Germania, il passato e il presente

da Avante | Traduzione a cura di Marx21.it

germania unificazioneGià da oltre vent’anni il grande capitale tedesco si prodiga per revisionare la storia, per criminalizzare le vittime dell’oppressione nazista e le forze che le hanno opposto resistenza, come l’URSS, i comunisti e il movimento operaio. Per 45 anni, la Germania Federale è stata sotto il controllo dei suoi alleati militari. I legami, che sempre hanno unito il capitale monopolista al regime hitleriano,sconfitto nel 1945, sono ben visibili nelle dinastie degli industriali e banchieri che sono transitati dal nazismo alla Repubblica Federale ma anche nell’elevato numero di alti dirigenti di Stato che hanno fatto carriera con entrambi i regimi. Ricordare alcune di queste figure significative è importante per comprendere la nuova ondata di attacchi ai diritti dei lavoratori e di mancanza di rispetto per la sovranità dei popoli scatenata da Berlino dal momento della cosiddetta “unificazione”.

Il primo presidente della Repubblica di Germania, Theodor Heuss, era uno dei deputati che il 23 marzo 1933 votò al Reichstag la legge che dava a Hitler pieni poteri (Ermachtigunsgesetz). Il suo successore sarà Heinrich Lubke, costruttore di campi di concentramento e di centri di lavoro schiavistico nel III Reich.

Dopo un breve interregno, fu la volta di Walter Schell e Karl Carstens, entrambi ex membri del partito di Hitler, il NSDAP. Kurt Georg Kiesinger, membro del partito nazista dal febbraio 1933 sarà cancelliere della Germania dal 1966 al 1969. L’avvento di Hans Globke alla carica di segretario di Stato della cancelleria ha dimostrato la mancanza di limiti nel recupero dei nazisti da parte del regime di Adenauer. Globke era stato commentatore ufficiale delle leggi razziste di Norimberga, la cui finalità era la difesa della purezza del sangue e della superiorità della razza ariana. Dal momento che i nazisti occupavano funzioni politiche sempre più importanti, il governo di Bonn mise fuori legge nel 1956 il Partito Comunista Tedesco (KPD) e scatenò una nuova ondata di persecuzioni contro i comunisti.

Uno Stato come la Germania Federale, fondato sotto la protezione militare della NATO da “democratici” che avevano servito il regime del terrore, doveva per forza riflettere, nella sua dottrina e nei suoi comportamenti, principi contrari all’uguaglianza dei diritti e al rispetto per la sovranità dei popoli.
 

Se lanciamo un rapido sguardo alla Germania di oggi che cosa verifichiamo? Tribunali che proibiscono gli scioperi, come è accaduto in questi giorni con i controllori di volo all’aeroporto di Francoforte. Servizi segreti che spiano ideologicamente migliaia di cittadini e registrano le loro convinzioni politiche. Anticomunismo di Stato che mira a criminalizzare le forze che cercano alternative al capitalismo e nuove strade verso una società più giusta e più democratica. Promiscuità tra i servizi segreti e organizzazioni terroriste di estrema destra, che ha permesso, per più di dieci anni, l’assassinio impunito di stranieri e la pratica degli attentati razzisti. Due presidenti della Repubblica dimessisi, nel giro di un anno e mezzo, il primo per aver confermato che le truppe tedesche in Afghanistan difendono gli interessi economici della Germania e il secondo in possesso di una infinità di “amici” impresari prestatori di favori tali da costringere il Pubblico Ministero a intervenire. Ma la sorpresa non è stata minore di fronte alla decisione del “partito unico europeo della Germania”, costituito da CDU, SPD, Liberali e Verdi, di scegliere come candidato comune a presidente della Repubblica un pastore protestante, visceralmente anticomunista.
 

E’ nei momenti di crisi del sistema capitalista che la vera natura reazionaria, oscurantista e di classe degli stati imperialisti si rivela.