A Praga in 25.000 ignorano le celebrazioni della “Rivoluzione di velluto” e manifestano contro il governo

di AC | da solidarite-internationale-pcf.over-blog.net

praga manifestazioneTraduzione a cura di Marx21.it

Le celebrazioni dell’anniversario della “Rivoluzione di velluto” di Praga (17 novembre) si sono trasformate in una grande manifestazione contro le politiche di austerità del governo della Repubblica Ceca. La notizia, come era prevedibile, è stata largamente ignorata dalla grande stampa occidentale (ndt)

Mai commemorazione della “Rivoluzione di velluto”, che ha rovesciato il regime socialista e restaurato il capitalismo nel 1989, ha rappresentato un flop così evidente, a dispetto degli appelli al “dovere della memoria” del presidente anticomunista Vaclav Klaus.

Al contrario, per la prima volta la giornata si è trasformata in una manifestazione contro il potere, organizzata dal Partito Comunista (KSCM), dalla confederazione dei sindacati di Boemia-Moravia (CMKOS) e dalla coalizione “Fermiamo il governo”.

A fianco delle mobilitazioni in Spagna e Portogallo del 14 novembre, i sindacati hanno chiamato i lavoratori a esprimere la loro rabbia di fronte “alle misure antisociali del governo in campo politico ed economico, e in altre sfere vitali”.

Tra le parole d’ordine che si potevano leggere sugli striscioni dei manifestanti: “Noi non vediamo la luce alla fine del tunnel”, “Vogliamo un governo al servizio del popolo” e ancora “Fermiamo un governo corrotto e antisociale”.

Le bandiere delle organizzazioni sindacali, delle forze di sinistra – in primo luogo dei comunisti – hanno dominato la manifestazione. Simbolo forte nel giorno della commemorazione della “Controrivoluzione di velluto”, molte bandiere dell’Unione Sovietica erano sventolate dai manifestanti.

Reazione anticomunista delle forze dominanti di fronte alla popolarità crescente delle idee comuniste

La reazione delle forze di destra non si è fatta attendere, con espressioni di anticomunismo viscerale.

Il ministro delle Finanze Miroslav Kalousek ha risposto assicurando che il suo governo “non applicherà mai un programma socialista”.

Di fronte all’esigenza di un’autentica democrazia avanzata dai manifestanti, Kalousek ha loro domandato se “avrebbero sostenuto il centralismo democratico comunista”.

Egli ha infine contestato con virulenza l’ipotesi di un cambiamento di sistema in nome della lotta contro il totalitarismo comunista: “Dopo l’esperienza dei regimi totalitari, ritengo che chiedere un cambiamento di sistema, in questo 17 novembre, sia un’onta”.

La classe dominante è sulla difensiva dopo gli eccellenti risultati del Partito Comunista alle elezioni regionali dello scorso ottobre. Con il 20% dei voti, i comunisti diventano la seconda forza politica del paese, incalzando i socialdemocratici, e rappresentano la sola forza politica in progressione.

Per la prima volta dopo il 1989, un comunista è stato eletto presidente di regione dopo gli accordi firmati, in posizione favorevole, con il Partito socialdemocratico. Oldrich Bubenicek è così stato nominato presidente della regione di Usti nad Labem.

Le manifestazioni anticomuniste convocate dagli avversari contro l’insediamento del vice-presidente e del presidente nelle regioni di Zlin, Usti nad Labem e České Budějovice non hanno certo mobilitato le folle. Solo alcune centinaia di manifestanti erano presenti.

Il fiasco della commemorazione della “rivoluzione di velluto”, la sua trasformazione in una manifestazione contro il potere e il “sistema”, la reazione anticomunista delle forze dominanti provano una cosa: vent’anni dopo la restaurazione capitalista, le idee comuniste ritornano attuali per un numero crescente di cechi.