di Ângelo Alves* | da www.avante.pt
Traduzione di Marx21.it
“Ciò che le elezioni in Francia e Andalusia confermano è che la situazione sociale è talmente dura, lo scontro tra le classi è talmente forte, che, cosciente del progressivo rigetto popolare di una politica con due volti, il sistema tenta di trovare le più diverse forme perché non si affermino reali alternative. Sia attraverso l’apertura del terreno all’estrema destra sia attraverso la promozione di forze che, presentate come “nuove” e di “unità”, finiscono per affermarsi come spazi di ristrutturazione della socialdemocrazia. La risposta può essere una sola: affermare chiaramente la necessità delle rotture, denunciare le manovre diversive che si stanno moltiplicando, intensificare la lotta ideologica e costruire l’unità in seno al popolo”.
Il secondo turno delle elezioni regionali in Francia ha chiuso due fine settimana elettorali in due importanti paesi d’Europa: in Spagna, con le elezioni in Andalusia, e in Francia. Il ciclo elettorale, iniziato in Grecia e che si estenderà per tutto quest’anno e il prossimo, ha un’importanza significativa perché permetterà di individuare quali sono le manifestazioni della crisi dell’Unione Europea e dei sistemi della rappresentatività borghesi e fornirà segnali sulle tendenze di fondo che ormai caratterizzano la situazione politica in Europa, in particolare sulla profonda crisi della socialdemocrazia e sulla crescita del populismo e dell’estrema destra.
Le elezioni regionali francesi hanno registrato l’astensione di quasi il 50% e sono state caratterizzate da una ancora più pronunciata svolta a destra nel panorama politico francese. La UMP di Sarkozy e il Front National di Marie Le Pen sommano insieme il 67,5% dei voti. Solo l’estrema destra raggiunge il 22,3% dei voti, sebbene non sia riuscita a conquistare nessun dipartimento nel secondo turno e si sia piazzata dietro al Fronte de Gauche (di cui fa parte il PCF) in termini di eletti. La ragione principale di questi risultati è la clamorosa sconfitta del Partito Socialista di François Hollande, il partito di governo, che perde quasi la metà dei dipartimenti a vantaggio della UMP. La rivincita di Sarkozy e il consolidamento dell’estrema destra sono fatti che pongono all’attenzione due questioni di fondo: la prima è il ruolo del PS francese, vale a dire la socialdemocrazia, che nelle elezioni presidenziali del 2012 aveva creato enormi aspettative attorno allo slogan del “cambiamento” e che nell’esercizio del mandato non solo ha continuato, ma persino approfondito le politiche che aveva criticato aspramente durante la campagna elettorale. La disillusione nei confronti della socialdemocrazia favorisce, come sempre, la destra. E in questo caso l’estrema destra. La seconda questione riguarda il riflesso delle politiche dell’Unione Europea che crei le condizioni perché una forza come il Front National non solo abbia spazio per sviluppare il suo discorso nazionalista reazionario ma, in assenza , a sinistra, di chiare e coerenti proposte di rottura con i capisaldi dell’Unione Europea e di difesa della sovranità nazionale, raccolga i voti di protesta contro le politiche e gli orientamenti dell’UE.
I risultati in Andalusia confermano un’altra linea presente in questo ciclo elettorale: la penalizzazione dei partiti che stanno al potere e che sono protagonisti dell’attacco anti-sociale e contro la dignità di chi lavora. Il PP subisce una forte sconfitta in Andalusia, perdendo mezzo milione di voti. Ma, confermando la crisi della socialdemocrazia in Spagna, il PSOE vince le elezioni ma perdendo voti e calando di oltre 4 punti percentuali. Qui vediamo una differenza rispetto alla Francia. In Spagna e in Andalusia il ruolo delle valvole di sfogo, e della stessa riaffermazione della socialdemocrazia, ha un peso, sebbene non come ci si attendeva. Podemos, che nei sondaggi in Spagna era dato come uno dei maggiori partiti raccoglie il 15% dei voti, mentre un’altra formazione della stessa natura, Ciudadanos, ha circa il 9%.
Ciò che le due elezioni confermano è che la situazione sociale è talmente dura, lo scontro tra le classi è talmente forte, che, cosciente del progressivo rigetto popolare di una politica con due volti, il sistema tenta di trovare le più diverse forme perché non si affermino reali alternative. Sia attraverso l’apertura del terreno all’estrema destra sia attraverso la promozione di forze che, presentate come “nuove” e di “unità”, finiscono per affermarsi come spazi di ristrutturazione della socialdemocrazia. La risposta può essere una sola: affermare chiaramente la necessità delle rotture, denunciare le manovre diversive che si stanno moltiplicando, intensificare la lotta ideologica e costruire l’unità in seno al popolo.
*Ângelo Alves è membro della Commissione Politica del CC del Partito Comunista Portoghese