Elezioni 2013: l’Austria non-felix sceglie il liberismo e l’estrema destra

di Lorenzo Battisti, Comitato Centrale del Pdci

austria elezioni2013Il 29 settembre si sono tenute le elezioni austriache, una settimana dopo quelle tedesche che hanno confermato la Cancelliera Merkel. Il risultato mostra che anche nel centro dell’Europa si aprono delle crepe e la situazione sociale appare tutt’altro che serena e armoniosa. Si afferma una scelta liberista e di estrema destra nel paese che ha dato i natali ad Hitler e che già in passato aveva sostenuto massicciamente Haider. Miglior risultato dei comunisti dal 1975.

La situazione sociale in Austria: l’austerità della Grande Coalizione

Molti lavoratori dell’Europa del sud guardano all’Austria e ai paesi del Nord come a dei luoghi risparmiati dalla crisi e dall’austerità, dove si può godere di alti salari e di un forte stato sociale. Questo è vero solo in parte: questa immagine viene propagandata per colpevolizzare gli stati del Sud Europa per la loro situazione, potendo così creare consenso alle misure di abbassamento dei loro salari, dei diritti e dello stato sociale.


Va notato che la migliore situazione dell’Austria (così come della Germania) è ottenuta a spese dei lavoratori e dei paesi del Sud. Come hanno spiegato ormai molti economisti (da Giacchéi a Brancaccio & Passarellaii) i paesi del Nord sono riusciti a scaricare la crisi sui paesi del Sud grazie a un forte abbassamento dei salari. E’ dunque chiaro che anche i lavoratori austriaci sono stati colpiti dalle politiche europee.

La disoccupazione sta crescendo, con un’accelerazione negli ultimi mesi, specialmente tra i giovani. La dura condizione di molti lavoratori austriaci è testimoniata anche dall’alto tasso di fallimenti per debiti che si registra negli ultimi anni, un evento che rompe l’immagine propagandistica di paradiso dei lavoratori: se ci fossero alti salari e molti servizi non vi sarebbero fallimenti per debiti. Contrasta con questa immagine felice anche la povertà che colpisce gli anziani e i genitori single. Seppure sia vero che lo Stato Sociale in Austria è ancora forte, questo viene costantemente ridotto dai governi Spoe-OVP. Infatti una delle manovre della Grande Coalizione austriaca è stata proprio quella di sganciare l’aumento della pensione dall’inflazione, con il risultato di impoverire i pensionati.

Inoltre il costo del welfare pesa sempre di più sulle spalle dei lavoratori ed è sempre più il risultato di una partita di giro tra i lavoratori con salari più alti in favore di quelli precari e autonomi. Le imprese e le banche austriache hanno infatti beneficiato di forti sconti sulle imposte. Il più eclatante è la legge che ha permesso di aiutare le banche austriache in difficoltà: si è permesso di dedurre dai profitti ottenuti in Austria le perdite dovute alla crisi dei paesi dell’Est Europeo, dove le banche austriache avevano pesantemente investito. Il risultato è che molte banche austriache pagano il 7% di imposte sui loro profitti, contribuendo in maniera quasi nulla al bilancio dello stato e scaricando sui lavoratori il suo finanziamento.

Questo ci parla anche di un imperialismo austriaco nei paesi del vecchio Impero Austro-Ungarico, ben lontano dall’immagine di paese neutrale che ci viene data. In questi paesi del vecchio blocco sovietico i capitali austriaci sono stati in competizione con quelli tedeschi nel controllo delle capacità produttive, con interventi importanti nelle privatizzazioni specialmente dei servizi pubblici e del credito. Molte banche austriache hanno speculato con mutui concessi ai lavoratori austriaci a tassi altissimi che poi, con l’arrivo della crisi, si sono trasformati in crediti inesigibili. Questo però ha creato le condizioni per un forte sfruttamento dei lavoratori dell’est, prima a causa dei mutui e ora a causa dei fallimenti e della povertà.

Purtroppo a fronte di questa situazione, il livello di mobilitazioni è molto basso. Una causa di questa situazione è nel sindacato, legato ai socialdemocratici e storicamente anti-comunista. Il suo ruolo è stato quello di frenare le azioni dei lavoratori e ottenere di volta in volta piccole concessioni. Questo legame si sta rompendo, sotto la spinta della crisi e sotto la pressione della corrente comunista (GLB). Per la prima volta dal dopoguerra, infatti il sindacato sta allentando i legami con la Spoe e sta considerando l’interlocuzione anche con altri soggetti politici. Intanto però il livello di mobilitazioni è stato scarso.

Il risultato delle elezioni per il parlamento

Le elezioni rispecchiano la realtà sociale austriaca, se questi vengono letti in maniera non distorta.

Il primo dato, in sintonia con il resto dell’Europa, è il calo della partecipazione elettorale, che resta comunque ancora alta rispetto ad altri paesi: il 29 settembre ha votato il 74,9% degli austriaci con un calo del 3,9% pari a 208 mila voti in meno.

Il secondo dato significativo è quello ottenuto dai due partiti che da decenni, con grande frequenza, formano la Grande Coalizione di Governo. Il Partito Socialdemocratico Austriaco (Spoe) ha ottenuto il 26,8% con un calo del 2,44% (- 170 mila voti) rispetto al 2008. Il Partito Popolare Austriaco (OVP) prende il 23,9% diminuendo del 1,9% (- 143 mila voti) sull’elezione precedente. In totale la Grande Coalizione ottiene 99 seggi su 183 (- 5 per la Spoe e -4 per l’Ovp) ottenendo quindi una risicata maggioranza in Parlamento. Il dato risulta particolarmente significativo se si confrontano questi dati con quelli delle passate elezioni : 108 seggi e il 55,2% nel 2008; 134 seggi e il 69,6% nel 2006; 148 seggi e il 78,8% nel 2002.

Questi primi due dati mostrano un’Austria tutt’altro che felix. La prima reazione alla crisi e all’austerità è stata quella di astenersi dal voto e di punire pesantemente i due maggiori partiti alleati. Il trend appare ormai di lungo periodo, come d’altra parte è di lungo periodo la politica economica e sociale applicata all’Austria. Questo calo significativo di socialdemocratici e popolari può quindi aprire situazioni e alleanze nuove.

Infatti una terza reazione è stata quella di premiare i partiti esterni alla Grande Coalizione. Di questo spostamento elettorale ne ha beneficiato innanzitutto il Partito Liberale (Fpoe, fondato da Haider e poi abbandonato prima della morte), che a dispetto del nome è un partito di estrema destra: l’Fpoe ottiene il 20,5% guadagnando il 2,9% (+ 105 mila voti). La Fpo ha impostato la propria campagna elettorale con lo slogan “Ama il prossimo tuo. Il tuo prossimo è austriaco”, cercando di richiamare il voto cattolico più reazionario, e impegnandosi a non dare soldi austriaci agli “stati in fallimento”, con un chiaro accento razzista verso i paesi del sud Europa. L’altro partito della destra austriaca Bzoe, fondato da Haider nel 2006 dopo aver lasciato l’Fpoe, non riesce invece a entrare in parlamento: ottiene il 3,53% perdendo il 7,17% (- 357 mila voti) e non passando così lo sbarramento al 4% per ottenere dei deputati.

Due nuovi partiti riescono a entrare in Parlamento. Il primo è il Neos (La Nuova Austria, di orientamento liberale), che raccoglie il 4,9% dei voti (232 mila voti). Questo partito si dichiara in favore di decise manovre di liberalizzazione e di privatizzazione e non è difficile capirne la ragione: diversi industriali austriaci hanno sostenuto o dichiarato vicinanza a questo partito. Neos è riuscito a raccogliere voti principalmente tra i giovani delle grandi città, tra i professionisti e i laureati.

La seconda novità è il Team Stronach, fondato dal miliardario austro-canadese Frank Stronach, tornato apposta in Austria per candidarsi: ha ottenuto il 5,73% (pari a 268 mila voti). Il Team Stronach ha presentato un programma fortemente liberista e anti-europeo, in cui si chiede il ritorno allo scellino, ma non la chiusura delle frontiere: d’altra parte come potrebbero lavorare tanti ristoranti e tante industrie austriache senza la manodopera a basso costo e irregolare che viene dall’estero? Si è distinto per una forte campagna mediatica contro i sindacati e contro la burocrazia statale e per una tassazione con un’unica aliquota d’imposta al 25%. Inoltre si è presentato come il “nuovo” rispetto a un sistema vecchio, immobile e corrottoiii. Molti lavoratori, che sentono pesare esclusivamente su di loro il peso delle tasse, si sono fatti convincere dal populismo di questo nuovo leader e dalle promesse di meno tasse, senza però sapere a quanto stato sociale avrebbero ancora dovuto rinunciare.

Infine i Verdi austriaci che hanno ottenuto il 12,4% aumentando del 2% (+ 72 mila voti) rispetto al 2008. L’orientamento dei Verdi austriaci è liberale (salvo alcune federazioni come quella di Vienna) con correzioni in senso ecologico: in particolare chiedono una riforma fiscale in senso ecologico.

I Comunisti austriaci (Kpoe) avanzano nelle città

Il Kpoe si è trovato davanti a un compito difficile. Non solo le sue posizioni sono da sempre oscurate dai media, ma questa volta il sistema mediatico e gli altri partiti hanno evitato accuratamente di parlare dei temi che sono centrali per i lavoratori, a partire dal dibattito sull’Europa, che si è limitato a slogan da parte dei leader della destra.

Al contrario il Kpoe ha messo il tema europeo al centro della sua campagna elettorale. Alla Volksstimmefest di quest’anno vi è stato un dibattito molto interessante e partecipato sul tema europeo, in cui si è cercato di mettere in luce il legame tra i lavoratori del Sud Europa e quelli austriaci. Il Partito dei Comunisti Italiani è stato invitato al dibattito per parlare dei risultati delle politiche europee sui lavoratori italiani e per discutere delle possibili alternative; e insieme a noi c’erano altri compagni di Syriza e della Linke. Niente di tutto questo è stato fatto dagli altri partiti. Inoltre il Kpoe si è presentato come un difensore senza compromessi del welfare austriaco, chiedendo che anche i lavoratori stranieri ne possano beneficare.

Questo sforzo generoso del Kpoe ha ottenuto degli ottimi risultati, tenendo conto del difficile contesto austriaco: il Kpoe ottiene l’ 1,03% dei voti con un aumento del 0,27% (+ 11 mila voti) rispetto al risultato del 2008. Per via dello sbarramento al 4% non ottiene alcun eletto in Parlamento.

Se si scompone il risultato nazionale si può osservare la distribuzione del voto comunista. Il Kpoe aumenta in voti e in percentuale in tutte le regioni austriache, ma in particolare avanza nella regione di Vienna (dall’ 1,1% al 1,7%) e in Stiria (dall’1,2% al 1,8%). La Stiria è la regione dove il Kpoe ha mantenuto i più forti legami sociali ed è la federazione che è legata con più convinzione alla tradizione marxista-leninista: alle ultime elezioni nella città di Graz il Kpoe ha ottenuto il 19,8% ed è diventato il secondo partitoiv. A Vienna invece il Kpoe è stato l’unico partito a far parte del movimento per il diritto alla casa per tutti e ad essere presente nelle lotte per i lavoratori immigrati. In generale il Kpoe ottiene i risultati migliori nelle città, con grosse differenze rispetto ai paesi (spesso piccolissimi) della provincia. La distribuzione degli aumenti mostra un altro dato significativo. Ad una prima analisi, i miglioramenti più forti ci sono stati dove il Kpoe ha proprie sezioni sul territorio e dove ci sono amministratori locali del Kpoe (consiglieri di quartiere, consiglieri comunali o assessori): per enumerarne alcuni la città di Linz (+0,4%), Salisburgo (+0,4%), Graz (+1,3%), Innsbruck (+0,6%) e i quartieri di Vienna di Leopoldstadt (+0,9%), Margareten (+1%), Favoriten (+0,4%), Meidling (+0,7%), Ottakring (+0,9%). In molti di questi casi l’aumento significa un aumento dei voti del 50% o del 100%.

Bisogna sottolineare che questo è il miglior risultato per il Kpoe dal 1975.

Fine della Grande Coalizione?

Il voto austriaco potrebbe essere riassunto così: un rifiuto della Grande Coalizione e delle politiche di austerità, in favore di un’alternativa liberale, caratteristica che viene condivisa, con vari accenti da tutti i partiti che hanno beneficiato della crisi della Spoe e della Ovp. Ad aggravare questa situazione vi è la forte presenza di un voto di estrema destra.

L’Austria si conferma il paese forse più reazionario d’Europa. Non esiste una sinistra in parlamento e l’unico partito di sinistra che dispone di un’organizzazione nazionale è il Kpoe. I risultati che i comunisti austriaci hanno ottenuto sono incoraggianti, sebbene siano ancora insufficienti per contrastare le politiche governative. I segnali che si sono osservati in queste elezioni pongono il Kpoe in una situazione migliore per poter affrontare le prossime lotte. Questo risultato potrebbe infatti aprire maggiori spazi all’interno del sindacato (che come ricordato viene da una forte tradizione anticomunista) e nei movimenti nella società austriaca.

Per il momento l’identità comunista non viene messa in discussione, come prova una breve discussione suscitata da alcuni elettori che suggerivano al Kpoe di abbandonare il nome comunista in favore di appellativi più generici: come mostra la risposta del Partitov, tutte le volte che è stata abbandonata l’identità comunista i risultati sono stati pessimi. Al contempo va ricordato che il Kpoe è uno dei membri più attivi della Sinistra Europea e nella rete Transform, segno di un dibattito ancora aperto.

Infine va notato come vi sia un intervento diretto della finanza angloamericana attraverso il Team Stronach (che ha ricevuto il supporto di Bill Clinton) teso a influenzare la politica austriaca. La formazione di questo partito, come quella di altri partiti e movimenti in Europa, sembra essere un tassello dello scontro che oppone l’imperialismo tedesco a quello americano.

NOTE

iSi veda per esempio “Titanic-Europa. La crisi che non ci hanno raccontato” di Vladimiro Giacché, Aliberti Editore

iiL’ austerità è di destra. E sta distruggendo l’Europa , Brancaccio e Passarella, Il Saggiatore

iiiHa fatto molto scandalo il buco di 3 Miliardi nel bilancio del comune di Salisburgo causato da un’ardita speculazione sui derivati e su obbligazioni islandesi.