L’obiettivo degli Stati Uniti è soggiogare l’Europa

usa eu bandieradi Piotr Vorobiov, analista del Fondo di Cultura Strategica | da www.fondsk.ru

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Il ritorno del G8 al suo formato originale di G7 non rappresenta solo un restringimento dello spazio di dialogo tra l’Occidente e la Russia, ma anche una manifestazione del nuovo clima presente nel rapporto tra i partner euro-atlantici. Il 7-8 giugno al Vertice del G7 in Baviera, tutte le questioni affrontate – la globalizzazione, la zona transatlantica di libero scambio, il cambiamento climatico, la situazione in Ucraina oppure le sanzioni contro la Russia – hanno assunto una forma tale da consentire la promozione, in un modo o nell’altro, degli interessi americani in Europa.

I problemi della globalizzazione sono legati, in primo luogo, con l’architettura finanziaria internazionale. In particolare, con la moneta dei regolamenti internazionali, che è il dollaro americano, non protetto da nulla se non dalla paura dei creditori e dei partner commerciali dell’America di perdere tutto . E persino le lamentele di Barack Obama in merito al dollaro costoso, che non consentirebbe di inondare il mondo di prodotti americani, rappresentano una velata richiesta agli europei di contribuire al sostegno dei produttori di oltre oceano a scapito dei propri interessi.

Anche la creazione di una zona di libero scambio tra gli USA e l’Unione Europea dopo la stipula del relativo accordo non è funzionale prima di tutto agli europei. Proprio l’errore di valutazione sulle conseguenze per l’UE della comparsa di tale accordo è stata la causa della riduzione degli intensi negoziati in materia e, di conseguenza, dell’aumento della pressione sull’Europa da parte di Washington.

Per quanto riguarda i problemi legati al cambiamento climatico, è noto che gli Stati Uniti, pur avendo partecipato come lobbisti al Protocollo di Kyoto, non vi hanno aderito. Attraverso innumerevoli organizzazioni ecologiste gli americani stanno esercitando pressione su altri paesi, cercando di prevenire demagogicamente la reindustrializzazione dei potenziali concorrenti. Anche le restrizioni, imposte dal Protocollo di Kyoto, inibiscono la crescita dell’industria europea. La campagna di propaganda americana mira ad intimidire il mondo circa gli orrori del cambiamento climatico globale, mentre gli stessi Stati Uniti, contrariamente ai propri propagandisti e alle restrizioni imposte sulle emissioni di gas a effetto serra, sono impegnati nella reindustrializzazione, mentre cercano di impedirla agli europei.

Il colpo di Stato neonazista in Ucraina, attuato con il sostegno USA, ha portato alla formazione alle frontiere dell’Unione Europea di una zona di permanente tensione. L’economia dell’Ucraina sta marciando verso l’abisso, mentre Washington pretende che l’Europa sborsi denaro a sostegno della “democrazia” nel paese in cui è stato instaurato un regime neonazista. Cercando di spaventare gli europei in merito alla “minaccia russa”, gli Stati Uniti potenziano in Europa il loro arsenale militare e già stanno parlando della dislocazione nei paesi NATO di missili nucleari, e richiedono ai loro alleati un aumento delle spese militari. Ma anche questo porta a un indebolimento dell’economia dell’Unione Europea, rafforzando l’influenza degli USA sui paesi europei.

Le sanzioni anti-russe e le misure di ritorsione da parte della Russia hanno già colpito l’UE. Mentre gli europei subiscono perdite dalla riduzione del commercio con la Russia, gli USA hanno operato per spremere quanto più sia possibile dai mercati russi. E l’estensione di un anno delle sanzioni, su cui ci si è accordati al G7, permetterà a Washington di continuare a limitare le relazioni economico-commerciali tra l’Europa e la Russia.

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Se al momento della creazione negli anni 70 dello scorso secolo del “Gruppo dei sette” tale club informale ha rappresentato i dirigenti degli Stati più forti sul piano economico, ora non è più così. Nel 2014, secondo i dati del FMI e della CIA, la Cina ha superato gli Stati Uniti per prodotto interno lordo (a parità di potere d’acquisto). Il terzo posto nel mondo per questo indicatore è occupato dall’altro gigante asiatico, l’India. Russia, Brasile, Indonesia, secondo i dati FMI, superano Francia, Gran Bretagna e Canada. Il PIL degli otto paesi, che non fanno parte del G7, ma al di sopra del 13% del potenziale economico del Canada, fa loro assumere il ruolo di “padroni del destino del mondo”. Anche solo il PIL dei cinque paesi BRICS supera il totale di quelli del G7 del 5%.

Questi dati consentono di prendere assolutamente sul serio le affermazioni del giornale cinese Huanqiu Shibao secondo cui il G7 come struttura di direzione globale ha perso l’influenza che aveva negli anni 90, quando “immaginava sé stessa come politburo internazionale”. Secondo Huanqiu Shibao, dopo l’inizio della crisi ucraina il G7 si è trasformato nel “vassallo degli Stati Uniti, per permettere di esercitare pressione sulla Russia”. Però, ritiene il giornale cinese, né la pressione sulla Russia, né la pressione sulla Cina, rispondono agli interessi dell’Europa, che ha solo da perdere dal fatto di trovarsi “sulla prima linea geopolitica” della nuova guerra fredda.

Il rimprovero del giornale cinese a coloro che “immaginano sé stessi come una sorta di ufficio politico internazionale” risuona più tagliente della dichiarazione del Ministero degli Esteri russo che ha accolto la posizione degli USA al vertice del G7 come “passi verso l’aggravamento delle relazioni bilaterali” e “conseguente aumento della pressione delle sanzioni contro la Russia volta a indebolirne l’economia”. Per dirla con un linguaggio non diplomatico, occorre affermare chiaramente che al vertice svoltosi in Baviera Washington ha cercato apertamente di assoggettare l’Europa a danno degli europei.