Dopo il referendum in Grecia

oxi grecia folladi Manuela Palermi

Riceviamo dalla compagna Palermi e pubblichiamo come contributo alla discussione su Grecia e prospettive dell’Europa.

Economisti come Joseph Stiglitz, Paul Krugman, Thomas Piketty e James Galbraith hanno più volte e pubblicamente dichiarato che l’obiettivo di FMI, Commissione Europea e BCE non è mai stato quello di una trattativa decente,  ma di umiliare e strangolare il governo greco. Il Guardian – una settimana fa o forse qualcosa in più – ha pubblicato alcuni documenti del FMI in cui si legge che i creditori sono assolutamente consapevoli dei “livelli insostenibili del debito e dell’austerità”.

Nella trattativa tra Troika e governo greco in gioco non è il denaro, o quantomeno non è il solo denaro, ma è soprattutto e prima di tutto il potere. Merkel, Lagarde e Trichet – appoggiati dai governi neoliberali e socialdemocratici europei – volevano schiacciare e cacciare Tsipras per sostituirlo con un governo compiacente. Non ci sono riusciti, ma è quel che vogliono ancora. Ed è quel che è successo in Italia nel 2011 quando, con l’aiuto determinante di Napolitano, fu insediato Monti. Che, tra le altre cose, portò in dote la controriforma delle pensioni.

In Grecia, fortunatamente, è andata altrimenti che da noi. Almeno per ora. Perché gli appetiti della Troika non sembra si siano placati. Ma oggi, grazie al referendum, e grazie allo straordinario risultato del NO, il disegno della Troika è fallito. Tsipras può esserne fiero, ma soprattutto deve essere fiero per aver restituito un senso alla politica. E in questa Europa triste, piegata, sopraffatta dai piani di miseria dei banchieri dell’euro, s’è accesa una speranza. Era molto (quanto?) che non si vedeva un governo determinato a mantenere le promesse elettorali. Non c’è stato governo europeo, negli ultimi anni, che non abbia eseguito, senza battere ciglio, le ricette economiche neoliberali imposte da tecnocrati che hanno fatto piazza pulita della democrazia. La differenza tra i programmi elettorali e le politiche attuate è stata tale che, da molto tempo, l’uso delle parole “sinistra”, “centrosinistra” e “socialdemocrazia” hanno smesso di avere un senso. Il discredito è stato totale. Syriza s’è distinta, ha fatto altro, ed ha dimostrato che è possibile dire no alla dittatura dei mercati. Da qui il terremoto politico che appiattisce destra e cosiddetta sinistra, informazione e imprese nella riprovazione e nello scandalo. Non ne sappiamo le conseguenze. Le prime reazioni della Troika sono talmente dure e indispettite da non escludere vendette.

Nel frattempo l’onda lunga del NO comincia ad avere i suoi effetti. La prima vittima è stato Samarás, dimessosi da leader del suo partito, Nuova Democrazia, subito dopo il risultato referendario. Angela Merkel, dopo dieci anni di guida del governo tedesco, vive una fase difficile di restrizione del consenso. Rajoy ha convocato d’urgenza il ministero dell’Economia perché fosse chiaro che la Grecia deve alla Spagna molto denaro (ha parlato alle tasche degli spagnoli). Ma la verità è che Rajoy teme che l’effetto domino del referendum gli caschi addosso con tutto il peso di Podemos. Nel Psoe, la reazione di molti militanti è imbufalita e frustrata per la posizione ambigua presa dal partito durante gli avvenimenti greci. E lo stesso succede in Italia: Renzi perde consensi ogni giorno, la sua posizione in Europa è irrilevante, la sua stella appassisce,  il suo partito si divide e molti militanti non lo votano più.

Qualcuno dirà che si tratta di segnali ancora deboli. Si, forse. Ma ci sono, e dopo tanto tempo di calma piatta.  Molto dipende da come andranno i negoziati e nessuno oggi è in grado di dirlo. Nessuno sottovaluta gli enormi poteri di ricatto della Troika. Ma l’elemento di novità, straordinaria novità, è che il no alle politiche dell’austerity viene finalmente pronunciato e rivendicato da tanta parte di popolo, non solo da economisti eccellenti ai quali essere grati.

Finisco questo breve scritto – come vedete assolutamente e volutamente partigiano – per riportare, una frase che mi ha colpito molto. E’ stata pronunciata da Stavros Karagounis, coordinatore di Syriza, nei primi giorni del negoziato: “L’unico alleato che ha oggi Tsipras si chiama Nicolás Maduro”. Spero, comincio a credere, per lui e per Syriza e per il popolo greco e per i popoli europei, che le cose stiano cambiando.