutti quei soggetti colpiti dalla crisi. Ma, ovviamente, un livello di mobilitazione così alto non sarebbe possibile senza il ruolo attivo di un sindacato di classe e del peso e dell’orientamento che in questa organizzazione continua ad essere svolto dai comunisti.
Nel suo messaggio di saluto ai lavoratori in sciopero, Jeronimo de Sousa, segretario generale del Pcp, ha detto che è necessario rigettare il patto di aggressione e promuovere una discontinuità con le politiche di destra per dare corso invece ad una politica patriottica e di sinistra, in cui venga rinegoziato il debito e ristabilito un controllo pubblico sui settori strategici dell’economia. E questo è possibile, ha continuato il segretario del Pcp, attraverso la valorizzazione del lavoro e dei lavoratori, ossia aumentando salari e pensioni, garantendo assistenza sociale, la difesa dei servizi pubblici ed il sostegno alle piccole e medie imprese: solo così si protegge la sovranità nazionale del Portogallo.
Lo sciopero generale nel paese della rivoluzione dei garofani cade in una fase politica e sociale molto delicata in tutta Europa. In Italia il governo sta conducendo un attacco senza precedenti ai diritti dei lavoratori, seguendo pedissequamente le indicazioni della famigerata “lettera della Bce” di quest’estate, con il partecipe attivismo del Capo dello Stato e la volontà manifesta di settori importanti della borghesia italiana a chiudere in conti con la stagione delle rivendicazioni e dei diritti dei lavoratori. Ma la Cgil, per fortuna, si è opposta a tutto questo ed ha proclamato 16 ore di mobilitazione (8 di assemblee ed 8 di sciopero) ed indetto il primo sciopero generale contro queste riforme che mostrano chiaramente il loro segno di classe antioperaio e tutta la loro torsione autoritaria.
È il primo, importante, passo per riorganizzare, anche in Italia, un fronte di lotta e di resistenza al massacro sociale in atto in tutta Europa. È in queste lotte che vive e trae linfa il cuore della proposta politica del 6° Congresso che si è tenuto a Rimini, basato infatti sulla necessità di ricostruire il partito comunista, unire la sinistra e battere le destre: da questo punto di vista le esperienza di lotta europee, come il recente sciopero in Portogallo, rappresentano un punto di riferimento importante per i lavoratori ed i comunisti italiani.